La càbala
esoterica anima del modernismo
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d. CURZIO
NITOGLIA
17 maggio
2011
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I Parte
COS’È LA CÀBALA?
La
Storia umana è composta sostanzialmente da due correnti di pensiero cui
tutte le altre sono riconducibili come mutazioni accidentali. La prima è
la Tradizione cattolica, rivelata da Dio ad Adamo ai Patriarchi ed a Mosè,
conservata e tramandata dall'antica Sinagoga mosaica, (vera Chiesa di Dio
nell'Antico Testamento), non pervertita dai Rabbini e dai Farisei. La seconda è
la càbala falsa e spuria o gnosi, che trae origine dalla Tradizione cattolica,
essa fu pervertita in seguito dalla malizia dell'uomo tentato da Lucifero; il
“Non serviam” e l'“Eritis sicut dii” costituiscono infatti il
cuore della gnosi o càbala spuria.
la
Tradizione cattolica si fonda sull'essere, su ciò che è immutabile,
sull'atto. La càbala spuria invece, si basa sul divenire, sul mutamento,
sull'evoluzione e sul mito del progresso all'infinito: Dio perciò non è, ma
si fa o diviene. Da qui nasce l'opposizione “per diametrum” di due modi
di vita: quello cattolico, che è contemplativo, per cui l'uomo mediante
l'intelletto e la volontà cerca di conoscere ed amare Dio, e quello
cabalistico-gnostico, che è soprattutto magico, pratico e tecnico. Il mondo
odierno, quasi completamente cabalizzato, ha reso l'uomo schiavo e “meccanico”,
soltanto intento ad agire, a fare, ad affannarsi per produrre, e del tutto
incapace di contemplare con amore l'Atto puro. Con la càbala spuria
(rabbinico-farisaica) la creatura (come già Lucifero) ha la presunzione di farsi
eguale a Dio con il proprio sforzo e mediante una tecnica o “conoscenza”
(gnosis). Non è Dio che salva gratuitamente, per sua pura misericordia,
ma è l'uomo che è il perfezionamento e il punto omega verso il quale “dio”
tende panteisticamente. La càbala spuria si basa sulle tre concupiscenze:
l'amore disordinato dei piaceri sensibili, dei beni perituri e materiali, e di
se stessi. la Tradizione cattolica invece si fonda sullo spirito dei Consigli
evangelici: amore della sofferenza, distacco dai beni di questo mondo e
disprezzo di se stessi accettando i propri limiti, per essere sollevati da Dio a
partecipare della sua vita intima e divina in maniera finita, quale conviene ad
una creatura, mediante la grazia santificante che è “semen gloriae et
incohatio vitae aeternae” (s. Tommaso d’Aquino). S. Agostino ci insegna che
“La Città di Satana è formata da coloro che amano se stessi fino a disprezzare
Dio; la Città di Dio al contrario da coloro che per amor di Dio disprezzano se
stessi”.
La Tradizione cattolica
e la ‘contro-tradizione’ cabalistica
Dio, tramite la Rivelazione, ha trasmesso
all'umanità, fin dal primo uomo, la Verità sui misteri della sua vita intima
(cf. Somma Teologica, II-II, q. 2, a. 7). Però la Rivelazione orale
primordiale comunicata da Dio ad Adamo fu deformata e falsificata dalla
ribellione e dalla malizia dell'uomo. «Purtroppo dalla tradizione orale giudaica
(...), sotto l'istigazione dello spirito del male, prese origine una tradizione
spuria, quella gnostico cabalistica (...). Si parte da un “dio”
indeterminato... contenente in sé i contrari (...male e bene...) che diviene
mondo ed uomo. L'uomo, nella concezione gnostico-cabalistica, sarebbe il culmine
del processo emanativo dell'universo» (J. Meinvielle, Influsso dello
gnosticismo ebraico in ambiente cristiano, Sacra Fraternitas Aurigarum, Roma
1988, p. 14). Per la Tradizione vera (cattolica), l'uomo, con un atto di Fede o
di sicuro assenso dell'intelletto all'insegnamento di Dio, può conoscere i
misteri che Dio ha voluto rivelare, mentre, per la falsa tradizione
gnostico-cabalistica, l'uomo non si conforma e non aderisce alla realtà ma la
elabora e mondo e “dio” sono la stessa cosa (il Panteismo).
