sabato 20 aprile 2013

.. le tappe di una battaglia - lefebvre

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La Fraternità San Pio X e Roma
Le tappe di una battaglia
Conferenza 
di S. Ecc. Mons. Marcel LefebvreFondatore della Fraternità San Pio X
Pubblicata nel n° 55 di Fideliter, gennaio-febbraio 1987



Le tappe di una battaglia:(dalla costituzione della Fraternità alla “giornata di Assisi”,
con un importane richiamo al pensiero del Cardinale Ratzinger)
 

Gli errori fondamentali

Dolorosamente colpito dalla prospettiva della riunione dei rappresentanti di tutte le religioni invitati dal Papa a riunirsi ad Assisi, il 27 ottobre, avevo indirizzato una lettera a molti cardinali chiedendo loro di supplicare il Sommo Pontefice di rinunciare a questa vera impostura.

Non si potrà dire che non abbiamo fatto di tutto per tentare di far prendere coscienza della gravità della situazione in cui ci troviamo.

In una predica fatta in Svizzera, avevo evocato i punti principali sui quali la Fede si trova in pericolo ed è contraddetta dal Papa, dai cardinali e dai vescovi in modo generale.

Ormai esistono tre errori fondamentali che, d’origine massonica, sono professati pubblicamente dai modernisti che occupano la Chiesa.
   
    - La sostituzione del Decalogo con i Diritti dell’Uomo. Ormai è il leitmotiv per ricordare la morale: sono i Diritti dell’Uomo che praticamente sono stati sostituiti al Decalogo. Perché l’articolo principale dei Diritti dell’Uomo è soprattutto la libertà religiosa, che è stata voluta in modo particolare dai massoni. Fino ad allora era la religione cattolica ad essere LA religione, le altre religioni erano false. I massoni non volevano più questa esclusività. Bisognava sopprimerla. Allora si è decretata la libertà religiosa.
   
    - Il falso ecumenismo che di fatto stabilisce l’uguaglianza delle religioni. È quello che manifesta concretamente il Papa in ogni occasione. Lui stesso ha detto che l’ecumenismo era uno degli obiettivi principali del suo pontificato, agendo così contro il primo articolo del Credo e contro il primo comandamento della Chiesa. È di una gravità eccezionale.
   
    - Infine, il terzo fatto che oggi è abituale è la negazione della regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo per mezzo della laicizzazione degli Stati. Il Papa ha voluto ed è riuscito praticamente a laicizzare le Società, dunque a sopprimere il regno di Nostro Signore sulle Nazioni.

Se si mettono insieme questi tre cambiamenti fondamentali, che in verità ne fanno uno solo, è davvero la negazione dell’unicità della religione di Nostro Signore Gesù Cristo e di conseguenza del suo regno. E questo perché? A favore di che? Probabilmente di un sentimento religioso universale, di una sorta di sincretismo che mira a riunire tutte le religioni.

La situazione quindi è estremamente grave, perché pare proprio che la realizzazione dell’ideale massonico sia compiuta da Roma stessa, dal Papa e dai cardinali. I massoni lo hanno sempre desiderato e vi pervengono non più da sé, ma grazie agli stessi uomini di Chiesa.

Basta leggere gli articoli scritti da alcuni di loro, o che sono loro vicini, per vedere con che soddisfazione salutano tutta questa trasformazione della Chiesa, questo cambiamento radicale che la Chiesa ha operato a partire dal Concilio e che, anche per loro, era difficilmente concepibile.

La verità evolverebbe col tempo!

Non è solo il Papa ad essere in questione. Il cardinale Ratzinger, che la stampa considera più o meno tradizionale, in effetti è un modernista. Per convincersene basta leggere il suo libro “I principi della teologia cattolica” per conoscere il suo pensiero, quando prova una certa stima per la teoria di Hegel quando scrive: «A partire da lui, essere e tempo si compenetrano sempre più nel pensiero filosofico. L’essere stesso risponde ormai alla nozione di tempo…la verità diventa funzione del tempo; il vero non è puramente e semplicemente, e lo è per un tempo, perché appartiene al divenire della verità, la quale è in quanto diviene».

