martedì 15 maggio 2012
MASSONERIA E CHIESA

di Carlo Alberto Agnoli 1

In queste pagine
non ci proponiamo di provare la veridicità, nome per nome, della famosa lista di
prelati massoni pubblicata il 12 settembre 1978 dal giornalista Mino Pecorelli
in seguito a molteplici altre liste che erano già trapelate sulla stampa.
Infatti, come escludere che Pecorelli, che era un piduista, o comunque
vicinissimo a Lido Gelli, Venerabile della più famosa e famigerata Loggia
massonica italiana, possa avere inserito dei nomi per confondere le acque o
danneggiare qualche avversario? Certo, come meglio vedremo, c'è il significativo
riscontro della lista di Panorama, del 10 agosto 1976. Ma anche questo
elemento di per sé non è conclusivo. Anche personaggi fortemente indiziati di
affiliazione massonica potrebbero in realtà non essere iscritti alla sètta, ma
solo idealmente molto prossimi alle sue posizioni. Proprio per questa ragione
abbiamo ritenuto opportuno non riprodurre per intero l'elenco apparso su
Osservatore Politico ritenendo che le posizioni individuali vadano valutate
caso per caso. Quello che invece ci preme dimostrare è la generale attendibilità
della lista pecorelliana, sintomo di una penetrazione della Massoneria nelle più
alte gerarchie ecclesiastiche così profonda da generare il dubbio che quella
sètta si sia praticamente impadronita del timone di quella Chiesa cattolica che,
nel segreto delle sue Logge, da secoli aveva giurato di distruggere, e che la
stia pilotando verso gli scogli di un disastroso naufragio da cui solo la mano
potente di Dio potrà salvarla.
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CAPITOLO I
MINO PECORELLI E LA «GRAN LOGGIA VATICANA»: UNA RIVELAZIONE
MINO PECORELLI E LA «GRAN LOGGIA VATICANA»: UNA RIVELAZIONE
SULLA PENETRAZIONE MASSONICA NELLA
CHIESA
Il 12
settembre 1978 la rivista Osservatore Politico del noto giornalista
Mino Pecorelli (1928-1979) pubblicava un articolo intitolato «La Gran
Loggia Vaticana» che destava notevole scalpore. In detto articolo, il
Pecorelli, premesso che tanto in ambiente massonico quanto in ambiente cattolico
tradizionalista correvano insistenti voci su una massiccia infiltrazione della
Massoneria nelle più alte cariche ecclesiastiche e che l'agenzia di informazioni
Euroitalia il 17 e il 25 agosto di quell'anno aveva diffuso, con tanto di
numero e data di iscrizione alla sètta addirittura i nomi di quattro «papabili»
in vista dell'imminente Conclave, elencava 113 nominativi di ecclesiastici e
otto di altre personalità influenti in ambiente cattolico. Il tutto corredato
con data di adesione, numero di matricola e sigla massonica. Il giornalista non
precisava come fosse venuto in possesso di quei nominativi, ma è noto che era
persona molto vicina al «Venerabile» Licio Gelli e alla famigerata Loggia
P2. Da notare che nella lista in questione erano indicati, con identici
dati di immatricolazione e di iscrizione alla sètta, anche i quattro cardinali
di cui aveva parlato l'agenzia Euroitalia, e precisamente gli
autorevolissimi Sebastiano Baggio (1913-1993), Salvatore
Pappalardo (1918-2006), Ugo Poletti (1914-1997) e Jean Villot
(1905-1979).
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Mino Pecorelli | Licio Gelli | Cardinal Baggio |
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Cardinal Pappalardo | Cardinal Poletti | Osservatore Politico |
L'autenticità di questo elenco
- se veridico sconvolgente perché comproverebbe che già almeno dal 1978 (anzi,
come vedremo in segui-to, dal 1976) la massoneria, da sempre condannata ed
esecrata come la setta dell' Anticristo, aveva acquistato un potere tanto più
smisurato in quanto occulto e incontrollabile, sull'intera Chiesa cattolica - ha
formato oggetto di polemiche. Data l'eccezionale importanza del tema che getta
lunghe ombre di sospetto sulla gerarchia ecclesiastica conciliare e persino sul
suo inse-gnamento, riteniamo assai utile fare il punto sulla questione in base
agli elementi in nostro possesso, molti dei quali sopravvenuti all'articolo del
Pecorelli. Prima, peraltro, di passare alla discussione dell'argomento, e
affinché il lettore possa rendersi conto delle difficoltà in cui, a prescindere
da certi indispensabili personaggi di facciata, si imbatte chiunque voglia
accertare l'appartenenza di una o più persone a quella sètta, riteniamo
necessario illustrare brevemente la questione del segreto
libero-muratorio.
CAPITOLO II
UNA PREMESSA INDISPENSABILE:
UNA PREMESSA INDISPENSABILE:
IL SEGRETO
MASSONICO
Checché
affermino i suoi pubblici sostenitori, la Massoneria è sempre stata e rimane una
Società Segreta operante all'insaputa di tutti, tramite personaggi noti bensì, e
spesso anche notissimi, ma la cui appartenenza ad essa resta circondata dal più
rigoroso mistero. Costoro si incontrano in riservatissimi conciliaboli che li
riuniscono al di là delle apparenti divergenze e dei contrasti anche clamorosi
che appaiono al «mondo profano», per attuare piani e programmi comuni che devono
restare ignoti al pubblico. Ciò è stato recentemente dimostrato dalla notoria
vicenda della Loggia P2 nella quale confluivano uomini dalle più diverse
e in apparenza contraddittorie etichette politiche e ideologiche. Né si dica,
per favore, che la P2 era una Loggia «atipica» e «deviata». È lo stesso
incontestato storico ufficiale della Massoneria, il professor Aldo Mola,
ad affermare in un'intervista a Il Sabato, del 26 settembre 1992 - come
sintetizza l'articolista - che la P2 «non fu una Loggia deviata, ma si
dovette sacrificarla perché non si scoprisse che la vera Massoneria era
coperta». Ciò, peraltro, è risultato ben chiaro a tutti in seguito alle
indagini del giudice Agostino Cordova che hanno rivelato
tutto un pullulare di Logge «deviate» in combutta con mafia, camorra e
n'drangheta e immerse fino al collo nel «mercato» degli appalti truccati e delle
tangenti. Tanto clamorose e numerose furono queste rivelazioni che - è cronaca
recente - il 17 aprile 1993 il professor Giuliano Di Bernardo, fino a
poco prima Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia, fondò una nuova «obbedienza»
massonica, denominata «Gran Loggia Regolare d'Italia» per prendere le distanze -
piuttosto tardivamente invero - da una organizzazione ormai ampiamente
screditata. A dimostrare la gravità, l'importanza e l'essenzialità del segreto
massonico, riportiamo qui da Il libro completo dei rituali massonici,
pubblicato nel 1946 da Salvatore Farina (33º e massimo Grado del Rito
Scozzese Antico e Accettato) parte della formula del giuramento dell'Apprendista
massone, e cioè di colui che viene ammes-so al primo grado della "luce"
iniziatica; giuramento pronunciato di fronte ai "fratelli", che vi assistono in
piedi e con le spade in pugno ad asseverarne la gravità e l'importanza, nonché i
pericoli in cui incorre l'incauto divulgatore: «"Io N.N. liberamente e
spontaneamente, con pieno e profondo convincimento dell'anima, con assoluta e
irremovibile volontà, alla presenza del Grande Architetto dell'Universo:
prometto e giuro di non palesare giammai i segreti della Libera
Massoneria; di non far conoscere ad alcuno ciò che mi verrà rivelato, sotto
pena di aver tagliata la gola, strappato il cuore e la lingua, le viscere
la-cere, fatto il mio corpo cadavere in pezzi, indi bruciato e ridotto in
polvere, questa sparsa al vento per esecrata memoria e infamia eterna; prometto
e giuro di prestare aiuto e assistenza a tutti i fratelli Liberi Muratori sparsi
sulla superficie della terra».
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Giuliano Di Bernardo | Aldo Mola | Salvatore Farina |
Un'altra
significativa formula di giuramento massonico analoga, ma non uguale, viene
riportata su Il Sabato, del 30 giugno 1990 da Giano Accame (1928-2009) che lo
trae dall'Emulation Ritual, «un rituale assai diffuso dal Settecento
nelle Logge inglesi» introdotto in Italia nel 1976, essendo Gran Maestro
Livio Salvini, pubblicato dalle
Edizioni Soc. Erasmo del Grand'Oriente d'Italia. Eccone il testo: «Al fine di
impedire che le nostre arti segrete e i nostri misteri nascosti possano essere
impropriamente conosciuti per colpa della mia imprudenza, io solennemente giuro
di osservare questi diversi punti senza accampare pretesti, equivoci o riserva
mentale di sorta, pena, violando anche solo uno di essi, di avere la mia g. t.
di L, la mia 1. s. d. s. r. e s. s. 1. r. d. m. a. 1. d. b. m. o alla d. d. - u.
g. d. r. dove i. f. e r. d. m. a. r. d. v. o. 24 o.». Ed eccovi, secondo la
spiegazione fornita dal già citato prof. Aldo Mola, in una pubblica conferenza,
il significato di quelle iniziali: .«g. t. di t. significa gola tagliata
di tondo, 1. s. d. s. r. lingua strappata dalla sua radice, s. s. 1.
r. d. m. seppellimento sotto la riva del mare, a. 1. d. b. m. a
livello della bassa marea, d. d. - u. g. d. r. distanza di una gomena
dalla riva, dove i. f. e r. d. m. a. r. d. v. o. 24 o. il flusso e
riflusso della marea arriva regolarmente due volte ogni 24 ore». In
quell'articolo intitolato «Calvi horror show», l'Accame osserva come la
morte del banchiere italiano Roberto Calvi (1920-1982) sotto il ponte dei
«Frati Neri» di Londra ricordi singolarmente questo rituale. «Infatti -
egli commenta - se uno viene strozzato per impiccagione gli si spacca la gola
di netto mentre la lingua fuoriesce dalla sede naturale. Il cadavere del
banchiere venne trovato alla distanza di una gomena dalla riva, dove il deflusso
del Tamigi si imbatte ogni giorno con il flusso delle maree. E se manca il
seppellimento nella sabbia, resta pur sempre la coincidenza del fatto che
l'altezza del luogo in cui è stato ritrovato il cadavere di Calvi corrisponde
esattamente al livello in cui si troverebbe la sabbia se non ci fossero gli
argini costruiti artificialmente. Ce n'è quanto basta per autorizzare almeno la
supposizione che dietro il suicidio di Calvi, banchiere cattolico ma anche
massone della Loggia P2 (giacché persino a livello ecclesiastico esistono
connessioni con la Massoneria) si celi in realtà un omicidio rituale
massonico. Un'ipotesi che negli stessi ambienti massonici ha circolazione.
Ho anzi motivo di ritenere che alla Massoneria stessa non dispiaccia che lo si
creda, a dimostrazione della sua tenebrosa potenza».
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A sinistra: pose
che indicano le tre fasi dell'esecuzione in caso di rivelazione del segreto
massonico da parte di un adepto. A destra, il banchiere Roberto
Calvi.
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Sempre a
proposito del segreto massonico, in un opuscolo senza data pubblicato a Roma
nella seconda metà degli anni Cinquanta, intitolato L'essenza del segreto
massonico, citato in Massoni e Massoneria di Padre Giovanni Caprile
s.j. 2,
si leggono queste significative parole: «La Massoneria è tutta un segreto per
il mondo profano. Segreto di uomini, segreto di idee, segreto di cose e di
fatti... (I nemici) hanno ragione di temere la pratica del segreto,
perché è un'arma sottile e possente nelle mani della saggezza e della bontà. Li
assilla costante il pensiero di questo esercito inafferrabile, i cui soldati
non si sa chi siano, né quanti siano, ne dove siano, ne che
facciano, né di che mezzi dispongano [...]. Disorienta la loro
ostilità preconcetta, l'ignorare quali cose portino fra le pieghe nascoste il
suggello di una nostra volontà l'influsso di uno spirito nostro» 3.
