mercoledì 10 aprile 2013

don curzio - IL MESSIANISMO TERRENO - dall'apocalittittica al mondialismo ebraico/sionista

IL MESSIANISMO TERRENO
Dall’Apocalittica al Mondialismo ebraico/sionista
d. CURZIO NITOGLIA
4 luglio 2012
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«Chi vuol far Teologia non può ignorare il problema ebraico
e chi fa politica non può non ricorrere alla Teologia».
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Letteratura Apocalittica
● L’Apocalittica non è da confondersi con l’Apocalisse di San Giovanni, che «nel XVIII secolo fu uno dei maggiori bersagli della critica antireligiosa dell’Illuminismo intellettualistico». La Letteratura Apocalittica è il «complesso di scritti pseudonimi giudaici, sorti tra il sec. II a. C. e il sec. II d. C. ». L’Apocalittica nasce al tempo in cui l’Ellenismo pagano trionfa in Israele, che è oppresso e il Tempio viene profanato (168-164 a. C.). Poi dopo il successo di Antioco Epifane (+ 164 a. C.), la conquista della Giudea da parte di Roma con Pompeo (63 a. C.) e la distruzione del Tempio con Tito (70 d. C.) e della Giudea con Adriano (135 d. C.) si accende sempre più la speranza della riscossa nazionale giudaica, sotto la guida dei “falsi profeti” predetti da Gesù. L’Apocalittica apocrifa, per rafforzare questo revanscismo nazionalistico, si serve dei Profeti canonici dell’Antico Testamento e li arricchisce di predizioni immaginifiche che descrivono il trionfo di Israele sui Pagani o non-Ebrei (gojim): «Israele sarà liberato e vendicato, e, guidato da Jahweh e dal suo Messia, si satollerà nella pace e nell’abbondanza; le 12 Tribù torneranno per imperare sulle Genti domate e calpestate». L’Apocalittica apocrifa giudaica ha un carattere eminentemente “esoterico” ed è attribuita comunemente agli Esseni. Monsignor Antonino Romeo scrive che la materia dell’Apocalittica è ideologica, politica ed escatologica, essa tratta «della finale rivincita divina sulle forze del male trionfanti attualmente; della vendetta sulle Genti e della restaurazione gloriosa di Israele. […]. Il Regno di Dio riveste generalmente l’aspetto nazionalistico-terreno: schiacciante rivincita di Israele, colmo per sempre di prosperità e di dominio». Il regno di Israele o del Messia, che coincide con la Nazione giudaica, “sarà di questo mondo, […], e riporterà l’Eden quaggiù. In tale concezione giudaica, la persona umana conta ben poco: Israele diventa realtà assoluta e trascendente, la redenzione è collettiva anziché individuale, anzi cosmica più che antropologica. […]. Il Messia è rappresentato come un re ed un eroe militante. […]. Mai il Messia è intravisto come redentore spirituale, espiatore dei peccati del mondo ” . In breve «il tema supremo appare in funzione esclusiva della glorificazione di Israele, la ‘fede’ è l’impaziente attesa della bramata vendetta sulle Genti. L’aspirazione all’unione con Dio, l’amore di Dio e del prossimo esulano completamente da questi scritti Apocalittici, che fomentano la passione di rivincita e di dominio mondiale. […]. Verso le Genti gli Apocalittici sono implacabili: ogni compassione per loro passerebbe per debolezza di fede. […]. I ‘veggenti’ dell’Apocalittica infieriscono, con voluttà feroce, con odio insaziabile. Le “apocalissi” assumono un posto decisivo nell’astiosa propaganda contro le Genti; sono ordigni di guerra […]; al contrario del Vangelo (Mt. VI, 34), la religione apocalittica ha un solo cruccio e ansia: l’Avvenire […] gli Imperi delle Genti si annienteranno a vicenda finché il dominio universale non passerà a Israele». Ne consegue «il particolarismo giudaico, condannato dal Vangelo. Il più ambizioso nazionalismo vi rincara le sue pretese. Le Genti vi sono più disprezzate ed odiate che mai: il fosso tra Israele ed esse si trasforma in abisso». Secondo alcuni esegeti (J. Klausner) l’Apocalittica “funge da collegamento tra il Vecchio Testamento e il Talmud” e il “suo esoterismo l’accosta alla Cabala” (Romeo/Spadafora, cit.). Tuttavia, specifica monsignor Romeo, «l’Apocalittica ha falsificato il Vecchio Testamento e, abbassando l’ideale messianico dei Profeti, ha ostruito le vie al Vangelo, ha predisposto i Giudei a respingere Gesù. Presentando un Messia che ridona a Israele l’indipendenza politica e gli procura il dominio universale, l’Apocalittica accentuò il particolarismo nazionalistico e spinse Israele alla ribellione contro Cristo e contro Roma, quindi al disastro».