Che cosa volete che facciamo? Come discutere con chi sostiene un simile ragionamento?

Così la sua reazione non è sorprendente quando gli ho chiesto: «Ma infine, Eminenza, vi è nondimeno contraddizione tra la libertà religiosa e ciò che dice il Sillabo.» «Ma Monsignore, - mi ha risposto - non siamo più ai tempi del Sillabo!» Ogni discussione diventa impossibile.

Ecco ciò che scrive il cardinale Ratzinger nel suo libro, a proposito del testo della Chiesa nel mondo (Gaudium et spes), col titolo: “Il Vangelo e il mondo riguardo alla questione della ricezione del secondo Concilio del Vaticano.” Egli sviluppa le sue argomentazioni su più pagine e precisa: «Se si cerca una diagnosi globale del testo, si potrebbe dire che esso è (in connessione con i testi sulla libertà religiosa e sulle religioni nel mondo) una revisione del Sillabo di Pio IX, una sorta di contro-Sillabo (Dignitatis Humanæ)».

Quindi, egli riconosce che il testo della Chiesa nel mondo, quello della libertà religiosa e quello sui non-cristiani (Nostra Ætate) costituiscono una specie di “contro-Sillabo”. È quello che gli abbiamo detto noi, ma adesso, senza che la cosa sembri disturbarlo, è lui che lo scrive esplicitamente.

E il cardinale prosegue: «Harnack, si sa, ha interpretato il Sillabo come una sfida al suo secolo; la verità è che esso ha tracciato una linea di separazione davanti alle forze determinati del XIX secolo
Quali sono “le forze determinanti del XIX secolo”? Di sicuro la rivoluzione francese con tutta la sua opera di distruzione. Queste “forze determinanti”, il cardinale stesso le definisce come “le concezioni scientifiche e politiche del liberalismo”. E prosegue: «Nella controversia modernista, questa doppia frontiera è stata ancora una volta rinforzata e fortificata».
«Da allora, senza dubbio, sono cambiate molte cose. La nuova politica ecclesiastica di Pio XI instaurò una certa apertura riguardo alla concezione liberale dello Stato. L’esegesi e la storia della Chiesa, con una lotta silenziosa e perseverante, hanno adottato sempre più i postulati della scienza liberale, e dall’altra parte il liberalismo, nel corso dei grandi sconvolgimenti politici del XX secolo, si è trovato nella necessità di accettare delle correzioni notevoli.
«Perciò, dapprima nell’Europa centrale, l’attaccamento unilaterale, condizionato dalla situazione, alle posizioni assunte dalla Chiesa ad iniziativa di Pio IX e di Pio X contro il nuovo periodo della storia aperto dalla rivoluzione francese, era stato in larga misura corretto via facti, ma una nuova determinazione fondamentale dei rapporti con il mondo come si presentava dopo il 1789 mancava ancora.»

Questa determinazione fondamentale sarà quella del Concilio.

«In realtà, - continua il cardinale - nei paesi a forte maggioranza cattolica, regnava ancora largamente l’ottica di prima della rivoluzione: quasi nessuno oggi contesta più che i concordati spagnolo e italiano cercassero di conservare fin troppe cose di una concezione del mondo che da molto tempo non corrispondeva più ai dati reali. Allo stesso modo quasi più nessuno può contestare che a questo attaccamento ad una concezione scaduta dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato corrispondessero degli anacronismi simili nel campo dell’educazione e nell’atteggiamento da assumere riguardo al metodo storico critico moderno.»

Si precisa così il vero spirito del cardinale Ratzinger che aggiunge: «Solo una ricerca minuziosa dei diversi modi in cui le varie parti della Chiesa hanno compiuto la loro accettazione  del mondo moderno poteva districare la rete complessa delle cause che hanno contribuito a dare la sua forma alla costituzione pastorale, ed è solo in questo modo che si potrebbe far luce sul dramma della storia della sua influenza.
«Qui ci accontentiamo di constatare che il testo svolge il compito di un contro-Sillabo nella misura in cui rappresenta un tentativo per la riconciliazione ufficiale della Chiesa con il mondo come era diventato dopo il 1789».