Ancora: dal libro Geheimbünde in Tirol («Società
Segreta in Tirolo»), di Helmut Reinalter 4,
apprendiamo che nella Loggia massonica fondata a Innsbruck nell'autunno del
1799, in prevalenza fra studenti italiani, uno dei temi fondamentali di
discussione all'atto della costituzione fu quello di stabilire «quando un
membro meritasse la pena di morte per avere rivelato il segreto» 5.
In quella circostanza uno dei «Fratelli» fondatori, tale Giannini, compose un
regolamento in versi in cui si leggeva:
«Chi rivela il
segreto estinto cada,
Faccialo per
nequizia o per follia;
Che l'util
legge solo al danno bada» 6.
|
A
conclusione di questo argomento ricordiamo che il «segreto dell'Istituzione», a
quanto ci riferisce il Dizionario massonico di Luigi Trofei
7
è uno dei Landmarks, e cioè di quei «fondamenti immutabili e immutati
che fanno della Istituzione massonica quello che è, e senza i quali essa sarebbe
qualcosa di completamente diverso». L'importanza di questo Landmark è
tale che il «Fratello» massone viene continuamente richiamato alla sua
osservanza dallo stesso segno di saluto massonico. Infatti, in un Vademecum
del Libero Muratore Apprendista, pubblicato dal Saggissimo della Valle del
Tevere nel 1948 e riedito quest'anno in ristampa anastatica dalle Edizioni
Brenner, leggiamo queste parole:
- «Posizione all'Ordine: Per stare in piedi
all'ordine si mette la mano destra sotto la gola, con le quattro dita strette e
il pollice aperto in forma di squadra, e il braccio sinistro pendente lungo il
corpo;
- Segno di saluto: Stando all'ordine si
stende il braccio e la mano destra orizzontalmente verso la spalla destra, e si
lascia poi cadere lungo il lato destro del corpo, formando così la figura di una
squadra. Questo segno, detto gutturale, significa che il Libero Muratore
preferirebbe avere la gola tagliata anziché mancare al suo giuramento e
rivelare i segreti massonici» 8.
Il taglio
della gola, decisamente, in Massoneria è una vera e propria ossessione! Questa
lunga premessa serve per dire che sarebbe del tutto fuori luogo, per non dire
ridicolo, pretendere di accertare e verificare l'appartenenza di una persona
alla Massoneria allo stesso modo che si accertano i dati di Tizio o di Caio
all'ufficio anagrafe. «Massone scoperto non serve più... Massone notorio è
spesso poco utile all'idea che professa», ebbe a dire il Gran Maestro
Aggiunto della Massoneria italiana G. Francocci 9.
E dunque evidente che la Massoneria, il cui sistema di potere e di dominio è
dato, notoriamente, dalla infiltrazione nelle organizzazioni politiche,
amministrative, culturali, economiche e nella stessa Chiesa, ha tutto
l'interesse e a mantenere occulti i nomi dei propri adepti, e che tale interesse
è tanto maggiore quanto più estraneo alla sètta è l'organismo infiltrato. Come,
dunque, accertare l'appartenenza di una persona alla Libera Muratoria? A questo
riguardo occorre tener presente che trattasi di una Società Segreta assai vasta:
i suoi iscritti in Italia ammontano a qualche decina di
migliaia, mentre in Inghilterra siamo nell'ordine delle
centinaia di migliaia, e negli USA addirittura in quello dei, seppur pochi,
milioni. In una struttura cosi estesa (vi sono Logge massoniche in tutto il
mondo) e numerosa, nonostante le tremende minacce rivolte a chi viola il
segreto, ma che possono essere attuate solo in casi estremi per non allarmare
eccessivamente la società civile, sono inevitabili fughe di notizie. Si
consideri, ad esempio, che non è affatto raro il caso di frammassoni che,
pentiti, si convertono al cattolicesimo e, apertamente o per interposta persona,
rivelano i segreti di cui sono venuti a conoscenza. Vi sono poi all'interno
della Massoneria gravi e aspre contrapposizioni fra varie «obbedienze» - basti
citare, per l'Italia, quella notissima fra la Massoneria detta «di Palazzo
Giustiniani» e quella detta «di Piazza del Gesù» - e persino fra Logge. Non
possiamo qui intrattenerci sulla natura e i limiti di quei dissidi, però anche
la rivelazione di nomi della parte avversa può entrare nel quadro di siffatte
contese. Non mancano, poi, i casi in cui, a prescindere da ogni infrazione
dell'obbligo del segreto, autorità sèttarie diffondono singoli nomi o interi
elenchi per dimostrare, ad esempio, l'importanza culturale o sociale della loro
istituzione, o la sua insospettabilità. Fu, ad esempio, in questo ordine di idee
che in un'intervista apparsa su La Stampa, del 23 marzo 1990, l'allora
Gran Maestro Di Bernardo fece presente l'affiliazione massonica del presidente
degli USA George Bush. Altri elenchi o nominativi possono venir diffusi
da «liberi battitori» che si servono dei segreti appresi in Loggia a scopo di
ricatto o per ripicche o vendette, o per altri fini personali. Non è da
escludere neppure che a un certo momento e per parti-colari motivi le centrali
del potere latomistico decidano di sacrificare un'intera Loggia o parte di essa,
come un giocatore di scacchi non esita a sacrificare una pedina o un alfiere, al
fine di raggiungere determinati obiettivi. È verosimile che questo sia stato
anche il caso della Loggia P2. Infatti, il noto scrittore piduista
Pier Carpi (1940-2000) nella sua biografia di Licio Gelli 10,
definisce quello della P2 «uno scandalo calcolato e mirato preparato
nella sua strategia a tavolino». Certo, comunque, si è che di queste
incertezze la Massoneria si avvale spregiudicatamente anche nella ricostruzione
delle vicende storiche che la videro protagonista. Così, ad esempio, mentre da
un lato rivendica come creazione propria la Rivoluzione Francese, dall'altro,
attraverso altri autori, la ripudia, mantenendo sempre quel clima di equivoco e
di bivalenza che costituisce uno degli aspetti caratteristici del segreto
massonico. Recentemente, il già citato storico ufficiale della sètta, Aldo Mola,
nel suo libro Storia della Massoneria dalle origini ai nostri giorni
11,
riferendosi agli «studi» di un autore contemporaneo, certo Charles
Porset, nega che siano stati massoni numerosi protagonisti o precursori
della Rivoluzione dell'89, e in particolare Siéyès, Condorcet, D'Alembert,
Diderot e Robespierre.

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George Bush | Pier Carpi | Charles Porset |
In tal modo
però egli contraddice quanto sempre asserito da altri autorevoli storici sèttari
che indubbiamente avevano ingresso agli archivi delle Logge, inaccessibili ai
«profani». Il fatto si è che l'ultimo libro del Mola è stato scritto in un
frangente in cui, con le vicende della P2 e di «tangentopoli», occorreva
tranquillizzare il pubblico allarmato dall'emergere del potere oscuro delle
Logge, implicate nei più loschi traffici e in tenebrose mene politiche, e
presentare la Massoneria come una inoffensiva associazione di velleitari priva
di reale incidenza sulla vita e sui governi delle nazioni.
CAPITOLO III
LE LISTE DI PANORAMA E DI O.P.:
LE LISTE DI PANORAMA E DI O.P.:
LORO VALORE
PROBATORIO
Abbiamo
così inquadrato il problema del segreto massonico e delle difficoltà che
incontra chiunque voglia individuare, anche sul piano della pura indagine
storica, quali eventi rechino il sigillo della Massoneria e quali siano stati
gli uomini di cui quella istituzione si è servita, al di là dei nomi dei pochi
dignitari che debbono esporsi pubblicamente per poter sostenere di fronte al
pubblico che la Massoneria non è una Società Segreta e di quelli dei rari adepti
che preferiscono manifestare pubblicamente la propria affiliazione. A questo
punto possiamo finalmente passare a discutere la questione della attendibilità
che va attribuita alla lista di Osservatore Politico del 12 settembre
1978 e a quella ad essa precedente, apparsa su Panorama del 10 agosto
1976. Esse ci risultano essere le principali liste di prelati assertamente
aderenti alla Massoneria che siano state pubblicate da quando, nel 1717, è stata
fondata quella istituzione 12.
Giova notare che i nomi che figurano nei due elenchi sono pressoché gli stessi:
la differenza è che O.P. omette due nominativi riportati da
Panorama, e ne aggiunge altri otto che in quest'ultima rivista non
figurano. Quale valore possiamo attribuire a detti elenchi? Anzitutto va detto
che sarebbe gravemente erroneo liquidarli come senz'altro inattendibili, come
sbrigativamente fece il giornalista di Panorama con riferimento a quello
da lui stesso pubblicato. Egli, infatti, specificò che quei nominativi
«circola(va)no da qualche mese» in Vaticano. È ragionevole,
dunque, arguirne che in ambiente così qualificato essi trovavano, quanto meno,
qualche credito. Tanto ne trovavano che 13
alcuni Cardinali «chie(sero) con insistenza che si fa(cesse)
chiarezza» e che Paolo VI (1897-1978), tramite l'allora Vescovo, poi
Cardinale, Monsignor Benelli, fin dal 1975, affidò in via discreta e
confidenziale le indagini nientemeno che al Comandante Generale dell'Arma dei
Carabinieri Generale Enrico Mino, con particolare riguardo alla persona
del Vescovo Annibale Bugnini (1912-1982), autore della discussa e
rivoluzionaria riforma liturgica. Riferisce il giornalista di 30 Giorni
che, sulla base degli elementi da lui acquisiti, quell'alto ufficiale espresse
il convincimento che l'elenco fosse vero 14.
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Paolo VI | Annibale Bugnini | Generale Mino |
Nuovi e più
approfonditi accertamenti sulla lista di Panorama vennero richiesti al
medesimo generale verso la metà del 1977 dall'autorevole Cardinale Arcivescovo
di Genova Giuseppe Siri (1906-1989), evidentemente insoddisfatto perché
vedeva rimanere ai loro posti di comando nella Chiesa persone in forte odore di
Massoneria. Ma il generale Mino il 31 ottobre di quell'anno precipitò col suo
elicottero, in Calabria sul monte Covello, trovando la morte in circostanze che
30 Giorni dell'11 novembre 1992, indica come altamente sospette 15
«portando così nella tomba - commenta sempre quella rivista - i
risultati della seconda indagine». «Restano poi da spiegare -
prosegue il nostro giornalista - delle misteriose telefonate, di cui esistono
le intercettazioni, nel corso delle quali (Licio
Gelli) Venerabile burattinaio (della Loggia
P2) parlava della successione al Generale Mino prima ancora che questo
morisse nel tragico incidente aereo». Perché quella lista trovò tanto
credito in Vaticano? È evidente che essa dovette essere presentata con qualche
sostanziosa parvenza di veridicità. È quindi verosimile la storia, riferita dal
giornalista di 30 Giorni, che essa fosse stata compilata sulla base di
documenti fotocopiati presso la sede del Grand'Oriente d'Italia da un giovane
impiegato - nipote di un frate - che, in presenza dello zio, consegnò il tutto
a Mons. Giovanni Benelli (1921-1982), allora Sostituto della
Segreteria di Stato, il quale li fece giurare entrambi «che non stavano
mentendo su un argomento così grave» 16.
Certo si è che un plico di fotocopie di quei documenti, verosimilmente di
seconda generazione, era in possesso del Cardinale Dino Staffa
(1906-1977). Anche 30 Giorni, del 6 giugno 1992, ne riproduce tre. Ma
ecco che dopo la lista di Panorama sopravviene quella dell'Osservatore
Politico di Pecorelli, che aggiunge, come si è visto, altri nominativi. Mino
Pecorelli, come risulta dagli atti della commissione di inchiesta parlamentare
su quella famigerata Loggia, è membro della P2: le sue parole sono quelle
di uno che è addentro alle segrete cose. Nella premessa all'elenco,
terribilmente corredato, a differenza di quello di Panorama, di tanto di
data e numeri delle tessere di iscrizione, il che gli conferisce un tono di
grande attendibilità, egli dice, in sintesi, di essere venuto in possesso della
lista il 28 agosto precedente. Invita quindi l'appena eletto Albino
Luciani (1912-1978) a un rigoroso controllo e conclude con queste parole:
«Pubblicando questa lista di ecclesiastici forse affiliati alla Massoneria
riteniamo di offrire un piccolo contributo (alla chiarezza nella Chiesa
cattolica). O una pioggia di smentite o, nel silenzio,
l'epurazione» 17.