● Monsignor FRANCESCO SPADAFORA qualifica l’Apocalittica come «odio atroce conto i Gentili, morbosa attesa della rivoluzione e della liberazione futura di Israele. All’Apocalittica si deve la formazione del più acceso nazionalismo ebraico, che sfocerà nella ribellione all’Impero romano. Tramite essa si spiega la fiducia cieca dei Giudei per straordinarie rivincite nazionali vaticinate dai ‘falsi profeti’».
● L’Abate GIUSEPPE RICCIOTTI scrive: «ai veri ‘Profeti’ dell’Antico Testamento erano succeduti i falsi ‘veggenti’ dell’Apocalittica: i Rabbini, gli Scribi e i Farisei; ma l’opera di costoro non poteva sostituire adeguatamente quella dei primi. […]. Il Profeta, sotto l’azione dello Spirito Santo, era una “fonte di acque vive” (Ger. II, 13), lo scriba incanalava quelle acque facendole confluire nello stagno della casuistica. […]. I Profeti avevano parlato condizionatamente, e in particolar modo avevano annunciato le grandi promesse di Dio al popolo d’Israele in dipendenza dell’atteggiamento futuro di costui. L’Apocalittica al contrario non conosce condizioni; ciò che fu vaticinato deve avverarsi infallibilmente».

Messianismo
● Monsignor FRANCESCO SPADAFORA scrive ancora: «il Messianismo è la dottrina sul Messia e il suo Regno o Nuova Alleanza; […] esso costituisce il punto centrale d’incontro (nelle Profezie del Vecchio Testamento) e di opposizione (nella realizzazione: Nuovo Testamento) tra il giudaismo e il cristianesimo». Tutto l’Antico Testamento è proteso a Cristo e al suo Regno. Infatti il Messia «verrà ucciso proprio da Israele, che gli resiste e lo disprezza (Is. LIII, 8 s.), ma che espierà con un lutto nazionale il suo crimine (Zach. XII, 8-13; Mt. XXIV, 30; Jo. XIX, 37)». Il vero Messia, Gesù Cristo, è soprattutto Re spirituale di tutti gli uomini e non di una sola Nazione e quindi non potrà non essere odiato, combattuto e messo a morte dai “falsi profeti” o “veggenti” dell’Apocalittica che dal 170 a. C. aveva cominciato a corrompere la Fede del vero Israele in senso millenaristico, temporalistico, mondialistico e di dominazione universale. Non occorre aspettare “I Protocolli dei Savi di Sion” per conoscere le mire di dominazione dell’Israele infedele, basta leggere i Profeti dell’Antico Testamento inverato dal Nuovo ed Eterno Testamento e corrotto dall’Apocalittica apocrifa dei Farisei, Rabbini, Scribi ed Esseni. Questo è il dramma di Israele: aver seguito nella maggior parte un falso concetto di Messia cosmico, militante e temporale (che è un puro uomo o addirittura una collettività: Israele stesso, “Padrone di questo mondo”) ed aver rifiutato, tranne “una piccola reliquia”, il vero Messia, Salvatore di tutti gli uomini, il cui Impero è universale, definitivo, spirituale e soprattutto proteso nell’al di là, pur iniziando già in questo mondo, anche se imperfettamente. La sua morte in Croce è l’Unico Sacrificio perfetto e senza macchia (“oblatio munda”, Mal. I, 11), che oggi il falso Israele cerca di rimpiazzare con l’olocausto o catastrofe che ha subito a partire da Antico Epifane, poi con Tito, quindi con l’espulsione dalla Spagna ed infine durante la seconda guerra mondiale (la cosiddetta “shoah”). Purtroppo «i Giudei [apocalittici], nonostante la paziente insistenza del Redentore nel rettificare e correggere i loro preconcetti falsi, rimasero fatalmente fuori della salvezza (cfr. Mt. VIII, 1 s.)». Certamente l’Antica Alleanza, «concretata nel patto del Sinai, è l’unica vera religione, ma sfocerà in