Definizione della
càbala
La càbala è una scienza “acroamatica” o
esoterica, aggettivo che qualifica ogni scienza segreta presso gli
antichi, che s'insegnava ai soli iniziati. L'aggettivo opposto è essoterico o
exoterico: al di fuori, pubblico, non segreto. L'aggettivo “acroamatico” o
esoterico designa perciò ogni scienza misteriosa che bisogna spiegare a
viva voce e che non si può imparare sui libri.
Tradizione cattolica e
càbala spuria a confronto
Don Julio Meinvielle a pag. 28 del suo libro
Influsso ebraico in ambiente cristiano, Roma 1988, riproduce uno
specchietto che riporto qui sotto, in cui mette a confronto, le due tradizioni:
quella vera e quella falsa.
tradizione
cattolica:
a) Esistenza di un Dio personale, intelligente e
libero, trascendente il mondo.
b) Dio, causa l'esistenza dell'uomo e del mondo,
senza nulla presupporre.
c) Dio offre all'uomo la “divinizzazione”, dandogli,
per grazia, un destino che supera tutte le esigenze proprie dell'essere creato e
creabile.
d) L'uomo - perduta la sua primitiva
“divinizzazione” - può ricuperarla aderendo a Gesù Cristo, Dio fatto uomo, il
quale, in virtù della sua passione, morte e resurrezione gli restituisce la
grazia divina.
e) Gesù Cristo ha istituito nella Chiesa, il suo
corpo mistico, un mezzo di salvezza dell'uomo, il quale, di per sé, viene
all'esistenza nello stato di creatura e, ormai, di peccato, incline alla
rovina.
càbala
spuria:
a)
Immanenza e risoluzione di Dio nel mondo. Ateismo o panteismo che
divinizza il mondo o fa del mondo l'apparenza della stessa
divinità.
b)
Il mondo e l'uomo sono emanazioni della sostanza della
divinità.
c)
L'uomo è divino in forza della propria natura. L'uomo è
Dio.
d)
L'uomo trae la propria divinità da se stesso, ma Gesù Cristo può indicargliene
la strada. L'uomo è gnostico di per sé. Gesù Cristo, primo gnostico, è un
paradigma della glorificazione dell'uomo.
e)
L'uomo si salva da solo consegnandosi alla libera autonomia della sua realtà
interiore, che è divina. Non ha bisogno della Chiesa, ancor meno di una Chiesa
contrapposta al peccato e alla sua organizzazione mondana».
Anche Vittorio Messori nel suo
libro Pensare la storia, ed. Paoline, Milano 1992, alle pagine 174-175,
ci propone uno specchietto, tratto dallo scrittore Umberto Eco, che sarà
interessante esaminare: «Qualcuno ha detto... che la storia dell'Occidente è la
storia dei tentativi della mentalità gnostica di contrastare il cristianesimo o
di inquinarlo dall'interno. (...) Diamo dunque lo “specchietto” preparato da
Umberto Eco...
Modello
generale:
Cristianesimo: conquista
i popoli. Gnosticismo: conquista le élites.
Cr.:
è pubblico. Gn.: è segreto.
Cr.:
promette progresso. Gn.: promette ritorno alle origini.
Cr.:
è pensiero storico. Gn.: è pensiero antistorico.
Cr.:
il tempo fa parte della Redenzione. Gn.: il tempo è un errore della
creazione.
Cr.:
è religioso, ma sopporta la laicizzazione. Gn.: può presentarsi come
laico, ma è ineliminabilmente religioso.
Dio e il
mondo:
Cr.: Dio è unità e non
contraddizione. Gn.: Dualismo.
Cr.:
Dio è diverso dall'uomo. Gn.: unità di Dio e dell'uomo.
Cr.:
Dio ama il mondo. Gn.: Dio odia il mondo.
Cr.:
benché inconoscibile, Dio è in qualche modo razionalmente comprensibile.
Gn.: Dio è inconoscibile, la ragione non può conoscerlo ma solo
l'illuminazione mistica e il mito o il simbolo.
Cr.:
il mondo è buono. Gn.: il mondo è cattivo.
Cr.:
Gesù si incarna, la carne risorgerà. Gn.: la carne va
disprezzata.
Il Male:
Cr.: il Male è un
accidente della creazione. Gn.: il Male è parte di Dio e del
mondo.
Cr.:
il Male è un accidente della libertà umana. Gn.: l'uomo non è
responsabile del Male.
Cr.:
bisogna rifuggire dal Male. Gn.: bisogna conoscere il Male, praticarlo
per vincerlo.
Conoscenza:
Cr.: la storia come
Redenzione. Gn.: la storia come progressiva caduta.