Mancò la «pioggia» e mancò anche l'epurazione. Anche perché di lì a pochi giorni
Giovanni Paolo I - «che aveva manifestato l'intenzione di metter mano alla
questione dello IOR e di far chiarezza in merito alla lista dei presunti prelati
iscritti alla Massoneria», che egli evidentemente non sottovalutava 18
- morì nelle circostanze a tutti note, mentre Mino Pecorelli fu freddato a colpi
di pistola pochi mesi dopo, e precisamente il 20 marzo 1979. Perché Pecorelli fu
ucciso? A quanto pare non per questa lista, o, almeno, non solo per questa
lista. Ma egli era persona, come si è detto, a conoscenza di molti segreti, e
non era facile smentirlo. Ragioniamo un po': Pecorelli pubblica il suo elenco;
il Vaticano è già in subbuglio per elementi già in possesso di alcuni autorevoli
Cardinali, e voci conturbanti corrono per tutta la penisola.

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Cardinal Siri | Cardinal Benelli | Giovanni Paolo I |
Quale
occasione più opportuna perché tutti gli elencati si collegassero smentendo con
grande pubblicità un'accusa tanto più indegna in quanto corredata di dati che,
se falsi, non potevano essere che frutto di un'ignobile invenzione, sollecitando
essi stessi un'indagine chiarificatrice, a partire dall'analisi grafologica
delle sigle in calce ai documenti che supportavano l'accusa? È giocoforza
riconoscere che questa mancanza di smentite e questo silenzio, sottolineato
anche dal Messaggero, del 29 maggio 1981 (pag. 3) sono estremamente
eloquenti di per sé soli e rivestono un valore indiziario di grandissimo
rilievo. Ma questo è ancora poco. Anzitutto, infatti, va detto, che prima ancora
della loro pubblicazione le future liste di Panorama e di OP
avevano trovato una significativa conferma. Abbiamo già visto, infatti, che
l'oggetto principale dell'indagine avrebbe dovuto essere Monsignor Bugnini,
particolarmente sgradito ai prelati tradizionalisti per avere predisposto quella
famosa riforma liturgica che ha sconvolto in maniera inaudita il rito millenario
della Santa Messa. Ebbene, nel luglio 1975 quel prelato veniva eliminato dalla
Curia romana e nel settembre spedito come Nunzio in Iran, ed è lui stesso, nel
suo libro intitolato La riforma liturgica a riconoscere che il
suo allontanamento fu dovuto alle prove di appartenenza
alla sètta raccolte a suo carico 19.
Naturalmente il Bugnini nel suo libro sostenne trattarsi di una «perfida
calunnia». Bisogna però credere che si trattasse di prove assai robuste se
Paolo VI, che con lui aveva strettamente collaborato alla riforma liturgica,
lavorando al suo fianco per ore e ore 20
e il cui atteggiamento nei confronti della Massoneria era - come meglio vedremo
più oltre - altamente favorevole, si decise a un simile passo. Più ancora, però,
la lista pecorelliana trovò conferma tre anni dopo, allorché scoppiò
clamorosamente il caso della Loggia P2. Infatti, in quella circostanza
non solo venne alla luce la strettissima collaborazione con la Massoneria di un
personaggio assai importante - il Vescovo Paul Casimir Marcinkus
(1922-2006), presidente dello IOR, elencato nella lista, ma si riportò la
traumatica certezza che il Vaticano fosse largamente implicato nell'oscura
vicenda, a partire dall'incarico di liquidazione dei beni della Santa Sede in
Italia conferito al finanziere piduista Michele Sindona (1920-1986) dal
Cardinal Sergio Guerri (1905-1992) su consiglio dello stesso Paolo
VI 21.
Infatti, come tutti ricordano, intorno a Marcinkus fu fatto robusto quadrato a
partire dal sommo vertice della gerarchia vaticana, e quel prelato rimase
tranquillo al suo posto ancora per molti anni. E ciò malgrado che, a quanto
asserisce Nick Tosches, uno dei più famosi giornalisti degli USA, in un
libro intervista che viene a buon diritto considerato «il memoriale postumo di
Michele Sindona», Giovanni Paolo II (1920-2005), per pagare i
duecentocinquanta milioni di dollari che lo IOR versò per quella vicenda
allo Stato italiano, abbia ritenuto di dover ricorrere addirittura all'indizione
di un Anno Santo straordinario, quello del 1983 22.
È superfluo richiamare alla memoria il discredito che quell'affare tenebroso
gettò sulla gerarchia ecclesiastica di allora e, attraverso di essa, sull'intera
Chiesa. Il bello si è che, sebbene siano ormai decorsi tanti anni dalla sua
pubblicazione, la lista del Pecorelli mantiene una sua attualità e continua a
gettare luce su nuovi fatti di cronaca giudiziaria. Alludiamo qui, in
particolare, al più clamoroso e odioso degli scandali che hanno travolto il
governo dei partiti, quello del Ministero della Sanità, definito da
Panorama del 14 novembre 1993 una truffa che in vent'anni è costata al
contribuente italiano almeno 40.000 miliardi di vecchie lire. Ebbene, in questa
vicenda emerge il nome di Mons. Fiorenzo Angelini, che figura nell'elenco
di OP come entrato in Loggia fin dal lontano 14 ottobre 1957 23.
Di questo prelato, nominato Cardinale nel penultimo Concistoro da Giovanni Paolo
II, e che fin dal 1985 riveste la carica di presidente del Pontifìcio
Consiglio Pastorale degli Operatori Sanitari, creato proprio in quell'anno
dal medesimo Giovanni Paolo II, sono venuti alla luce gli stretti contatti col
famigerato Duilio Poggiolini, Direttore generale del Servizio
Farmaceutico Nazionale. Non vogliamo qui soffermarci sui fatti che hanno valso a
quel Monsignore il soprannome di «Sua Sanità», ma solo sottolineare che, guarda
caso, il Poggiolini è, come Calvi e Sindona, membro della Loggia
P2.

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Mons. Paul Marcinkus | Michele Sindona | Cardinal Sergio Guerri |
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Nick Tosches | Mons. Fiorenzo Angelini | Duilio Poggiolini |
A questo
riguardo, infatti, la giornalista Laura Maragnani, su Panorama del
14 novembre 1993, premesso che la militanza massonica del Poggiolini è talmente
nota che in ambiente farmaceutico egli viene scherzosamente chiamato
«Loggiolini», riferendosi a quel personaggio, così scrive: «Naturalmente è un
chiacchierato. Tutti sanno che è protetto dal Cardinale Fiorenzo Angelini. E
tutti sanno che è un massone, anzi, un piduista, codice E
18.91, tessera 2247. Altrettanto noto è il fatto che intrattenesse ottimi
rapporti con le industrie farmaceutiche guidate da massoni». Non possono non
colpire questi stretti rapporti fra un Cardinale e un noto esponente di una
sètta che, fino al Concilio Ecumenico Vaticano II, è stata la più anatemizzata
in centinaia di documenti pontifici in tutta la bimillenaria storia della Chiesa
e che, per bocca di uno dei suoi più alti esponenti, il Gran Maestro del
Grand'Oriente di Francia, Jacques Mitterrand, omonimo dell'ex
Presidente della Repubblica francese, si autodefinisce ancora oggi «la
controchiesa» 24.
Un altro fra i più clamorosi episodi di tangentopoli è quello dei novantadue
miliardi in titoli di Stato pagati dalla Montedison ai partiti. Quei
titoli sono stati riciclati dallo IOR - che fà così la sua ricomparsa
sulla scena dei grandi scandali - con complesse manovre bancarie all'estero
riscuotendo però un'esosa provvigione di parecchi miliardi 25.
Tale provvigione, per il suo spropositato ammontare, costituisce prova del fatto
che i responsabili del Vaticano erano perfettamente consapevoli della illecita
provenienza di quel danaro. Orbene chi ha gestito l'operazione? Per
l'Enimont Luigi Bisignani, che è un notorio tesserato della
P2 26,
mentre per il Vaticano si parla di Mons. Donato De Bonis (1930-2001), il
quale pure - sconcertante coincidenza - figura nell'elenco pecorelliano come
iscritto alla Massoneria il 24 giugno 1968 27.
Era lui «l'uomo chiave dello IOR che ha l'incarico di tenere i rapporti tra
la commissione dei cinque Cardinali che gestiscono le finanze vaticane e
l'organo laico che presiede l'istituto» 28.
CAPITOLO IV
ALTRE PROVE DI VERIDICITÀ
ALTRE PROVE DI VERIDICITÀ
Uno dei
personaggi più altolocati indicati nella lista di OP è certamente il
Cardinale Agostino Casaroli, che ricoprì poi per diversi anni la carica di
Segretario di Stato, e cioè la più prestigiosa, nella Chiesa, dopo quella del
Papa. Ebbene, sull'appartenenza alla Massoneria di questo prelato, oltre a una
gravissima prova di cui parleremo in seguito, vi è un significativo indizio
fornito dal Padre paolino Rosario Esposito. Questi, in un suo libro
recante il programmatico titolo Le Grandi Concordanze tra Chiesa e
Massoneria, pubblicato nel 1987 presso la massonica casa editrice Nardini di
Firenze, riferisce che il Casaroli, in data 20 ottobre 1985, in occasione delle
celebrazioni del quarantesimo anniversario dell'ONU, tenne, nella chiesa
di San Patrizio, a New York, «un'omelia di vasto respiro» i cui
contenuti, sui quali non è qui il luogo di soffermarsi, «attestano che le
concordanze fra Chiesa e Massoneria possono essere considerate di fatto
acquisite» 29.
Nella sua relazione su quel sermone, Padre Esposito fà osservare che nel corso
di esso il Cardinale usò per ben due volte all'ìncirca le stesse
parole che aprono e designano la Bolla In eminenti
apostolatus specula con cui nel lontano 1738 Papa Clemente XII
(1652-1740) aveva fulminato la prima scomunica contro la Massoneria, ma in un
contesto e con valenza inversi, quasi a ricomunicare ciò che era stato
scomunicato 30.
La persona del Cardinal Casaroli richiama poi alla mente un'altra lista di
prelati indicati come appartenenti alla Massoneria: quella apparsa sul numero di
luglio del 1976 della rivista francese Introibo. Tale rivista, cattolica,
e quindi di matrice del tutto diversa da quella del giornale di Pecorelli,
riportava, oltre un anno prima, insieme con quello del nostro porporato, i nomi
di numerosi altri ecclesiastici che figureranno poi negli elenchi di
Panorama e di OP. Con questa differenza, però: che essa reca le
date di affiliazione, ma non i numeri di tessera mentre, come si è visto,
Panorama non riproduce né le une né gli altri, e OP, il più
completo, li pubblica entrambi. Si registrano, inoltre, fra la lista di
Introibo e quella di Pecorelli, alcune differenze nelle date di
affiliazione. Pare logico dedurne che la seconda non derivi dalla prima e che la
sua maggiore specificità e completezza si spieghi col fatto che Pecorelli era
uomo di Loggia e, come tale, più addentro nei segreti della sètta. Ma se le cose
stanno in questi termini se ne deve dedurre che l'elenco di Introibo va
considerato come un ulteriore riscontro dei due già citati. E allora non può non
colpire il ricorrere dei medesimi nomi, fra cui, oltre a quello del Casaroli,
indicato con la stessa data di iscrizione della lista di OP, anche quelli
del Cardinal Leo Jozef Suenens (1904-1996), del Cardinal Baggio, del
Cardinal Michele Pellegrino (1903-1986), di Mons. Bugnini, di Mons.
Angelini, del Vescovo di Trento, Mons. Alessandro Maria Gottardi
(1912-2001), e via discorrendo. Fra i nomi di spicco indicati dal Pecorelli
figura anche quello del famoso Padre scolopio Ernesto Balducci, scomparso
in un incidente stradale il 26 aprile 1992, in occasione della cui morte
l'Osservatore Romano ebbe ad esprimere profonda emozione e dolore.