Tutto ciò è chiaro e corrisponde a quello che non abbiamo smesso di affermare. Noi ci rifiutiamo, noi non vogliamo essere gli eredi del 1789!

«Da un lato, solo questa visione chiarisce il complesso del ghetto di cui abbiamo parlato all’inizio; [la Chiesa… un ghetto!] e dall’altro, solo essa permette di capire il senso di questo strano faccia a faccia della Chiesa con il mondo: per “mondo” s’intende, in fondo, lo spirito dei tempi moderni, di fronte al quale la coscienza di gruppo nella Chiesa percepiva se stessa come un soggetto separato che, dopo una guerra ora calda ora fredda, ricercava il dialogo e la cooperazione.»

Siamo costretti a constatare che il cardinale ha perso completamente di vista l’idea dell’Apocalisse sulla lotta fra il vero e l’errore, fra il bene ed il male. Oramai, si cerca il dialogo tra il vero e l’errore. Non si può comprendere la stranezza di questo faccia a faccia tra la Chiesa ed il mondo.

Più avanti, il cardinale definisce così il suo pensiero: «La Chiesa e il mondo, è come il corpo e l’anima.» – «Beninteso, bisogna aggiungere che il clima di tutto il processo era contrassegnato in modo decisivo dalla “Gaudium et spes”. Il sentimento che veramente non doveva più esistere un muro tra la Chiesa e il mondo, che ogni “dualismo”: corpo-anima, Chiesa-mondo, grazia-natura e anche, in fin dei conti, Dio-mondo, fosse nocivo: questo sentimento divenne sempre più una forza distruttiva per l’insieme».

Il cardinale Ratzinger è a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio. Con una simile espressione di pensiero che cosa possiamo sperare per la Chiesa da colui che ciò nonostante ha il compito di difendere la Fede?

Quanto al Papa, in un modo diverso, egli ha lo stesso spirito. Senza dubbio è polacco, ma il fondamento delle idee è il medesimo. Sono gli stessi principi, la stessa formazione ad animarlo. Ed è questa la ragione per cui non provano né vergogna , né orrore facendo quello che fanno, mentre noi, noi ne siamo spaventati. La religione, come l’abbiamo vista nel liberalismo, nel modernismo, sarebbe un sentimento interiore.

Così, fin dal giorno in cui, a dispetto del diritto, siamo stati colpiti da Mons. Mamie, sostenuto da Roma, noi non ne abbiamo tenuto conto e apparentemente abbiamo disobbedito. Ma, era nostro dovere disobbedire, perché ci si voleva collocare nello spirito del 1789, lo spirito del liberalismo, lo spirito del contro-Sillabo. Noi ci siamo rifiutati e continuiamo a rifiutarci. Sono questi uomini, come il cardinale Villot imbevuto di questo liberalismo, è questa Roma liberale che ci hanno condannato. Ma agendo così essi hanno condannato la Tradizione, la Verità.

Noi abbiamo rifiutato questa condanna perché la consideriamo nulla e ispirata dallo spirito modernista. Ciò che facciamo e che continuiamo a fare non è altro che operare alla salvaguardia della Tradizione. Quindi ci siamo trovati in una situazione di apparente disobbedienza legale, ma abbiamo continuato a ordinare sacerdoti, a dare sacerdoti ai fedeli per la salvezza delle loro anime. Questi hanno esercitato ed esercitano il loro ministero sempre sotto una parvenza di disobbedienza alla lettera della legge. E continueremo finché il Buon Dio lo riterrà utile.

Non siamo noi che creiamo questa situazione della Chiesa, la quale si aggrava sempre più in condizioni stupefacenti. Nessuno avrebbe potuto immaginare dieci anni fa, prima dell’avvento di Papa Giovanni Paolo II, che un Sommo Pontefice un giorno avrebbe fatto questa cerimonia di Assisi. L’idea stessa non sarebbe mai venuta. Nessuno avrebbe pensato che egli sarebbe andato alla Sinagoga e vi avrebbe tenuto quel discorso abominevole. Nessuno l’avrebbe immaginato. Così come non si sarebbe mai potuto concepire ciò che ha fatto in India. Tutto ciò sarebbe parso inconcepibile.