Cr.:
la redenzione è nel futuro. Gn.: la verità è ineffabile.
Cr.:
la verità è pubblica. Gn.: la verità è segreta.
Cr.: Aut-aut, tertium non datur.
Gn.: i contrari sono veri.
Cr.:
teologia come discorso razionale. Gn.: teologia come racconto
mitico.
Salvezza:
Cr.: possiamo liberarci
dal peccato e chiunque lo può fare. Gn.: solo gli eletti si liberano dal
peccato.
Cr.:
la salvezza non richiede una conoscenza difficile. Tutti possono capire
l'essenziale per salvarsi. Gn.: solo pochi possono raggiungere la
salvezza. Salvezza è iniziazione, conoscenza difficile.
Cr.:
i poveri di spirito si salvano, anche gli schiavi. Gn.: solo i migliori
si salvano.
Cr.:
la teologia rende esplicito il lume naturale posseduto da ogni uomo. Gn.:
la salvezza è un segreto riservato a pochi.
Cr.:
spirito missionario della Chiesa. Gn.: spirito settario della gnosi.
Cr.:
salvezza è tornare a Dio. Gn.: salvezza è ridiventare Dio».
Il tentativo della càbala pervertita di distruggere il
Cristianesimo
Due sono gli errori fondamentali
su cui si fonda la càbala spuria e pervertita: 1°) Dio ha un'esistenza
indeterminata tra l'essere e il non essere, tra il bene e il male.
2°) Dio si realizza soltanto nell'universo e nell'uomo, i quali,
essendo un'emanazione necessaria di Dio, lo completano e lo perfezionano. Perciò
l'uomo è divino (culto dell'Uomo). La càbala che è la perversione della
Rivelazione data da Dio al popolo eletto, cerca di pervertire anche il
cristianesimo appena nato. «Vi sono giudei che cercano di distruggere il
cristianesimo dall'esterno, perseguitando Cristo e i cristiani; altri
dall'interno, corrompendolo [si fieri potest] con la càbala. Quest'ultimo
tentativo produce il fenomeno dello “Gnosticismo cristiano”. Come tentarono di
distruggere il messaggio mosaico della Rivelazione divina, così tenteranno di
distruggere anche il cristianesimo» (J. Meinvielle, op. cit., p. 101).
Per distruggere il cristianesimo bisognava svuotarlo dall'interno: è l'opera
degli gnostici. “Lo Gnosticismo è l'intento di rendere giudaico o cabalistico il
cristianesimo” (op. cit. p. 102). Lo Gnosticismo cristiano, come pure
quello giudaico si caratterizza per alcuni dei seguenti errori: monismo e
dualismo. Nello Gnosticismo cristiano come nella càbala, vi è un monismo
di fondo. Ogni sostanza materiale o spirituale, buona o cattiva, emana da un
principio unico, il Tutto (“Pleroma” per gli gnostici, “En sof” per i
cabalisti). La dottrina cattolica condanna tale monismo panteista in quanto essa
confessa la distinzione reale tra l'essere di Dio (increato) e l'essere della
creatura (finito) ([i]). Però assieme a tale monismo panteista,
troviamo anche un certo dualismo, in quanto la materia è considerata cattiva. La
malvagità della materia deriva da un unico principio che racchiude in sé il
regno del bene e del male (càbala), oppure da due “dèi”, uno buono e uno cattivo
(Manicheismo). “Fallito il tentativo di giudaizzare o cabalizzare il
cristianesimo alla radice e nella sua natura, lasciando soltanto l'apparenza di
esso, non mancarono dei giudei per un compito più ridotto, come è quello di
attaccare qualche dogma. Da qui le varie eresie trinitarie e cristologiche che
si susseguono a partire dall'arianesimo” (J. Meinvielle, op. cit., p.
123).
Epilogo
Per riassumere il tutto, la
càbala racchiude quattro idee fondamentali:
1) Dio coincide col
nulla, esce dal nulla;
2) questo nulla si muta
nel mondo e nell'uomo;
3) il male è in Dio;
4) il vertice di Dio,
perfettamente ultimato, è l'Uomo con la “U” maiuscola (cf. G. Scholem, Le
grandi correnti della mistica ebraica, Il Melangolo, Genova 1990, pp. 15 -
51).