Ebbene, è sufficiente una conoscenza superficiale dell'opera di questo frate per
rendersi conto che abbiamo a che fare con un uomo profondamente permeato dagli
insegnamenti della Loggia. Ci limiteremo a spigolare alcune citazioni traendole
dal suo libro L'Uomo Planetario 31:
«Chi ancora si professa ateo, o marxista, o laico, e ha bisogno di un
cristiano per completare la serie delle rappresentanze sul proscenio della
cultura, non mi cerchi. Io non sono che un uomo» 32.
Più oltre, commentando l'incontro «ecumenico» di Assisi del 27 ottobre 1986,
così si esprime: «Siamo così alla resa dei conti. E in questa resa dei conti
le religioni sono costrette a rivelarsi per quel che sono: produzioni
simboliche di gruppi umani, sistemi ideologici in veste sacra
[...]. Timor fecit deos» 33.
Poco prima, infatti, aveva scritto: «Nella generale eclissi delle identità,
il nostro primo dovere è di restare fedeli a quella che abbiamo
costruito 34,
con una variante però, che essa va ritenuta non come il tutto ma come un
frammento del tutto, di un tutto ancora nascosto nel futuro [...]. Come
il vero Dio, così anche il vero uomo è absconditus» 35.

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Padre Rosario Esposito | Papa Clemente XII | Cardinal Suenens |
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Cardinal Pellegrino | Mons. Gottardi | Padre Balducci |
Il Deus
absconditus, il dio del futuro che si deve ancora rivelare e che nascerà
dalla fusione e dalla morte di tutte le religioni esistenti! È, pari pari,
l'insegnamento del 32º Grado del Rito Scozzese Antico e Accettato. Concludiamo
il nostro excursus su Padre Balducci con questa citazione di sconvolgente
crudezza: «È finita l'età dei popoli eletti. è finita anche l'età dei
salvatori. Come mi appare vera, oggi, la frase che Nietzsche rivolgeva ai
cristiani del suo tempo: "Chi vi salverà dal vostro Salvatore"»?
36.
A questo punto è opportuno ricordare brevemente chi è quel Friedrich Nietzsche (1844-1900)
alla cui autorità Padre Balducci si richiama per ripudiare Gesù e il suo
messaggio. Autore, tra l'altro, di un libro il cui titolo, L'Anticristo,
è già tutto un programma, quel filosofo preconizza un «Superuomo» «liberato» da
ogni precetto e remora di ordine morale, e contrappone Dioniso, dio della gioia, al
Nazareno, predicatore di
una tetra «morale da schiavi» 37.
Il suo pensiero, compreso il mito dell'eterno ritorno, è tutto permeato di
quelle dottrine gnostiche che, secondo i più autorevoli trattatisti massonici
(Albert Pike, René Guénon, ecc...) costituiscono il midollo della Massoneria, e
che evidentemente il Balducci in gran parte condivide. Un altro dei personaggi
più in vista della lista di OP è certamente il cardinale Leo Suenens,
Primate del Belgio. Ebbene, il 24 settembre 1970, questo prelato, fatto senza
precedenti negli annali della Chiesa belga, tenne una importante conferenza in
una riunione massonica organizzata dall'alta Massoneria ebraica del B'nai
B'rith 38.
Questo fatto rivela, quanto meno, una sorprendente vicinanza a quella Massoneria
che la Chiesa preconciliare anatemizzava come la sua principale, acerrima
nemica. L'indizio, già di per sé assai grave, è tanto più significativo in
quanto Mons. Suenens è autorevolissimo esponente di Pax Christi,
un'organizzazione in cui l'impegno politico-sociale soverchia quello
propriamente religioso fino a farlo scomparire. Ciò risulta evidente ai più
sprovveduti dalla lettura del suo manifesto sul disarmo del maggio 1982, dove
Dio, Gesù, la Vergine e i Santi non sono neppure nominati e tutto il discorso è
incentrato, in buona sostanza, sulla prospettiva di quel Governo Mondiale
o Repubblica Universale cui la Massoneria aspira fin dai suoi primordi,
come già si evince dalle Costituzioni di Anderson del 1723, testo
fondamentale della sètta libero-muratoria 39.
Un'ulteriore gravissima conferma della lista Pecorelli viene da un'intervista
apparsa sul settimanale Oggi, del 17 giugno 1981, sotto il titolo
«Salvini mi confidò nomi di insospettabili». In tale intervista,
l'avvocato Ermenegildo Benedetti di Massa Carrara, già Grande Oratore del
Grand'Oriente d'Italia, e quindi, come egli stesso si esprime, numero due della
Massoneria italiana, poi espulso per essere entrato in rotta di collisione con
Licio Gelli e con i Gran Maestri che lo appoggiavano, dopo avere indicato fra i
piduisti quasi sicuri Gianni Agnelli (1921-2003), e il conte
Agusta, oltre che Vittorio Emanuele di Savoia, venendo al mondo
ecclesiastico rese una dichiarazione che ci pare importante riportare per
intero. «In Massoneria - egli disse - di Cardinali e di preti è piena
la storia: si diceva di Monsignor Bettazzi, di monsignor Casaroli, del Cardinale
Paletti, di Padre Caprile, direttore di "Civiltà Cattolica" e del Cardinale
Marcinkus, l'uomo delle finanze vaticane, il cosiddetto "banchiere di Dio". Di
questa gente si è cominciato a parlare dal 1970 in poi. Sia chiaro, non erano
chiacchiere di corridoio, erano informazioni riservate che ci scambiavamo noi
del vertice della Massoneria italiana». A parte due imprecisioni,
irrilevanti ai nostri fini e a quelli del Benedetti 40,
cosa si ricava da questa dichiarazione uscita dalla bocca di un espulso e di un
deluso che non ha più interesse a mentire e confondere le acque e che non ha
avuto, a quanto pare, alcun rapporto con gli ecclesiastici indicati, onde è
assurdo ipotizzare un suo intento diffamatorio?

- che i
nomi da lui proferiti sono tutti riscontrabili nella lista
Pecorelli;
- che non
si trattava di «voci», sia pure autorevoli, bensì di «informazioni riservate»
correnti fra i sommi vertici della Massoneria italiana.
Non ci
risulta, poi, che nessuno dei prelati chiamati in causa sia intervenuto a
querelare l'alto dignitario massonico nonostante la grande diffusione della
notizia, pubblicata su un settimanale nazionale a larga tiratura. Le parole
dell'ex Grande Oratore ci offrono lo spunto per un ennesimo riscontro in ordine
all'attendibilità della lista Pecorelli: tra gli ecclesiastici menzionati
dall'avvocato Benedetti figura infatti il famoso Padre gesuita Giovanni
Caprile. Costui, che pure era stato per molti anni il campione
dell'antimassonismo italiano, dopo il Concilio Vaticano II effettuò una virata
di 180º gradi. Tale svolta fu così radicale da indurlo a entrare a far parte con
don Vincenzo Miano, Padre Rosario Esposito, don Franco Molinari,
professore alla Cattolica di Milano, e altri sacerdoti meno noti, di un gruppo
preposto al dialogo Chiesa-Massoneria, che tenne contatti e pubblici incontri
con i massimi dignitari italiani di quella sètta 41.
Non solo: il Caprile arrivò al punto di scrivere, in collaborazione con un altro
gesuita spagnolo, Padre José Antonio Ferrer Benimeli, un libro intitolato
Massoneria e Chiesa cattolica ieri oggi e domani 42,
in cui, sia pur citando un altro loro confratello, Padre Michel Riquet
(1898-1993), si giungeva sino ad auspicare che fra Chiesa e Massoneria si
pervenisse, da un iniziale «ecumenismo dei cuori» ad un «ecumenismo
delle intelligenze e delle dottrine» 43,
vale a dire, niente meno, che alla fusione, anche sul piano delle credenze, fra
cristianesimo e Massoneria, fra Chiesa e «Antichiesa»! Un'ennesima verifica
della lista di Pecorelli e di quella di Panorama che proponiamo al
lettore è quella relativa al servita Padre Davide Maria Turoldo, morto il
6 febbraio 1992, esaltato dai suoi ammiratori come «profeta» e «poeta» dei nuovi
tempi. Ebbene, è gioco-forza riconoscere che anche costui era un cattolico e un
frate molto sui generis: convinto sostenitore del divorzio ai
tempi del referendum promosso dai cattolici contro quell'istituto, nel
1971, nel santuario di Tirano, spezzò una corona del Rosario e la scaraventò
fra i fedeli gridando: «Basta con queste superstizioni da Medio
Evo»! Si ammetterà che da parte di un «servo di Maria» è un gesto
piuttosto sconcertante. Ma di non diverso stampo era la sua «devozione» per Gesù
Cristo: sul numero di Panorama, del 26 maggio 1988, infatti, scrivendo a
proposito dell'esposizione dei crocifissi nei luoghi pubblici, egli ebbe a
sostenere: «Ci sia o non ci sia appeso ai muri non cambia niente.
Il crocifìsso non vale più niente per il mondo d'oggi; non dice più nulla
a questa società [...]. Oggi il Crocifisso in sé non rappresenta più
nulla [...]. Il Crocifisso per me è Oscar Romero ucciso, è il povero
Luther King ucciso, sono i neri del Sud Africa, è Mandela in galera
[...]. Quelli sono i veri crocifissi»! Ci si domanda: c'è proprio tanto
da stupirsi a trovare un frate di questo stampo in una o più liste massoniche? A
noi, davvero non pare! L'ultimo, ma non certo in ordine di importanza, dei
personaggi della lista di cui esaminiamo le posizioni è il Cardinale Jean
Villot, per lunghi anni Segretario di Stato di Paolo VI, e poi fino alla morte,
avvenuta il 9 marzo 1979, di Giovanni Paolo II.
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Don Franco Molinari | Padre Ferrer Benimeli | Padre Michel Riquet |
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Davide Maria Turoldo | Cardinal Villot | Cardinal Liénart |
Questo
porporato, visto il suo nome pubblicato sul mensile francese Lectures
Françaises in una lista di ecclesiastici assertamente iscritti alla
Massoneria, i cui nomi poi apparvero tutti nell'articolo del Pecorelli, eccezion
fatta per quello del Cardinale Achille Liénart (1884-1973), scrisse al
direttore della rivista una lettera del seguente tenore:
Il Cardinale Jean
Villot
Segretario di
Stato
saluta
distintamente il Signor Direttore di Lectures Françaises. Avendo appreso
recentemente che la rivista, nel suo numero di settembre del 1976, aveva
menzionato il suo nome presentandolo come massone, il Cardinal Villot
dichiara nella maniera più formale che non ha mai avuto in alcun momento della
sua vita il minimo rapporto con la Massoneria né con alcuna altra società
segreta. Aderisce pienamente alle condanne inflitte dai Sommi
Pontefici.
Il Cardinal
Villot prega il Direttore di Lectures Françaises di volergli inviare un
esemplare del numero che pubblicherà questa smentita, e con anticipo lo
ringrazia.
Vaticano,
31 ottobre 1976
Jean
Cardinal Villot 44.
|
Dopo la sua
morte, però, fra le sue cose fu trovato un libro intitolato Vie et
perspectives de la franc-maçonnerie traditionnelle («Vita e prospettive
della Massoneria Tradizionale»), di Jean Tourniac, Grande Oratore della
Gran Loggia Nazionale di Francia. Sul frontespizio di detto libro figuravano due
dediche manoscritte al medesimo Villot, una dello stesso autore, e l'altra del
Gran Maestro della medesima Loggia.
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Dediche al
Cardinal Villot dell'Autore dell'opera Vie et perspectives de la
franc-maçonnerie traditionnelle e del Gran Maestro della Gran Loggia
Nazionale Francese sulla copia
donatagli.
|
Di fronte a
questo documento la «formale» assicurazione del porporato di non aver mai avuto
«in alcun momento della sua vita il minimo rapporto con la Massoneria»,
appare, francamente, poco credibile. Del resto, le posizioni teologiche e ideali
di Villot erano notoriamente quelle dei Cardinali Suenens, Poletti, Casaroli,
del Vescovo Gottardi di Trento, ecc..., che figurano insieme con lui nella lista
di Introibo, in quella di Panorama e in quella dell'Osservatore
Politico.
CAPITOLO V
CHE CONCLUSIONI TRARRE SE LA LISTA È VERA? IL GIUDIZIO DI PANORAMA.
CHE CONCLUSIONI TRARRE SE LA LISTA È VERA? IL GIUDIZIO DI PANORAMA.