un’Alleanza più perfetta e definitiva, estesa a tutte le genti; Israele ne sarà il veicolo conduttore; un discendente di Davide ne sarà il realizzatore». Tuttavia «il periodo maccabico orientò i Giudei verso un’interpretazione errata del Messia, che si afferma nella letteratura apocrifa e rabbinica. […]. L’opposizione tra la Rivelazione attuata dal Cristo e la interpretazione giudaica dominante non poteva essere più stridente; essa fu fatale a Israele, che rimase fuori dalla salvezza eterna. […]. Gli israeliti avrebbero preso le idee mitologiche [dell’Apocalittica apocrifa] applicandole alla loro Nazione: lo sconvolgimento cosmico avrebbe rovinato i pagani, mentre avrebbe dato a Israele felicità terrena definitiva».
● Padre ALBERTO VACCARI spiega che «il Messianismo è un concetto proprio delle religioni ebraica e cristiana, punto centrale d’intesa e insieme di opposizione fra di esse, d’intesa quanto alle Profezie dell’Antico testamento, di opposizione quanto all’interpretazione di esse». Mentre per i Profeti dell’A. T. il Messia è una persona, per i veggenti dell’Apocalittica apocrifa è una collettività e precisamente il popolo d’Israele, che conseguirà la prosperità nazionale, il predominio su tutte le altre Nazioni. Inoltre «un Messia morto e risorto, un Messianismo che si era adempiuto in Gesù Cristo, era la nuova Fede che gli Apostoli dovevano predicare a tutto il mondo, cominciando dai Giudei. Ma per questi un Messia messo in croce era uno ‘scandalo’ , come per i Pagani una ‘follia’ (I Cor. I, 23). […]. L’opposizione, che tale predicazione trovò presso la maggior parte della nazione giudaica ha la sua prima radice nel diverso concetto che s’era formato del Messianismo […] mentre il mondo romano accettò il Messia ripudiato dai Giudei. […]. La prima conseguenza della venuta del Messia consiste nel ritorno degli Ebrei, numericamente aumentati, in Palestina e la riedificazione di Gerusalemme e del Tempio».

Conclusione
● Dall’Apocalittica e dalla falsa concezione Messianica seguono i diversi errori, che oggi hanno raggiunto il loro vertice e il dominio pressoché mondiale, ma che prelude alla catastrofe universale:
  • 1°) la “Riscossa nazionale” di Israele è il Fine ultimo dell’Apocalittica e del Messianismo rabbinico;
  • 2°) i “falsi profeti” dell’Apocalittica messianistica temporale sono le figure di tutti gli “eresiarchi” che verranno nel corso dei tempi sino alla fine del mondo;
  • 3°) il trionfo spietato e senza misericordia di Israele sui non-Ebrei è parte integrante dell’Apocalittica, che è il cuore del Giudaismo rabbinico talmudico/cabalistico post-biblico;
  • 4°) l’Impero d’Israele sarà mondiale e dispotico sui ‘non-Ebrei’ assimilati a “bestie parlanti”;
  • 5°) il tutto è condito da un nazionalismo terreno esasperato che porta al particolarismo, al culto della razza ebraica e quindi al disprezzo dei gojim, ossia al razzismo più radicale;
  • 6°) l’Apocalittica o il Giudaismo rabbinico post-biblico non crede all’al di là, ma vuole portare il “cielo” in terra e non la terra in Cielo: Israele è il “Re di questo mondo”;
  • 7°) il sogno di riportare l’Eden in terra lo si ritrova nel corso della storia nelle varie eresie millenaristiche, gnostiche, gioachimite, socialistiche, scientistiche, le quali hanno – invece – reso la terra un “inferno”;
  • 8°) Israele è una realtà assoluta e trascendente, che prende il posto di Dio, è in breve una sorta di “pan-teismo” in cui il “tutto” (“pan”) è “solo” Israele (“giudeo-teismo”);