Per la dottrina cattolica Dio è
un Essere personale e trascendente che, liberamente e per sua pura bontà, crea
dal nulla tutto l'universo. Secondo la càbala invece Dio, uscendo
dall'indeterminato o dal nulla, evolve sino a diventare l'Uomo che è “dio”
realizzato ed ultimato. Bisogna specificare che tale evoluzione è
ascendente per gli gnostici moderni (Hegel, Teilhard), vale a dire tende
sempre al meglio; mentre era discendente per gli antichi che vedevano
l'emanazione del mondo da Dio (panteismo-acosmista) come una degradazione di Dio
fino al limite estremo di creatura materiale. «Ricordiamo... le grandi tesi del
pensiero gnosticheggiante. La prima e fondamentale è questa: il mondo, e l'uomo
nel mondo, sono il frutto di una caduta, ... l'intera realtà in cui ci troviamo
è una realtà d'esilio. A questa prima affermazione ne segue una seconda che ne
rappresenta un curioso rovesciamento. È vero che il mondo è malato... tuttavia
la salvezza c'è già perché, nonostante la frattura incolmabile, esiste qualcuno,
lo gnostico, l'eletto, che è in grado di colmarla. Lo gnostico infatti è...
della stessa sostanza del mondo divino, e come tale capace in forza della sua
originaria divinità di redimersi. Per ritornare al... mondo perfetto dal quale
ci siamo allontanati, è necessario, però, valersi di determinati strumenti.
(...) Esiste una tecnica per ritornare nel Paradiso e questo significa che si
esclude che ci siano aspetti della realtà che non siano in nostro potere e che
perciò si debba aver bisogno di una 'grazia'... per accedere al mondo divino»
(E. Samek Lodovici, Metamorfosi della gnosi, Ares, Milano, 1991, pp. 8 -
9). «Attraversano la storia umana solo due forme fondamentali del pensiero e
della vita: quella cattolica e quella gnostica. (...) La dialettica che agita il
mondo (...) è tra la Chiesa e la Sinagoga [farisaica]. Cristo vince la Sinagoga.
L'èra dei martiri dei primi secoli del cristianesimo, quando la Sinagoga aizzava
il mondo pagano perché si avventasse contro i cristiani, è servita ad irrigare
la semente cristiana, che vigorosa splende con la Chiesa dei Padri e dei
Dottori, tanto al di sopra della Sinagoga, ristrettasi oramai alla vita dei
ghetti. Ma nell'era moderna la Sinagoga si vendica di tale emarginazione e la
càbala penetra nella cristianità e la secolarizza. Attualmente ci troviamo di
fronte a quest’ultimo fenomeno. con la tattica dell'“amicizia” e del “dialogo
giudeo-cristiano”, la sinagoga sta prevalendo sulla Chiesa. (...) La Storia
riunisce nel suo seno, in un'alleanza misteriosa, queste due forze che potranno
risolversi solo in una prospettiva escatologica. Nel tempo, gli uomini (e con
essi la Storia) sono mossi e da Dio e da Satana, e da Cristo e dall'Anticristo,
e dalla Chiesa e dalla Sinagoga (...). Quest'intreccio è presente in ogni
individuo, sia santo sia peccatore. Ogni atto libero di ciascun uomo, in
definitiva cerca Cristo o l'Anticristo. (...) Il progressismo... vuole
racchiudere nella storia il giudizio sulla storia: il mondo cammina verso una
città felice, verso una terza età di felicità e pace!... (...) La teologia
della Storia di S. Agostino e di S. Tommaso, invece, ha visto chiaro che, dopo
l'Avvento di Cristo, non accadrà altro che possa modificare il corso ordinario
degli eventi. (...) Non c'è bisogno di molta sagacia per vedere che da cinque
secoli il mondo sta progredendo nel conformarsi alla tradizione cabalistica. il
mondo dell'Anticristo avanza velocemente. tutto concorre all' unificazione
totalitaria del “figlio della perdizione”. Ecco il successo del progressismo:
il cristianesimo si sta secolarizzando o ateizzando. Come si debbano
adempiere, in questa “età càbalistica” le promesse dell'aiuto dello spirito
divino alla chiesa e come si debba verificare il “Portae inferi non
praevalebunt”... è troppo superiore alla mente umana. La Chiesa iniziò la
sua storia come un seme minuscolo che poi diventò albero frondoso; ebbene essa
può anche ridurre la sua espansione e restringersi ad una realtà molto modesta.