MA VI ERANO ALTRI CARDINALI,
PER PARLARE SOLO DI QUELLI,
ASSAI SOSPETTABILI ANCHE AL DI
FUORI DELLA LISTA. LA
DICHIARAZIONE
DI LICHTENAU. CARDINALI
GRANDI ELETTORI;
«LOGGIA DI SAN PIETRO»;
IL CARDINALE LIÉNART E IL VATICANO II.
L'ECUMENISMO CONCILIARE
NEL GIUDIZIO DI UN 33º.
IL «GRANDE INIZIATO» OSWALD
WIRTH E LA SUA RELIGIONE
La gravità
delle implicazioni derivanti dalla conclusione che le liste di OP e di
Panorama sono, per lo meno in rilevantissima parte, veridiche, non può
sfuggire a nessuno. Invero lo stesso Panorama, proprio nel citato numero
del 10 agosto 1976, nel commentare la sua lista, che pur definiva inattendibile
e falsa, non esitava ad affermare: «Se l'elenco fosse
autentico, la Chiesa sarebbe in mano ai massoni. Paolo VI ne sarebbe
addirittura circondato. Anzi, sarebbero stati loro a fargli da grandi elettori e
poi a pilotarlo nelle più importanti decisioni prese durante questi tredici anni
di pontificato. E, prima ancora, sarebbero stati loro a spingere il Concilio
Vaticano II sulla strada delle riforme». Questa deduzione appare evidente
sol che si consideri che la lista riporta i nomi di due Cardinali (Villot e
Casaroli) che sono stati niente meno che Segretari di Stato della Santa Sede, e
quello di un altro Cardinale (Poletti) che all'epoca era addirittura Cardinal
Vicario di Roma e cioè il rappresentante di Paolo VI nel governo della Diocesi
dei Papi. Più ancora allarma il fatto che vi siano fortissimi elementi per
ritenere che i detti elenchi non fossero esaustivi. Ad esempio, esistono
gravissimi indizi di affiliazione massonica sul Cardinale Franz Koenig
(1905-2004), autorevole Arcivescovo di Vienna, che fu, col Cardinal Suenens e
altri, uno dei principali promotori delle innovazioni conciliari. Il Koenig,
infatti, che è stato il grande elettore di Giovanni Paolo II 45,
viene indicato da Aldo Mola, storico ufficiale della Massoneria italiana, al
condizionale ma, come egli stesso dice, sulla base delle informazioni di un
«altissimo e ottimamente informato dignitario giustinianeo», come membro
di una Loggia coperta romana, di cui facevano parte, Cesare Merzagora, Marcello
Saccucci, Giuseppe Caradonna, Luigi Preti, Eugenio Cefis, Guido Carli, Enrico
Cuccia, Michele Sindona, insieme con altri personaggi celebri e celeberrimi
46.
Anche la rivista italiana Il Borghese, del 15 agosto 1976, parlò di una
sua presunta affiliazione alla Massoneria. Un'ulteriore gravissima prova a
carico di Koenig è data dal fatto che egli, insieme col Gran Maestro Delegato
della Massoneria austriaca, Dottor Kurt Baresch, fu il promotore della
commissione che approvò, in gran segreto, la «Dichiarazione» di Lichtenau, del 5
luglio 1970, messa per iscritto da Rolf Appel, membro del Senato delle
Grandi Logge Riunite della Massoneria tedesca.
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Il Cardinale
Franz Koenig (a sinistra), Arcivescovo di Vienna, a colloquio con Kurt Baresch
(a destra), Gran Maestro Delegato della Massoneria
austriaca.
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Detta
dichiarazione, elaborata e sottoscritta da una commissione mista
massonico-cattolica, esordisce, incredibilmente, con una invocazione al Grande
Architetto dell'Universo, e cioè al dio della Massoneria, e conclude auspicando
la revoca di tutte le innumerevoli condanne emesse dalla Chiesa cattolica contro
quella sètta nel corso dei secoli, e in particolare dei canoni del Codice di
Diritto Canonico del 1917 che irrogano ai massoni la scomunica. Tale auspicio,
giova ricordarlo, fu poi adempiuto da Giovanni Paolo II con la promulgazione del
nuovo Codex Juris Canonici del 1983 47.
Un altro nome di Cardinale che non figura nella lista Pecorelli è quello
dell'oggi defunto Antonio Samorè (1905-1983), definito da 30
Giorni, del 4 aprile 1993 (pag. 51), «grande pioniere», insieme con
Koenig,
«del dialogo catto-massonico». Questo ecclesiastico
viene indicato dal noto scrittore e giornalista piduista Pier Carpi - grande
amico del Venerabile Licio Gelli - in un'intervista rilasciata
all'Europeo, del 12 dicembre 1987, sotto il titolo «Nella Loggia di
San Pietro», come membro attivo e influente della Loggia Ecclesia.
Tale Loggia, a detta del Carpi, opererebbe in Vaticano alle dirette dipendenze
del duca di Kent, Gran Maestro della Gran Loggia Madre d'Inghilterra.
Essa viene definita da Gelli, nelle sue confidenze all'amico scrittore, come
«potentissima» e sarebbe composta «solo (da) Cardinali e alti
prelati» (pag. 53). Una notizia analoga ci giunge dal lontano Messico,
riportata sulla rivista messicana cattolica progressista Proceso, del 12
ottobre 1992: il Commendatore del Supremo Consiglio della Massoneria messicana
Carlos Vasquez Rangel, nel commentare la partenza per Roma del Gran
Maestro della Massoneria di quel Paese, Enrique Olivares Santana, per
assumervi la carica di ambasciatore presso la Santa Sede, così ebbe a dire:
«Certamente troverà lì (in Vaticano) molti reazionari, ma anche molti
Fratelli massoni: negli otto quartieri che formano il territorio del Vaticano
funzionano quattro Logge massoniche. Alcuni degli alti funzionari del Vaticano
sono massoni. Appartengono come noi al Rito Scozzese, ma in forma
indipendente (e cioè sono collegati direttamente al duca di Kent, come
afferma il Carpi). Anche nei Paesi dove la Chiesa non può operare, essi
esplicano la loro attività segretamente, tramite le Logge». Tornando ai
Cardinali in carica all'epoca della lista, ma non elencati dal Pecorelli, su cui
nondimeno sussistono fondati sospetti di affiliazione e sicure prove di simpatie
massoniche, citiamo Richard Cushing (1895-1970), Arcivescovo di Boston,
che tenne in quella città, rispettivamente nel 1965 e nel 1966, due conferenze
in Logge libero-muratorie 48,
e partecipò unitamente ad altri presuli a «riunioni conviviali» 49
con esponenti della Massoneria; il Cardinale Avelar Brandào Vilela
(1912-1986), Arcivescovo di Sào Salvador de Bahia, che il 26 dicembre 1975
arrivò addirittura a celebrare una messa di Natale
per i membri della Loggia massonica Libertade della sua città, e i loro
familiari (vedi fotografia sotto) 50,
e il Cardinale Paulo Evaristo Arns, cui nel 1976 fu conferita «un'alta
onorificenza massonica» 51.

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Il cattivo
pastore e i lupi. 1975: il Cardinale Avelar Brandào Vilela (al
centro), Arcivescovo di San Salvador di Bahia, si reca nella Loggia brasiliana
Libertade per ricevere dal Gran Maestro Florival Ferreira (a
destra) il titolo di «Gran Benefattore» (della
Massoneria?).
|
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Cardinal Samoré | Cardinal Brandào Vilela | Cardinal Arns |
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Mons. Richard Cushing | Duca del Kent | Cardinal Cooke |
Sempre con
riferimento all'ambiente americano, la rivista Renaissance traditionelle,
al suo numero 27 del luglio 1976 (pag. 200), riferisce che la stampa massonica
aveva annunciato con soddisfazione che il 28 marzo 1976 il Cardinale Terence
James Cooke (1921-1983) aveva assistito a un grande banchetto cui erano
intervenuti tremila massoni della Gran Loggia di New York e in quella occasione
aveva preso la parola per deplorare «i passati malintesi» ed esprimere la
speranza che i medesimi non avrebbero compromesso il «riavvicinamento fra
Chiesa e Massoneria» 52.
Un Cardinale il cui nome non figura nella lista di Pecorelli e in quella di
Panorama, ma appare in quella, già citata, del periodico Introibo,
del luglio 1976, è Achille Liénart, vescovo di Lilla. Il nome di questo prelato
era già incluso in una lista di alti ecclesiastici massoni pubblicata dal
settimanale italiano Il Borghese. Il Liénart sarebbe stato iniziato alla
Massoneria a
Cambrai nel lontano 1912, e nel 1924 sarebbe stato elevato
addirittura al 30° Grado del Rito Scozzese Antico e Accettato. Sul suo letto di
morte, a detta della rivista francese Tradition-Information (nº 7, pag.
21), egli avrebbe esclamato: «Umanamente parlando, la Chiesa è
perduta» 53.
Ed è giocoforza riconoscere che, sapendo quel che pare sapesse sulle
infiltrazioni massoniche nella Sposa di Cristo, «umanamente par-lando»
aveva ottime ragioni per esprimersi a quel modo. Liénart è un personaggio
particolarmente significativo e importante perché, oltre ad essere il presidente
della Conferenza Episcopale di Francia 54
fu lui che, il 14 ottobre 1962, in occasione della prima seduta dei lavori del
Concilio, diede inizio alla ribellione contro i programmi della Curia romana,
respingendo i nomi da questa proposti per la composizione delle varie
commissioni. In tal modo, pose le basi per la messa in discussione di tutti i
lavori preparatori 55
per l'introduzione di quelle «novità» conciliari che nel giro di qualche lustro
avrebbero profondamente modificato la liturgia e la stessa fisionomia e il
concetto di Chiesa 56.
Liénart fu poi uno dei capi di quel gruppo organizzato di padri conciliari del
Nord Europa, di tendenze dichiaratamente liberali, che riuscì a prendere il
timone del Concilio, pilotandolo verso lidi nuovi e inattesi. Tra gli esponenti
più di spicco di tale gruppo figuravano il Cardinale Koenig e il Cardinal
Suenens. Il nome di quest'ultimo si riscontra sia nell'elenco di Panorama
che in quello di Pecorelli, ed è noto che egli fu in seguito il grande elettore
di Paolo VI 57,
il quale lo nominò immediatamente moderatore del Concilio a fianco del Cardinale
Grégoire-Pierre Agagianian (1895-1971) 58.
Tali essendo le condizioni della Chiesa ai tempi di Paolo VI e di Giovanni
XXIII, non può stupire che il barone Yves Marsaudon, 33º Grado della
Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato, membro del Supremo Consiglio di
Francia della Massoneria, nel suo libro, intitolato L'oecumenisme vu par un
franc-maçon de Tradition («L'ecumenismo visto da un massone di tradizione»),
e prefazionato da Charles Riandey, Sovrano Gran Commendatore di quel
medesimo Supremo Consiglio, già nei primi mesi del 1964, e quindi molto prima
della conclusione del Concilio Vaticano II e della redazione dei suoi documenti
più rivoluzionari - le dichiarazioni conciliari Nostra Ætate e
Dignitatis Humanæ - scrivesse parole che dovrebbero far riflettere ogni
cattolico: «Essi (cioè i cattolici) - spiegava infatti il Marsaudon -
non dovranno dimenticare che ogni strada (ossia ogni religione)
conduce a Dio e mantenersi in questa coraggiosa nozione di libertà di
pensiero, che - a tale proposito si può veramente parlare di rivoluzione
partita dalle nostre logge massoniche - si è estesa magnificamente sotto
il Duomo di San Pietro» 59.
E altrove, dopo avere esaltato «la rivoluzione voluta da Giovanni
XXIII, la libertà di coscienza» 60,
aggiunge: «Noi pensiamo che un massone degno di questo nome non possa che
felicitarsi senza alcuna restrizione dei risultati irreversibili del
Concilio» 61.

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Cardinal Agagianian | Yves Marsaudon | Giovanni XXIII |
In
prefazione, del resto, aveva scritto: «Questo senso di universalismo che sta
venendo alla luce a Roma è veramente la nostra (dei massoni) ragion
d'essere. Di conseguenza, non possiamo ignorare il Concilio e le sue
conseguenze» 62.