Noi vogliamo continuare la Chiesa

Allora, noi che siamo innestati nella Chiesa, che abbiamo ricevuto le approvazioni ufficiali dalla Chiesa, noi vogliamo continuare la Chiesa, continuare il Sacerdozio, salvare le anime.

Che mi si intenda bene, io non affermo che la Fraternità sia la Chiesa, ma noi siamo della Chiesa, come lo sono stati i Sulpiziani, i Lazzaristi, le Missioni straniere e tanti altri. Siamo stati riconosciuti come tali e lo restiamo. Non vogliamo cambiare.

Vi è solo una Chiesa, di cui siamo un ramo potente, pieno di linfa, approvato assolutamente dalla Chiesa, come un tempo lo sono state le altre Società che adesso – ahimè - stanno in gran parte morendo di morte naturale.

La Fraternità Sacerdotale San Pio X è stata suscitata, crediamo,  provvidenzialmente dal Buon Dio per essere un faro, una luce nel mondo intero allo scopo di salvare il vero Sacerdozio  il vero Sacrificio della Messa, la Dottrina, la Tradizione della Chiesa e la Verità per portare la salvezza alle anime. Viviamo in un tempo veramente eccezionale e, pensiamo, apocalittico, e dobbiamo supplicare il Buon Dio, pregare San Pio X nostro patrono, per ricevere le grazie che ci fortifichino.

Il Buon Dio mi ha quasi costretto a fondare la Fraternità, a realizzare quest’opera, che nel suo sviluppo sembra proprio aver ricevuto la Sua benedizione. Negare questo, sarebbe negare l’evidenza. Tutti possono constatarlo.

Molti dei nostri sacerdoti ora hanno più di otto, dieci anni di sacerdozio e il numero di cattolici che gravitano intorno a loro e sono felici di averli è notevole. Quante volte ricevo delle lettere o dei complimenti quando passo nei priorati: «Ah, Monsignore, i suoi sacerdoti! Per fortuna che abbiamo i suoi sacerdoti! Quanto bene ci fanno. Ci aiutano noi, e aiutano le nostre famiglie, a rimanere cattolici. Quanto ve ne siamo grati!»

Come non constatare l’azione della Provvidenza quando si vedono queste vocazioni che vengono da ogni parte, e questo malgrado gli attacchi e le azioni sovversive per tentare di demolirci. Non v’è dubbio, il diavolo fa tutto ciò che è in suo potere per dividerci, per disgregarci, è chiaro. Sfortunatamente, in una certa misura, ci è riuscito: sono troppi quelli che ci hanno abbandonato. In quindici anni io ho ordinato trecentosei sacerdoti, di cui cinquantasei per le comunità o i monasteri amici. Naturalmente nei primi anni, non ci sono state molte ordinazioni. Le prime ordinazioni importanti sono cominciate nel 1975. In undici anni, si tratta comunque di una cifra considerevole, e questo malgrado tutte le opposizioni, le persecuzioni contro i nostri seminari, malgrado anche lo scoraggiamento provocato nei seminaristi e che alcuni sono riusciti a distogliere dalla propria vocazione.

Siamo uniti, coraggiosi, siamo saldi, continuiamo. Il Buon Dio ci benedirà certamente. Non dobbiamo temere e tremare, ma rimanere risoluti nel difendere e trasmettere la nostra Fede.

Louis Veuillot diceva: «Due potenze vivono e sono in lotta nel mondo: la Rivelazione e la Rivoluzione».

Noi abbiamo scelto di conservare la Rivelazione, mentre la nuova Chiesa conciliare ha scelto la Rivoluzione.

La ragione dei nostri venti anni di lotta sta in questa scelta.

Preghiamo, domandiamo alla Santissima Vergine, alla nostra Regina, cui la nostra Fraternità è consacrata, di aiutarci.

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