Sappiamo che il “mysterium iniquitatis” è già all'opera; ma non
conosciamo i limiti del suo potere. Tuttavia non è difficile ammettere che la
“Chiesa della pubblicità” che si fregia del nome cattolico possa essere vinta
dal nemico e mutarsi in Chiesa gnostica. È possibile che si abbiano due Chiese:
la “Chiesa della pubblicità”, magnificata dalla propaganda (con vescovi,
sacerdoti e teologi pubblicizzati...; la “Chiesa del silenzio”... con sacerdoti
e vescovi fedeli... sparsi come “pusillus grex” per tutta la terra. (...)
Il Signore ha detto: “Quando verrà il Figlio dell'uomo, troverà Egli la Fede
sulla terra?”. S. Paolo chiama Apostasia universale questa defezione della
Fede, che coinciderà con la manifestazione dell'“uomo dell'iniquità, del
figlio della perdizione”. Apostasia universale appare la secolarizzazione o
ateizzazione totale della vita pubblica e privata che è in corso nel mondo
attuale. L'unica alternativa all'Anticristo sarà Cristo: Cristo lo annullerà
“con il soffio della sua bocca” e così compirà l'atto finale di
liberazione della Storia. ma non è promessa la salvezza delle masse. cristo
salverà, invece, la sua chiesa, “pusillus grex”...» (J. Meinvielle,
op. cit., pagg. 349 - 353). ([ii]). San Pio X nel “Giuramento anti-modernista”
o ‘motu proprio’ Sacrorum Antistitum del 1° settembre 1910 ha definito il
modernismo come “setta segreta” (“clandestinum foedus”). Lo stesso
carattere di segretezza o nascondimento che caratterizza la càbala, lo
ritroviamo nel modernismo classico condannato da S. Pio X nel 1907-1910 e nel
neo-modernismo condannato nel 1950 da Po XII. Vediamo di scoprire le sue tracce.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Note
[i]) «Gli gnostici... rovesciano... il modo di percepire (e il contenuto)
di uno dei concetti più fondamentali del mondo classico, quello di
limite.
Questo concetto infatti passa da
una valutazione positiva (limite è ciò che mi attua, ...) ad una valutazione
negativa (limite è ciò che... mi costringe e che per ciò stesso mi soffoca) »
(E. Samek lodovici, Metamorfosi della gnosi, ed. Ares, Milano 1991, p.
106). La conseguenza del rifiuto del limite sarà l'odio di ogni morale ed etica,
«...un disprezzo profondo per il diritto... per la legge morale in particolare.
Un disprezzo dal quale deriva di fatto per lo gnostico un dualismo sociologico
tra i credenti: da una parte coloro, gli illuminati, che possono compiere
indenni ogni esperienza, anche quelle aberranti, dall'altra, gli altri uomini,
che sono tenuti ad una regola di vita precisa...» (op. cit. pagg. 9 -
10).
[ii]) Jean David Zunner, Adumbratio Cabbalae Christianae, Francoforte
sul Meno, edit. J. Ph. André, 1684, tr. it., Sebastiani, Milano, 1975.
Johannes Reuchlin, De arte cabalistica,
edit. Thomas Anshelm, Pforzeim, 1504, tr. it., Opus Libri, Firenze, 1995.
II
Parte
LA CÀBALA ANIMA DEL
MODERNISMO
Il Concilio Vaticano II e la càbala
● Gaudium et spes n° 12
recita: «tutte le cose che esistono su questa terra sono ordinate e
finalizzate all’uomo come al loro centro e fine», si potrebbe intendere
questa pericope in maniera ortodossa, qualora tutte le cose inanimate, vegetali
ed animali fossero ordinate all’uomo e questi a Dio, ma Gaudium et spes
n° 24 specifica che «L’uomo su questa terra è la sola creatura che Dio ha
voluto per se stessa (propter seipsam)». Questo errore va letto alla
luce del pancristismo teilhardiano di Gaudium et spes n° 22: «per il
fatto stesso che il Verbo si è incarnato ha unito a Sé ogni uomo». Come
si vede la filosofia della càbala esoterica la si ritrova in pieno in GS 12, 22
e 24
Paolo VI
● Durante “l’omelia nella 9a
Sessione del Concilio Vaticano II”, il 7 dicembre del 1965, Papa Montini
giunse a proclamare: «la religione del Dio che si è fatto uomo s’è incontrata
con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Cosa è
avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Tale poteva essere; ma non è
avvenuto. […]. Una simpatia immensa verso ogni uomo ha pervaso
tutto il Concilio. Dategli merito almeno in questo, voi umanisti
moderni, che rifiutate le verità, le quali trascendono la natura delle cose
terrestri, e riconoscete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, più di tutti,
abbiamo il culto dell’uomo»[#]. Paolo VI chiama a “dar merito” a “tutto
il Concilio” di questa “religione [cabalistica esoterica] dell’uomo che si
fa Dio” con le sole sue forze e senza il dono gratuito della grazia santificante
gli “umanisti moderni”, cioè gli atei i quali “rifiutano le verità” di Fede
soprannaturale, che trascendono l’umana ragione. Ma se “tutto il Concilio”, e
non la sua interpretazione azzardata o il suo ‘spirito’, può e deve piacere agli
atei, cabalisti o panteisti, non può piacere ai cristiani, che credono alle
verità soprannaturali rivelate da Dio e distinguono la creatura dal Creatore.