Molto meno dovrebbe felicitarsene, a nostro avviso, un «cattolico degno di
questo nome». Infatti, a pag. 82 del medesimo libro, apprendiamo che il barone
Marsaudon, richiamandosi alla «teologia» evoluzionistica di Teilhard de Chardin
(1881-1955) 63,
si augura che il concetto di Dio che alla fine prevarrà sarà quello di «una
congiunzione della scienza e della mistica in un accordo ormai
possibile». In tale congiunzione il punto Omega teilhardiano (e cioè
Dio), «coinciderà finalmente con l'infinito matematico», nel contesto di
un «relativismo metafisico», posto «ad un livello talmente lontano dai
dogmi da non avere più nulla di assoluto» 64.
Ma più ancora dovrebbe allarmare il fatto che il barone Marsaudon, come
prefaziona l'editore al suo libro, fosse discepolo di quel «Grande Iniziato
che fu Oswald Wirth» 65,
noto cultore di magia e satanista, come risulta, ad esempio, dal suo
libro I Tarocchi, dove si incontrano
frasi come le seguenti: «Il diavolo è il grande agente magico grazie ai
quale si compiono i miracoli» 66:
oppure: «Senza ardore diabolico noi rimaniamo freddi e impotenti:
dobbiamo avere il diavolo in corpo 67
per influenzare gli altri e per agire in questo modo al di fuori di noi
stessi» 68;
o ancora: «Sulla terra nessuno può regnare se non fà alleanza col Principe
di questo Mondo» 69.
Da notare che il Wirth auspicava anch'egli, come il suo discepolo Marsaudon, e
come tutta la Massoneria, «l'unità religiosa dell'umanità fondata
sull'esoterismo comune a tutte le religioni» 70,
e cioè sulla fusione ecumenica di tutte le religioni indistintamente.
Tale fusione si realizzerà grazie «alla rivolta luciferina contro i dogmi
regnanti» 71
e la nuova fede sincretistica sarà posta sotto la presidenza di un «papa» di
nuovo genere. Trionferà finalmente in tal modo quello che il Wirth chiama il
vero «cattolicesimo integrale» e quel papa sarà «il Sommo Pontefice di
tutta l'umanità credente» 72.
CAPITOLO VI
GIOVANNI XXIII, PAOLO VI E GIOVANNI PAOLO II E IL LORO
GIOVANNI XXIII, PAOLO VI E GIOVANNI PAOLO II E IL LORO
ATTEGGIAMENTO VERSO LA
MASSONERIA:
DALLA SCOMUNICA ALLE
«GRANDI CONCORDANZE»
Il tema
della nostra indagine si ferma qui; alla lista di Mino Pecorelli considerata
punto di arrivo di tutta una serie di liste pubblicate da altri periodici, e
probabilmente riproduzione fedele di quella che già circolava in Vaticano da
almeno due anni. D'altro canto, non è certo cosa di tutti i giorni che una
benemerita «talpa» riesca a infiltrarsi negli archivi del Grand'Oriente e a
sottrarne i documenti più riservati. Vanno comunque tenuti presenti i limiti
della lista, derivanti dal fatto che, se esatta è la fonte indicata di 30
Giorni, i nominativi pubblicati da OP sono solo quelli - e forse
neppur tutti - esistenti presso la sede del Grand'Oriente d'Italia, con
esclusione quindi di quelli di altre Logge straniere o più riservate. Al
capitolo V, ci siamo sforzati di dimostrare le ragioni per cui vi è
motivo di ritenere che la lista Pecorelli sia largamente
incompleta. Così delineati i limiti del nostro lavoro, comprendiamo tuttavia
perfettamente, e condividiamo, l'interrogativo che inevitabilmente si affaccerà
alla mente dei nostri lettori, e cioè: se tale era la situazione del
1978, anzi del 1976, quale sarà quella di oggi? Altri
nomi di prelati sono stati indicati dalla stampa, in questi anni, come sospetti
di appartenenza alla Massoneria, o quanto meno di collusioni con la medesima. Si
parla anzi di un'altra lista di ventotto ecclesiastici massoni, recentemente
venuta in possesso della magistratura nel corso delle indagini del giudice
Cordova su vicende criminose in cui la Massoneria risulta largamente
coinvolta 73.
Senza affrontare quelle nuove accuse, ci limitiamo ad osservare che tra i nomi
della lista Pecorelli figurava anche quello del Cardinale Sebastiano Baggio
74.
Orbene, quel porporato era Prefetto della Congregazione dei Vescovi, e quindi
preposto alla nomina dei nuovi Vescovi, e tale fu lasciato, nonostante l'accusa
pendente sul suo capo, ancora per lunghi anni. È logico inferirne che, se esatte
sono le accuse risultanti anche da Panorama, da Introibo, da
Lectures Françaises, e dal comunicato dell'agenzia Euroitalia, egli
abbia inondato le diocesi del mondo intero di iscritti alle Logge e che la
situazione, lungi dal migliorare, sia di gran lunga peggiorata. D'altronde, è
caratteristico dei poteri occulti, e quindi incontrollati, estendere sempre più
le proprie radici fino ad invadere per intero a somiglianza di un tumore
maligno, il corpo aggredito. Il Cardinal Siri, del resto, che, come abbiamo
visto, della questione si era largamente occupato, nel febbraio 1988 espresse a
due giornalisti di 30 Giorni il timore che la sètta potesse arrivare a
manipolare i Conclavi, e quindi ad eleggere un proprio
«papa» 75.
Giova comunque notare, anche se questo è un argomento che esula dal nostro
esame, cui quindi accenniamo solo marginalmente, che l'atteggiamento di Giovanni
XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II nei confronti della Massoneria è purtroppo
radicalmente diverso da quello di tutti coloro che li hanno preceduti sul Soglio
di Pietro. Il 25 settembre 1964 appariva sul giornale francese Juvénal
un'intervista rilasciata dal già citato barone Yves Marsaudon, ministro del
Supremo Consiglio di Francia della Massoneria di Rito Scozzese, a Jean André
Faucher che il Padre paolino Rosario Esposito riproduce nel suo libro
intitolato Le Grandi Concordanze tra Chiesa e Massoneria 76.
Ne riproduciamo qui le parti salienti:

- Jean André Faucher: «Lei ha
conosciuto bene Papa Giovanni»?
- Yves Marsaudon: «Ero molto legato a
Mons. Roncalli, Nunzio Apostolico a Parigi. Mi ha ricevuto più volte alla
Nunziatura, e in diverse occasioni egli è venuto nel mio domicilio di Bellevue
nella Seine-et-Oise. Quando sono stato nominato ministro dell'Ordine di Malta ho
manifestato al Nunzio le mie perplessità a causa della mia appartenenza
massonica. Mons. Roncalli mi ha confermato formalmente di restare in
Massoneria».
- Jean André Faucher: «L'ha riveduto
dopo la sua elevazione alla tiara»?
- Yves Marsaudon: «Sì, mi ha ricevuto a
Castel Gandolfo nella mia qualità di Ministro emerito dell'Ordine di Malta e mi
ha dato la sua benedizione rinnovandomi il suo incoraggiamento per un'opera di
riavvicinamento tra le Chiese, come pure tra la Chiesa e la Massoneria di
Tradizione».
Date tali
premesse, non stupisce che lo stesso Marsaudon abbia premesso al citato suo
libro L'oecumenisme vu par un franc-maçon de Tradition la seguente
dedica: «Alla memoria di Angelo Roncalli/ Prete/ Arcivescovo di Mesembria/
Nunzio Apostolico a Parigi/ Cardinale della Chiesa Romana/ Patriarca di Venezia/
PAapa/ sotto il nome di Giovanni XXIII/ che si è degnato di accordarci/ la Sua
Benedizione/ la Sua Comprensione/ e la Sua Protezione/ Al Padre dei Poveri/ Al
Papa della Pace/ Al Padre di tutti i Cristiani/ All'Amico di tutti gli Uomini/
al suo Augusto continuatore/ Sua Santità il Papa/ Paolo VI». Più
recentemente, il Gran Maestro della Massoneria italiana, Virgilio Gaito,
in ben due occasioni si è espresso in merito ai rapporti tra la Massoneria e
Giovanni XXIII: la prima volta in un'intervista a Fabio Andriola apparsa
su L'Italia Settimanale, del 26 gennaio 1994, e la seconda in
un'intervista a Giovanni Cubeddu apparsa su 30 Giorni, del
febbraio 1994. Riportiamo nell'ordine i testi delle due interviste nella parte
che qui importa:
- Italia
Settimanale: «Sì dice che Giovanni XXIII sia stato iniziato alla
Massoneria quando era nunzio a Parigi. Riferisco quello che mi è stato detto.
Del resto, nei suoi messaggi ho colto molti aspetti che sono proprio
massonici».
- 30
Giorni: «Papa Giovanni XXIII, del resto, pare che sia stato iniziato a
Parigi ed abbia partecipato ai lavori delle Officine ad Istanbul. Quando poi ho
ascoltato le gerarchie ecclesiastiche parlare nelle omelie dell'uomo come
centro dell'Universo mi sono commosso fino alle
lacrime».
Di fronte a
dichiarazioni così autorevoli e pubbliche ci lascia gravemente perplessi il
fatto che, a quanto almeno ci risulta, il Vaticano non abbia ritenuto di dovere
intervenire con vigorose e documentate smentite 77.
Quanto a Paolo VI, la sua posizione nei confronti della Massoneria è stata, se
possibile, ancor più favorevole di quella del suo predecessore. L'autorevole
Padre paolino Rosario Esposito, professore in diverse Università Pontificie,
grande fautore dell'accordo Chiesa-Massoneria, riferisce infatti che egli
«seguiva e incoraggiava» 78
i pubblici incontri che, in spirito di ecumenica fratellanza, ebbero luogo nel
periodo 1969-1977, fra esponenti della Chiesa e altissimi dignitari della sètta
libero-muratoria. Di tali incontri l'Esposito parla con cognizione di causa
perché ne fu protagonista con Don Miano, segretario del Segretariato per i non
credenti, con il Vescovo Alberto Ablondi (1924-2010), presidente della
Commissione Episcopale per l'Ecumenismo, (il cui nome, guarda caso, apre la
lista Pecorelli e quella di Panorama) e con l'autorevole Padre Caprile di
Civiltà Cattolica. Da parte massonica era quasi sempre presente il Gran
Maestro Giordano Gamberini († 2003), poi clamorosamente coinvolto nella
vicenda P2, affiancato di volta in volta da altri esponenti del
Grand'Oriente d'Italia e, in un caso, da un rappresentante della Gran Loggia
Nazionale di Francia 79.
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Virgilio Gaito | Mons. Ablondi | Giordano Gamberini |
Da notare
che l'Esposito, in un'intervista al periodico massonico Corriere
Partenopeo, si è professato «massone fino al profondo dello
spirito» aggiungendo: «Talmente solidale con loro, condivido tutto:
le Costituzioni, i Landmarks, gli Antichi Doveri: sono totalmente con
loro» 80.
E sempre il medesimo Padre Esposito a scrivere su La Rivista Massonica
del luglio 1978: «Il domenicano P. Felix Morlion, molto noto come
fondatore della Università internazionale "Pro Deo" [...] mi confidava un
giorno di avere parlato con l'allora Mons. G. B. Montini dei rapporti disastrosi
esistenti fra la Chiesa e la Massoneria. Il Montini gli disse: "Non passerà una
generazione e tra le due società la pace sarà fatta"» 81.
II religioso paolino commenta osservando che più che di una «previsione» sarebbe
il caso di parlare di una «decisione», che poi il Monsignore lombardo, divenuto
Paolo VI, attuò nei termini temporali preannunciati 82.
Del resto, parlando dei rapporti fra Montini e la Massoneria non si può
dimenticare che non solo il suo grande elettore fu il Cardinale Suenens, il cui
nome figura sulla lista di OP e di Panorama, ma anche che la sua
nomina fu preceduta, propiziata e probabilmente decisa in una specie di
«preconclave» tenutosi nella villa di Grottaferrata di
Umberto Ortolani (1913-2002), membro famoso della
P2 e indicato da taluni come il vero cervello della Loggia massonica di
Licio Gelli 83.