  • 9°) l’uomo singolo non conta nulla: ecco la via aperta al totalitarismo o al collettivismo marxista;
  • 10°) inoltre l’Apocalittica del rabbinismo giudaico talmudico è tutta protesa verso “l’Avvenire”, come nel socialismo e questo spiega la natura essenzialmente socialistica del sionismo fondato sui kibbutz, per cui i teo/conservatori che vogliono vedere nello Stato d’Israele l’antemurale del comunismo prendono “lucciole per lanterne”;
  • 11°) il Messia del giudaismo rabbinico è un Messia militante e guerriero, che assicurerà a Israele la vittoria e la vendetta più spietata sui gojim, ossia sui ‘non-Ebrei’, sia Gentili che Cristiani;
  • 12°) l’amore di Dio e del prossimo propter Deum, che è l’anima dell’Antico e del Nuovo Testamento, sono totalmente assenti nell’Apocalittica messianistica del giudaismo post-biblico e vengono rimpiazzati dalla sete di dominio universale e imperialistico schiavista, che nulla ha a che veder con il sano “colonialismo” civilizzatore e missionario del Cristianesimo;
  • 13°) in breve l’Apocalittica è un “ordigno bellico” (A. Romeo), che ci sta portando verso la terza guerra mondiale. Infatti la storia, che è la “maestra” meno ascoltata dagli uomini, ci insegna che l’Apocalittica ha scatenato le rivolte giudaiche contro Roma (63 d. C.) con la conseguente reazione di quest’ultima e la distruzione prima del Tempio di Gerusalemme (70), poi della Giudea (135) e le varie “catastrofi” (in ebraico “shoah”) che si sono abbattute sul popolo ebraico (1492 espulsione dalla Spagna, 1933-45 “Leggi razziali” anti-giudaiche in quasi tutta l’Europa). A partire dal 2011 si sta attraversando una fase molto più critica che rischia di portare alla catastrofe nucleare e mondiale (v. Iraq, Afghanistan, Siria e Iran);
  • 14°) lo studio dell’Apocalittica sfata la leggenda del Cristianesimo anti-romano. Infatti Roma ha accolto il Vangelo mentre la Giudea si è rivoltata contro i Romani e ne è stata distrutta, per cui non è il Cristianesimo il nemico di Roma, ma il giudaismo rabbinico, come non è stata Roma la persecutrice del Cristianesimo, ma il giudaismo si è servito di alcuni personaggi di Roma (v. Poppea e Nerone) per scatenare le persecuzioni anticristiane;
  • 15°) religiosamente l’Apocalittica è la miglior confutazione dell’ecumenismo o del dialogo giudaico-cristiano; infatti il Messianismo ebraico è l’ostacolo invalicabile dal Cristianesimo e il giudaismo attuale non ha nulla a che vedere con i Profeti dell’Antico Testamento, ma rimanda al Talmud e alla Cabala;
  • 16°) la “fiducia cieca” e fanatica di Israele nella vittoria sulle Genti, fondata sulle “visioni” dell’Apocalittica, spiega la cecità del sionismo a voler oggi (come Bar Kobà la volle nel 130 contro Roma) ad ogni costo una guerra contro Siria e Iran, che è un’incognita anche per Israele e gli Usa;
  • 17°) i “Profeti” dell’Antico Testamento, vere “fonti di acqua viva”, hanno parlato dell’Alleanza di Dio con il popolo di Israele al condizionale, ossia Dio sceglie Israele a condizione che questo Gli resti fedele, se invece Lo tradisce Dio abbandona Israele, mentre i “falsi veggenti” dell’Apocalittica giudaico-rabbinica, vere “fonti screpolate”, ne parlano senza condizioni, perciò, anche se Israele abbandona Dio, Egli mai abbandonerà Israele. La dottrina cattolica applica a Israele ciò che insegna sulle singole anime: “Deus non deserit nisi prius deseratur”; solo se viene abbandonato, Dio abbandona l’anima o il popolo