Come si evince da ciò che ha detto Paolo VI, è il testo stesso del
Concilio che è in rottura con la Fede cattolica e come tale non può essere
accettato. Il cuore del “problema dell’ora presente” è propriamente la velleità
di conciliare l’inconciliabile: teocentrismo e antropocentrismo, Messa romana e
‘Novus Ordo Missae’, Tradizione divino-apostolica e càbala come cuore del
Vaticano II.
[#] Enchiridion Vaticanum. Documento del Concilio
Vaticano II. Testo ufficiale e traduzione italiana, Bologna, Edizioni Dehoniane Bologna,
9a ed., 1971, Discorsi e messaggi, pp. [282-283].
Giovanni Paolo II
● Karol Wojtyla nel 1976 da
cardinale, predicando un ritiro spirituale a Paolo VI e ai suoi collaboratori,
pubblicato in italiano sotto il titolo Segno di contraddizione. Meditazioni,
(Milano, Gribaudi, 1977), inizia la meditazione “Cristo svela pienamente
l’uomo all’uomo” (cap. XII, pp. 114-122) con Gaudium et spes n.° 22 e
asserisce: «il testo conciliare, applicando a sua volta la categoria
del mistero all’uomo, spiega il carattere antropologico o perfino
antropocentrico della Rivelazione offerta agli uomini in Cristo. Questa
Rivelazione è concentrata sull’uomo […]. Il Figlio di Dio, attraverso la
sua Incarnazione, si è unito ad ogni uomo, è diventato - come Uomo - uno
di noi. […]. Ecco i punti centrali ai quali si potrebbe ridurre
l’insegnamento conciliare sull’uomo e sul suo mistero» (pp. 115-116). In
breve questo è il succo concentrato dei testi del Vaticano II: culto
dell’uomo, panteismo e antropocentrismo idolatrico, in breve la càbala
segreta. Non lo dico io, ma Karol Wojtyla, alla luce di Paolo VI e del
Concilio pastorale da lui ultimato, ossia gli interpreti ‘autentici’ del
Vaticano II. Inoltre Giovanni Paolo II afferma nella sua prima enciclica (del
1979) ‘Redemptor hominis’ n° 9: «Dio in Lui [Cristo] si avvicina ad
ogni uomo dandogli il tre volte Santo Spirito di Verità» ed ancora
‘Redemptor hominis’ n° 11: «La dignità che ogni uomo ha raggiunto
in Cristo: è questa la dignità dell’adozione divina». Sempre in ‘Redemptor
hominis’ n° 13: «non si tratta dell’uomo astratto, ma reale concreto
storico, si tratta di ciascun uomo, perché […] con ognuno Cristo si è
unito per sempre […]. l’uomo – senza eccezione alcuna – è stato redento da
Cristo, perché, con l’uomo – ciascun uomo senza eccezione alcuna – Cristo è in
qualche modo unito, anche quando l’uomo non è di ciò consapevole […]
mistero [della redenzione] del quale diventa partecipe ciascuno dei quattro
miliardi di uomini viventi sul nostro pianeta, dal momento in cui viene
concepito sotto il cuore della madre». Nella sua seconda enciclica (del
1980) “Dives in misericordia” n.° 1 Giovanni Paolo II afferma: «Mentre le
varie correnti del pensiero umano nel passato e nel presente sono state e
continuano ad essere propense a dividere e persino a contrapporre il
teocentrismo con l’antropocentrismo, la Chiesa [conciliare, ndr] […] cerca di
congiungerli […] in maniera organica e profonda. E questo è uno dei punti
fondamentali, e forse il più importante, del magistero dell’ultimo
Concilio». Nella sua terza enciclica (del 1986) Giovanni Paolo II in
‘Dominum et vivificantem’ n° 50 scrive: «Et Verbum caro factum
est. Il verbo si è unito ad ogni carne [creatura], specialmente all’uomo,
questa è la portata cosmica della redenzione. Dio è immanente al mondo e lo
vivifica dal di dentro. […] l’Incarnazione del Figlio di Dio significa
l’assunzione all’unità con Dio, non solo della natura umana ma in essa, in un
certo senso, di tutto ciò che è carne: di… tutto il mondo visibile e materiale
[…]. il Generato prima di ogni creatura, incarnandosi… si unisce, in qualche
modo con l’intera realtà dell’uomo […] ed in essa con ogni carne, con
tutta la creazione». Tutta l’essenza della càbala spuria ed esoterica
racchiusa nel pensiero di Karol Wojtyla.