L'atteggiamento di favore di Paolo VI nei confronti della Massoneria si
manifestò anche nella fiducia accordata al famigerato finanziere, pure piduista,
Michele Sindona, poi condannato all'ergastolo come mandante dell'omicidio
Ambrosoli e suo amico fin dai tempi in cui era Cardinale a Milano 84.
A lui, infatti, tramite il Cardinale Guerri, egli diede l'incarico di liquidare
buona parte del patrimonio immobiliare della Santa Sede 85.
Sempre a proposito del Montini, non possiamo esimerci dal citare un altro atto,
ben più univoco e significativo. Intendiamo riferirci al ricevimento ufficiale,
in pubblica udienza, di una rappresentanza dell'alta Massoneria ebraica,
denominata B'nai B'rith, che ebbe luogo il 3 giugno 1971, e fu reso noto
al mondo intero attraverso le pagine dell'Osservatore Romano 86.
Non per nulla, alla morte di Montini la Rivista Massonica, del luglio
1978, uscì con un articolo dell'ex Gran Maestro della Massoneria italiana
Giordano Gamberini dal contenuto fortemente apologetico, in cui si legge fra
l'altro: «Per noi è la morte di chi ha fatto cadere la condanna di
Clemente XII e dei suoi successori. Ossia è la prima volta che
muore il capo della più grande religione occidentale, non in stato di
ostilità coi massoni. E per la prima volta nella storia i massoni possono
rendere omaggio al tumulo di un Papa senza ambiguità né
contraddizioni» 87.
Venendo, infine, a Giovanni Paolo II, le sue manifestazioni di benevolenza e di
apprezzamento nei confronti della sètta libero-muratoria sono state anch'esse
purtroppo assai esplicite . Egli, invero, ha ricevuto delegazioni delle Logge
del B'nai B'rith per ben tre volte: la prima il 22 marzo 1984, la seconda
il 19 aprile 1985 e la terza il 6 dicembre 1990. Nel corso della prima udienza
indirizzò ai delegati parole di caloroso benvenuto chiamandoli «cari
amici» e proseguendo: «Sono molto felice di accogliervi in Vaticano. Voi
siete un gruppo di dirigenti nazionali e internazionali dell'Associazione
ebraica ben conosciuta la cui sede è negli Stati Uniti, ma la cui attività si
estende in numerosi paesi, compresa Roma, ed è appunto la Lega del B'nai B'rith
contro la Diffamazione [...]. Il versetto di apertura del Salmo 113 viene
a proposito: "Come è bello e dolce abitare tutti assieme come
fratelli"» 88.
La seconda udienza fu molto più significativa della precedente perché ebbe luogo
in occasione delle celebrazioni del ventesimo anniversario di uno dei più
importanti documenti del Concilio Vaticano II, la Dichiarazione Nostra
Ætate, sulla cui origine e sul cui contenuto la Massoneria del B'nai
B'rith aveva influito in maniera determinante, attraverso negoziazioni col
Cardinale Augustin Bea (1881-1968), come fu reso noto in un sensazionale
articolo apparso il 25 gennaio 1966 sulla rivista americana Look 89.

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Padre Felix Morlion | Umberto Ortolani | Cardinal Bea |
Di quelle
celebrazioni commemorative romane il B'nai B'rith fu uno degli istituti
promotori insieme con la Facoltà Teologica della Pontificia Università San
Tommaso d'Aquino e altre organizzazioni cattoliche 90.
In tal modo quella Massoneria apponeva, anche di fronte al mondo intero, la
propria firma sotto il documento conciliare e il ricevimento in quella occasione
da parte di Giovanni Paolo II, convalidava e confermava quella rivendicata
paternità. Anche l'udienza del 1990, infine, fu correlata, non a caso, a un
anniversario, il 25°, della Nostra Ætate. Questa partecipazione del
B'nai B'rith al Concilio Vaticano II come forza determinante e
ispiratrice di almeno uno dei documenti fondamentali di quell'assise non può non
sconcertare. Ciò tanto più ove si consideri che detta organizzazione è da anni
al centro di aspre polemiche a causa di contatti, attraverso suoi esponenti di
spicco, col traffico degli stupefacenti e con la malavita americana 91,
nonché per il favore e il sostegno da essa accordato a Playboy, la
più famosa rivista pornografica del mondo, impegnata anche nel campo della
diffusione della «cultura della droga» 92.
Il B'nai B'rith, infine, si è segnalato per la lotta senza quartiere che
conduce negli USA allo scopo di cancellare dalle istituzioni di quel Paese ogni
traccia di cristianesimo 93.
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Il 22 marzo 1984,
Giovanni Paolo II ha concesso un'udienza in Vaticno ad una delegazione della
Massoneria esclusivamente ebraica del B'nai
B'rith.
|
Ciò
premesso non può poi ragionevolmente considerarsi casuale il fatto che Giovanni
Paolo II abbia scelto come proprio «Teologo di Palazzo» il domenicano Georges
Cottier, autore di un saggio intitolato Regards catholiques sur la
Franc-Maçonnerie («Uno sguardo cattolico sulla Massoneria»), apparso sui
numeri 4 e 5 del 1987 della rivista Nova et Vetera, e anche sui numeri 2
e 3 del medesimo anno della rivista del Segretariato per i non credenti
Athéisme et Dialogue. In quello scritto, il Cottier auspica
«dialogo e collaborazione» tra Chiesa e Massoneria non solo nel
campo dei grandi compiti che si impongono all'umanità tutta intera come «la
sopravvivenza della specie» e quella «della cultura», i «problemi
della pace e della guerra», e via discorrendo, ma anche «sui valori
etici» e «sul piano strettamente dottrinale» nei quali,
evidentemente, ritiene che la Chiesa abbia qualcosa da imparare dalla Massoneria
cui deve associarsi nella comune «ricerca della verità». L'affermazione,
lo si ammetterà, è piuttosto strana da parte di un esponente di una Istituzione
che si afferma di origine divina, arca della verità rivelata e della salvezza, e
che ora, invece, riconosce di dovere andare a scuola da un'altra istituzione, o
almeno di dovere, con essa, mettersi alla ricerca di una verità evidentemente
ancora ignota. Tanto più strana ove si consideri che, giova ripeterlo, la nuova
compagna di strada è stata in passato, nell'arco di 245 anni, anatemizzata
dalla Gerarchia ecclesiastica circa 590 volte 94.
Eppure tanta è la fiducia che Giovanni Paolo II attribuisce a Cottier che lo ha
nominato presidente della Commissione Teologica 95
che dovrebbe preparare quel Giubileo del Terzo millennio che sembra costituire
l'obiettivo massimo del suo lungo governo. Del resto, come già accennato, Karol
Wojtyla è colui che, accogliendo i voti della Massoneria mondiale, ha promulgato
nel 1983 il nuovo Codice di Diritto Canonico che, dopo due secoli e mezzo,
cancella la scomunica contro gli aderenti della Massoneria. In questo contesto
non può stupire che nell'ultimo Concistoro egli abbia elevato al cardinalato due
personaggi che figurano nella lista Pecorelli, e precisamente Fiorenzo Angelini,
indicato come iscritto alla sètta fin dal lontano 14 ottobre 1957 96,
e Virgilio Noè, che viene dato come affiliato il 3 aprile 1961 97.
D'altronde, si è già visto che il «grande elettore» di Giovanni Paolo II è stato
quel Cardinal Koenig i cui strettissimi legami con la Massoneria sono stati da
noi illustrati e che lo storico della sètta, Aldo Mola, indica come
probabilissimo adepto di una riservatissima e assai potente Loggia romana. Né si
può trascurare il fatto che Giovanni Paolo II risulta essere membro del
Rotary Club, un'associazione non segreta, ma di incontestabile
impronta massonica, fondata il 23 febbraio 1905 dall'avvocato massone Paul Harris (1868-1947) di Chicago
e da altri tre colleghi, massoni come lui 98.
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Da sinistra, il
Cardinale Georges Cottier, il Cardinale Virgilio Noè, e infine la copertina
della rivista ufficiale Rotary (marzo 200, nº3), che ricorda l'udienza
concessa da Giovanni Paolo II a 16.000 rotariani in occasione del
Giubileo.
|
La notizia
è apparsa sulla rivista ufficiale del Rotary italiano del 9 settembre
1986, in una lettera intitolata «Una precisazione sull'articolo: "La
Massoneria va a Canossa?"», riprodotta poi sulla rivista della Massoneria
italiana Hiram del novembre-dicembre del medesimo anno, a firma di
Lamberto Mosci, Governatore del 203° distretto rotariano. In essa,
l'Autore, prendendo lo spunto da una riunione dei Rotary torinesi cui
intervenne l'allora Gran Maestro della Massoneria italiana, Armando Corona (1921-2009), dopo
aver esaltato i «valori spirituali comuni alla Massoneria e ai Rotary
Clubs», fà presente che ormai la scomunica nei
confronti della prima è caduta e insieme con essa
anche i divieti canonici nei confronti dei secondi. A sostegno del suo assunto
afferma, né ci risulta che questa autorevole e pubblica affermazione sia mai
stata smentita, che «lo stesso Pontefice Giovanni Paolo II è un Paul
Harris Fellow», vale a dire un rotariano. Non per nulla, infatti,
Wojtyla ha reiteratamente ricevuto in Vaticano delegazioni del Rotary
lodando i principi ispiratori di quell'associazione 99.
Il fatto tanto più sconcerta in quanto la Rotary Foundation appoggia la
diffusione del Notiziario della Buona Volontà Mondiale, organo neopagano
e neognostico del Lucis Trust, già Lucifer Trust 100.
Anche alla luce di questi fatti, va analizzata un'asserzione del più volte
citato Padre Rosario Esposito che, nel suo libro intitolato Le grandi
concordanze fra Chiesa e Massoneria parla non pure, come già fece a suo
tempo Mons. Montini, di una «pace» fra le due istituzioni, ma addirittura di una
identità 101
di idee e di programmi fra la gerarchia ecclesiastica postconciliare e la sètta
libero-muratoria. Perché mai quell'autorevole e ben noto religioso non solo non
è stato scomunicato per queste sue tesi, ma neanche, almeno che ci risulti,
richiamato o solennemente smentito? Egli è tanto sicuro di quanto sostiene che,
nel ribadire il suo impegno per una stretta collaborazione fra Chiesa e
Massoneria, e i suoi panegirici nei confronti di quest'ultima, sul n° 2 di
Vita Pastorale del 1993, rispondendo a un sacerdote che gli rimproverava
il suo conclamato fìlo-massonismo, poteva tranquillamente scrivere: «Più
volte ho chiarito che intendo portare avanti questo dialogo (quello, cioè,
fra Chiesa e Massoneria) nello spirito della Chiesa [...].
Ogniqualvolta se n'è presentata l'occasione, ho detto che sono e intendo
rimanere figlio umile e devoto della Santa Chiesa, aderendo incondizionatamente
alla sua dottrina su questo argomento senza ec-cezioni e restrizioni. Lo ripeto
anche ora. è proprio in questo
spirito che seguendo l'insegnamento dei Sommi Pontefici (evidentemente di
quelli «conciliari», non certo dei precedenti; N.d.A.), del
Concilio e di tanti compagni di viaggio proseguo il dialogo con la
Massoneria».

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Sancte Michael
Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto
praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiæ
Cælestis, satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum
pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude. Amen.
San Michele
Arcangelo, difendici nella battaglia contro le insidie e la malvagità del
demonio, sii nostro aiuto. Te lo chiediamo supplici che il Signore lo comandi. E
tu, principe della milizia celeste, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia
nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni, che si aggirano per il mondo a
perdizione della anime. Amen.
|

NOTE
1 EILES, Roma 1996. Scritto
reperibile alla pagina web
2 Edizioni La Civiltà
Cattolica, 1958, pag. 18.
3 Il grassetto è
dell'Autore.
4 Athesia Ed.,
1982.
5 Cfr. H. Reinalter, Geheimbunde in Tyrol,
pagg. 230-231
6
Ibid., pag. 230.
7
Ed.
Bastogi, Foggia 1987.
8 Cfr. Vademecum del Libero
Muratore Apprendista, pagg.45 e 46. Il grassetto è nostro.
9 Cfr. Todisco, «Le quattro Massonerie»,
in Il Mondo, del 18 febbraio 1950.
10 Il Venerabile,
Gribaudo e Zarotti Ed., 1993, pag. 361.