che si è scelto. Quindi il “Vecchio Patto” con Israele era condizionato e siccome Israele ha rifiutato il vero Messia, Gesù Cristo, Dio lo ha abbandonato ed ha stretto una “Nuova ed Eterna Alleanza” con tutti i popoli (Gentili e “la piccola reliquia” del vero Israele fedele a Mosè, ai Profeti e a Cristo-Dio). Per cui “i doni di Dio sono senza pentimento” da parte di Dio, ma da parte dell’uomo o dei popoli essi possono essere rifiutati ed allora Dio abbandona chi Lo tradisce. Come si vede, questa paradossale teoria dell’elezione incondizionata ed assoluta di Israele è stata ripresa dal Concilio Vaticano II nel senso dell’Apocalittica rabbinica e in rottura con la Tradizione apostolica. Si pensi alla concezione del “Messia cosmico” e non Salvatore degli uomini (Messianismo antropologico) propria dell’Apocalittica rabbinica e ripresa da Teillhard de Chardin, il Padre della “Nuova Teologia” del Concilio Vaticano II, con la teoria del “Cristo cosmico”;
  • 18°) tra Cristianesimo e giudaismo post-biblico vi è un contrasto che più stridente non è possibile immaginare: Gesù Messia e Redentore delle anime di tutti gli uomini è avversato e odiato dall’Apocalittica rabbinica, che vuole un Messia guerriero e temporale, il quale dia soltanto a Israele il dominio su tutto l’universo. Questo contrasto ha portato inevitabilmente il giudaismo rabbinico a mettere in croce Gesù e tale odio permane tra il giudaismo odierno e il Cristianesimo, il quale non cessa di essere perseguitato come lo furono gli Apostoli, i primi cristiani e così sino alla fine del mondo. La questione ebraica è, perciò, soprattutto teologica e non razzistica (v. Antonino Romeo, Francesco Spadafora, Giuseppe Ricciotti e Alberto Vaccari, eminenti esegeti e teologi cattolici, i quali nulla hanno a che vedere con il razzismo biologico) ed ha anche delle conseguenze politiche, economiche ed etniche. Quindi chi vuol far Teologia non può ignorare il problema ebraico e chi fa politica non può non ricorrere alla Teologia;
  • 19°) il sionismo e la conseguente creazione dello Stato d’Israele (1948) sono la teoria e la messa in pratica aggiornata al XX secolo dell’Apocalittica ebraica, che va dal II secolo a. C. al II sec. d. C. Perciò abbracciare il sionismo e riconoscere lo Stato d’Israele non è solo una questione politica, ma soprattutto religiosa con conseguenze politiche. Implicitamente ciò equivale a rigettare Cristo come vero Messia e unico Salvatore di tutti gli uomini ed accettare l’Apocalittica e il falso Messianismo temporale rabbinico, che ha ucciso Gesù e perseguitato la Chiesa;
  • 20°) la questione della “shoah” presentata dal giudaismo Messianico Apocalittico come “Olocausto” non è una semplice questione storica, ma ha una valenza teologica anticristiana e anticristica, dacché vuole rimpiazzare il Sacrificio di Cristo con quello di Israele, nuova “divinità” del mondo contemporaneo. Al contempo e conseguentemente ha una valenza geo-politica che aiuta lo Stato di Israele a conquistare un dominio universale il quale si sta facendo sempre più invadente ed “onnipresente” quale anticipazione prossima del Regno dell’Anticristo finale, preceduto dai vari “anticristi” iniziali.
In un prossimo articolo vedremo le principali fonti e caratteristiche dell’Imperialismo ebraico talmudico e il suo odio razzistico e teologico verso i ‘non-Ebrei’ e specialmente verso i Cristiani.
 
d. CURZIO NITOGLIA
 
4 luglio 2012
 
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