Benedetto XVIe il B’nai B’rith
Il 12 maggio 2011 Benedetto XVI
ha ricevuto una delegazione del B’nai B’rith (la massoneria ebraica). Nel
discorso che ha pronunciato ha espresso il desiderio di «dare la comune
testimonianza del nostro profondo credere che ogni uomo è […] dotato
di una inviolabile dignità […] e promuovere i diritti inalienabili della
persona umana». Ora la dottrina cattolica insegna che la dignità o valore
dell’uomo è radicata nella sua natura razionale, fatta per conoscere il vero e
amare il bene. La persona è “degna” solo se conosce il vero e rifiuta il falso,
ama il bene ed evita il male. Se invece aderisce all’errore e fa il male perde
la dignità prossima di persona razionale e libera, la quale non è
“inalienabile”, pur mantenendo solo la dignità remota o radicale della natura
umana. (S. Th., I, q. 29, a. 3; II-II, q. 64, a. 2, ad 3; III, q.
2, a. 2; In I Sent., dist. 25, q. 1, a. 1, ad 7; De
pot., q. 9, a. 2; Quodl., lib. II, a. 9; De ente et essentia,
q. 8; Johannes a Sancto Thoma, Cursus philosophicus, tomo III,
pp. 105-108; Cajetanus, In III, q. 4, a. 2; Bañez, In I, q. 3,
concl. 4; E. Hugon, Cursus philosophiae thomisticae, III vol., Questione
1, aa. 4-6; Leone XIII, Immortale Dei, 1° novembre 1885). Questa dignità
assoluta e inalienabile della persona umana è il culto dell’Uomo proprio della
càbala e dell’esoterismo massonico e modernistico.
Cos’è il B’nai B’rith
Emmanuel Ratier ci presenta uno
studio molto interessante sul “B'naï B’rith” (1). Su questo argomento non era stato scritto
ancora nulla di così completo, dettagliato e nello stesso tempo ben documentato.
Era infatti molto difficile poter parlare del “B’naï B’rith”, poiché riguardo a
quest’associazione non si trovava nulla, di “esposto al pubblico”. Nulla,
neppure alla Biblioteca Nazionale di Parigi, tranne tre modesti fascicoli del
1932. Tuttavia, secondo l'“Encyclopedia Judaica” (1970), il “B’naï
B’rith” costituisce “la più antica e la più numerosa organizzazione giudaica di
mutuo soccorso, organizzata in logge ed in capitoli in 45 nazioni. Il numero
totale dei membri è di circa 500.000…”. Strano che un'associazione così
importante, fondata negli Usa nel 1843, non abbia mai pubblicato nulla su di sé…
Se si consulta la collezione delle riviste, che per legge devono essere esposte
in quattro esemplari alla Biblioteca Nazionale ogni volta che appaiono, si
constata che il “B'naï B’rith” non ha mai effettuato tale deposito, pur
essendone obbligato per legge. Malgrado questa precauzione, l'Autore dello
studio presentato dal Ratier, ha potuto consultare una certa parte delle
pubblicazioni del “B'naï B’rith” americano ed europeo.
Fondazione
Il 13 ottobre 1843 il “B’naï
B’rith” fu fondato al Caffè Sinsheimer, nel quartiere di Wall Street, a New
York. Allora fu chiamato “Bundes-Brueder” (che significa “Lega dei
fratelli”), nome tedesco a causa dell'origine dei fondatori ebrei-tedeschi, che
parlavano soltanto il tedesco o l'yiddish. Il “B’naï B’rith” è pertanto una
delle più antiche associazioni americane ancora esistenti. Il fondatore, Henry
Jones, cercò dei co-fondatori reclutandoli presso la Sinagoga, di cui era uno
dei principali responsabili. Il “B’naï B’rith” stesso riconosce inoltre che
almeno quattro dei suoi fondatori erano massoni (2). L'Ordine del “B’naï B’rith”, per libera
scelta dei fondatori, era riservato ai soli ebrei.