11 Bompiani,
1992.
12 Esistono bensì liste di
sacerdoti e prelati massoni assai abbondanti, fornite a un noto sacerdote
antimassone dall'ex Gran Maestro della Massoneria G. Gamberini, ma tali liste
hanno scarso interesse riferendosi a personaggi quasi tutti del tardo Settecento
primi Ottocento, per lo più dimenticati.
13 Vedi 30 Giorni,
dell'11 novembre 1992, pag. 30 e ss.
14 Ibid., pag. 32.
30 Giorni nella Chiesa e nel mondo è un'autorevole e qualificata rivista
cattolica con edizioni, oltreché in italiano, in tedesco, inglese, francese,
spagnolo e portoghese e distribuzione in Europa e nelle due Americhe.
Ultimamente determinando un nuovo indirizzo, ne è diventato direttore l'ex
Presidente del Consiglio Giulio Andreotti.
15 Ibid., pagg. 34 e
35.
16 Vedi anche Il
Sabato, del 10 agosto 1991, pag. 21 e ss.
17 Il grassetto è
nostro.
18 Cfr. 30 Giorni, del
9 settembre 1993, pagg. 44-45.
19 Cfr. 30 Giorni,
dell'11 novembre 1992, pag. 31 in fondo e 32.
20 Cfr. 30 Giorni, del
6 giugno 1992, pagg. 49 e 51.
21 Cfr. N. Tosches, Il Mistero Sindona,
Sugar Ed., 1986, pag. 138.
22 Ibid., pag.
282.
23 Numero di matricola 14/005,
nome di Loggia ricavato, more massonico, dalle lettere iniziali del
cognome e del nome: ANFI.
24 Cfr. R. Valnève, Teilhard l'apostata,
1971, pag. 52.
25 Cfr. Il Corriere della
Sera, del 15 gennaio 1994, sotto il titolo «E così Di Pietro si è
mangiato un altro alfiere».
26 Cfr. Il Corriere della
Sera, del 10 gennaio 1994, pag. 5, sotto il titolo «Così fu benedetta
l'operazione CCT».
27 Matricola 321/02, nome di
Loggia «Dondebo» (DONato DE BOnis).
28 Cfr. La Stampa, del
10 gennaio 1994, sotto il titolo «Di Pietro indaga sul monsignore dello
IOR».
29 Cfr. P. R. Esposito, Le Grandi Concordanze tra
Chiesa e Massoneria, pag. 210.
30 Ibid., pagg. 210 e
211.
31 Ed. Cultura della Pace, San
Domenico di Fiesole, 1990.
32 Cfr. P. E. Balducci, L'Uomo Planetario, pag.
178.
33 Ibid., pag.
182.
34 Ossia la cristianità. Si
noti quel «costruito» che postula l'idea della religione come creazione
dell'uomo.
35 Cfr. P. E. Balducci, op. cit., pag.
173.
36 Ibid., pag.
167.
37 Cfr. Al di là del bene e
del male, aforisma nº 129.
38 Cfr. Y. Moncomble, Les professionels de
l'antiracisme («I professionisti dell'antirazzismo»), Yann Moncomble, Parigi
1987, pag. 277.
39 Nel suo Storia della
Massoneria in Italia dalle origini alla Rivoluzione Francese (Nuova Italia
Ed., 1975, pag. 156), Carlo Francovich, che appartiene alla ristretta schiera
degli storiografi ufficiali della Massoneria, riferisce che già in un rapporto
della polizia asburgica del 3 agosto 1756, che sintetizzava un programma
massonico andato perduto intitolato Istruzione italiana, si diceva chiaro
e tondo che l'obiettivo perseguito dalla Massoneria era sin da allora quello di
«estinguere tutti i principati e ridurre il mondo a una Repubblica
Universale».
40 Marcinkus era vescovo, ma
non Cardinale e Padre Caprile, gesuita, era autorevolissimo redattore, ma non
direttore di Civiltà Cattolica.
41 Cfr. P. R. Esposito, op. cit., pag.
27.
42 Ed. Paoline,
1979.
43 Cfr. P. R. Esposito, op. cit., pag.
178.
44 Cfr. G. Virebeau, Prelats et
Francs-Maçons, Publications Henry Coston, Parigi 1978, pagg. 13-14. Il
grassetto non è nostro.
45 Cfr. 30 Giorni nella
Chiesa e nel mondo, del 12 dicembre 1993, pag. 53; e del 10 dicembre 1992,
pag. 10.
46 Cfr. A. Mola, Storia della Massoneria
italiana dalle origini ai nostri giorni, Bompiani Ed., 1992, pag.
744.
47 Sulla parte avuta da Koenig
nella dichiarazione di Lichtenau, poi propalata, contro gli accordi, dall'alto
dignitario massonico Raolf Appel e dal teologo Herbert Vorgrimler nel 1975, vedi
M. Adler, Die Freimaurer und
der Vatikan, Claus P. Clausen Verlag, Lippstadt, 1985, pagg. 123 e ss. Il
testo della dichiarazione trovasi anche in J. A. Ferrer, G. Caprile, Massoneria e Chiesa
cattolica, Pia Società San Paolo 1979, pagg. 191-194.
48 La citazione è tratta dal
quindicinale Sì sì no no, del 30 novembre 1992, pag. 7.
49 Cfr. J. Ferrér-Benimeli, G. Caprile, Massoneria e Chiesa
cattolica, pag. 116.
50 Cfr. P. R. Esposito, op. cit., pag., pag.
36.
51 Cfr. J. Ferrér-Benimeli, G. Caprile, op. cit., pag.
148.
52 Cfr. G. Virebeau, op. cit., pag.
127.
53 Cfr. Introibo,
luglio 1976, pag. 2; G. Virebeau,
op. cit., pag. 12.
54 Cfr. R. Wiltgen, Le Rhin se jette dans le
Tibre («Il Reno si getta nel Tevere»), Éditions du Cèdre, 1973, pag.
16.
55 Vedasi a riguardo P. Hebblethwaite, Giovanni XXIII, il
Papa del Concilio, Rusconi Ed., 1989, pag. 618.
56 Oggi la Chiesa viene
presentata non più come l'arca di salvezza fra gli errori del mondo e l'unica
vera fede fra le molte false, ma come una via di trascendenza, un po' migliore
delle tante.
57 Cfr. 30 Giorni, del
7 luglio 1992, pag. 45.
58
Ibid.
59 Cfr. Y. Marsaudon, L'oecuménisme vu par un
franc-maçon de Tradition, éditions Vitiano, Parigi, 1° trimestre
1964, pag. 121.
60 Il grassetto è
testuale.
61 Cfr. Y. Marsaudon, op. cit., pag.
120.
62 Ibid., pag.
25.
63 Teologia che specialmente
attraverso Padre De Lubac, nominato poi Cardinale da Giovanni Paolo II per i
suoi «meriti» dottrinali e conciliari, ebbe grande influenza sul Vaticano
II.
64 Cfr. Y. Marsaudon, op. cit., pag.
82.
65 Ibid., pag.
20.
66 Cfr. O. Wirth, I
Tarocchi, Ed. Mediterranee, Roma 1990, pag. 209.
67 Il grassetto è
testuale.
68 Cfr. O. Wirth, op.
cit., pag. 212.
69 Ibid., pag.
213.
70 Ibid., pag.
250.
71 Ibid., pag.
229.
72 Ibid., cap. V, «Il
Papa», pag. 150.
73 Cfr. 30 Giorni, del
9 settembre 1993. pag. 29, sotto il titolo «Massoneria, Cordova bussa in
Vaticano».
74 Nome di Loggia SEBA,
matricola 85/2640, data di iscrizione 14 agosto 1957.
75 Cfr. Il Sabato, del
30 marzo 1981, nel contesto dell'articolo «L'Ombra della Loggia» in uno
stelloncino a pag. 25 intitolato «Ci sono eccome...Un dialogo con
Siri».
76 Nardini Ed, 1987, pag.
391.
77 Tra gli altri documenti su
Giovanni XXIII e i suoi rapporti con la Massoneria richiamiamo qui brevemente la
sconcertante testimonianza di Franco Bellegrandi, già Cameriere di spada e Cappa
di Sua Santità, incaricato di Storia moderna all'Università di Innsbruck,
giornalista e scrittore, nel suo libro Nichitaroncalli, International
EILES Ed., Roma, pagg. 59-62 e 175-179.
78 Cfr. P. R. Esposito, op. cit., pag.
420.
79 Cfr. J. Ferrér-Benimeli, G. Caprile, op. cit., pagg.
125-127.
80 Cfr. Corriere
Partenopeo, anno XIII, nº 5, luglio 1991.
81 Cfr. J. Ferrér-Benimeli, G. Caprile, op. cit., pag.
91.
82
Ibid.
83 Cfr. 30 Giorni, del
3 settembre 1993, l'articolo di Andrea Tornielli intitolato «Gli amici di Sua
Eminenza», pag. 37; sottotitolo «Conclave in Villa». Parlando di
quella riunione nel suo libro A ogni morte di Papa, l'on. Giulio
Andreotti riferisce che uno degli intervenuti gli disse «fra il serio e il
faceto che c'era già la maggioranza canonica». Su questa riunione confronta
anche Il Papa non eletto, del famoso vaticanista Benny Lai, Laterza Ed.
1993, pag. 202.
84 Cfr. N. Tosches, op. cit., pagg. 62-63,
71-73.
85 Ibid., pagg.
138-141.
86 Cfr. D. Leroux, Pietro mi ami tu?, Ed.
Gotica, Ferrara 1989, pag. 93.
87 Cfr. J. Ferrér-Benimeli, G. Caprile, op. cit., pag. 91..
Anche in occasione della morte di Giovanni XXIII, il Gamberini aveva rilasciato
all'agenzia Pantheon un altro elogio funebre altamente significativo:
«Scompare un uomo che si prometteva di colmare [...] l'abisso scavato
dalla Chiesa prima di lui fra sé medesima e la società moderna. E la sua morte è
un gran male per tutti». Anche per quanto riguarda la sconcertante
personalità di Paolo VI, rimandiamo il lettore ai vivaci, interessantissimi,
ricordi di Franco Bellegrandi contenuti nel suo citato libro
Nichitaroncalli.
88 Cfr. Documentation
Catholique, nº 1874, pag. 509; cit. in D. Leroux, op. cit., pag.
95.
89 Vedasi al riguardo lo
scritto di Léon de Poncins nel libro Infiltrations ennemies dans l'église, Documents et temoignages,
Ed. Henry Coston, Parigi 1970, pag. 79 e ss.
90 Vedi l'edizione settimanale
dell'Osservatore Romano, del 25 aprile 1985, pag. 12. La fotografia del
ricevimento venne pubblicata sulla edizione settimanale dell'Osservatore
Romano, del 10 maggio 1985, a pag. 7.
91 Vedasi al riguardo il
quaderno della Executive Intelligence Review intitolato The Ugly Truth
about A.D.L. («La brutta verità sull'A.D.L.»), Washington 1992, nonché il
volume della stessa editrice Dope Inc, specialmente alle pagg. 502 e ss.,
603 e ss. L'A.D.L. è il braccio operativo del B'nai
B'rith.
92 Cfr. Y. Moncomble, Le pouvoir de la drogue
dans la politique mondiale («Il potere della droga e la politica mondiale»),
Parigi 1990, pag. 95 e ss., e in particolare pag. 99.
93 Cfr. E. Ratier, Mystères et secrets du B'nai
B'rith («Misteri e segreti del B'nai B'rith»), Facta Ed., Parigi 1993, pag.
105 e ss.
94 Tante sono le condanne
contate da Padre Esposito, che riporta i dati di questa sua ricerca su
Jesus, dell'ottobre 1988.
95 Cfr. 30 Giorni, del
4 aprile 1995, pag. 33.
96 Sigla di Loggia ANFI,
matricola 14/005.
97 Sigla di Loggia VINO,
matricola 43652/21.
98 Cfr. P. R. Esposito, op. cit., pag. 335. In
quel volume, al capitolo IX, Padre Esposito sottolinea la matrice e
l'ispirazione massoniche del Rotary.
99 Ibid., pagg. 348 e
349.
100 Vedasi il supplemento al
nº 1 del 1995 del detto Notiziario della Buona Volontà
Mondiale.
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