I fondatori volevano creare un
Ordine che avrebbe dovuto essere il mezzo per unire gli ebrei d'America ed
“illuminare” così “come un faro il mondo intero”. Un mese dopo la creazione
dell’Ordine, si decise che la sede sarebbe stata a New York; il locale scelto
per fondare la prima Loggia di New York, non fu una sala della Sinagoga, ma il
tempio massonico situato all'angolo di Oliver Street e Henry Street, proprio per
mostrare la sua origine massonica. I fondatori decisero di cambiare nome
all'associazione, stimando che un Ordine ebraico dovesse avere un nome ebraico.
Conservarono così le iniziali B. B., ma cambiarono il nome dell'Ordine, che da
“Bundes-Brueder” (Lega dei Fratelli) divenne “B’naï B’rith” (Figli
dell'Alleanza). Il motto dell'Ordine era: “Benevolenza, Amore fraterno ed
Armonia”. Si scelse perciò come simbolo dell'Ordine la “menorah”, il candeliere
a sette bracci, che simboleggia appunto la luce.
L'influenza attuale del Bnaï B’rith
Negli Usa le campagne
presidenziali passano inevitabilmente attraverso le assemblee del “B’naï
B’rith”, dove i candidati, sia democratici che repubblicani, vengono a porgere i
loro messaggi di sostegno ad Israele. Per esempio nel 1953 il vice presidente
Richard Nixon fu il principale oratore politico al banchetto della Convenzione,
ed il presidente Dwight Eisenhower inviò un caloroso messaggio d'incoraggiamento
alla Loggia. Eisenhower prese poi parte al banchetto per il 40° anniversario
dell'A. D. L. (Anti-Diffamation League of “B’naï B’rith”), il
“braccio armato” del “B’naï B’rith”. Mentre nel 1963, per i 50 anni dell'A.
D. L., l’invitato d'onore fu il presidente John Kennedy. Alcuni mesi più
tardi anche il nuovo presidente Lyndon Johnson fu invitato dall'Ordine. Per
finire, il presidente del “B’naï B’rith”, Label Katz, incontrò in udienza
privata Giovanni XXIII nel gennaio 1960. Tramite Jules Isaac (membro del “B’naï
B’rith”) l'Ordine ha giocato un ruolo di primo piano nella preparazione del
documento Nostra aetate del Concilio Vaticano II.
il B'naï B'rith e la massoneria
Oggi i membri del “B’naï B’rith”
cercano di non parlare del loro legame con la Massoneria, ma abbiamo già visto
come almeno quattro dei fondatori del “B’naï B’rith” erano massoni, che si
riunivano in templi massonici. Ratier esamina a questo scopo ciò che autori o
riviste massoniche o filomassoniche scrivono del “B’naï B’rith”: Daniel Ligou,
il “Dictionnaire de la franc-maçonnerie” (1932), l'“Almanach
maçonnique de l'Europe”, Jean-Pierre Bayard, la rivista “Globe”,
secondo cui il “B’naï B’rith” è “il ramo ebraico della Massoneria” (3), Daniel Beresniak, la “Guide de la vie
juive en France”, che parla, a proposito del “B’naï B’rith” di “Massoneria
colorata di Giudaismo” (4), ed infine
“Tribune Juive” secondo cui essi (“B’naï B’rith”) progettano di creare un
tipo di “obbedienza massonica riservata ai soli ebrei” (5). Da qualche decennio tuttavia, i dirigenti
del “B’naï B’rith” stanno cercando di non far trasparire la specificità
massonica del loro Ordine.
La regola del segreto
Ufficialmente il “B’naï B’rith”
avrebbe dovuto abbandonare la regola del segreto nel 1920, ma ancora nel 1936
Paul Goldman, presidente della prima Loggia di Londra, parlava, in un articolo
che ne tratteggiava la storia, del segreto o silenzio sulle attività della
Loggia.
Il Ratier spiega inoltre come vi
siano nel “B’naï B’rith” delle “riunioni aperte” cui possono assistere anche i
profani, e le “vere riunioni”, chiuse o segrete, riservate ai soli
fratelli.
Il cardinale del B'naï B'rith
Il 16 novembre 1991, il card.
Albert Decourtray, Arcivescovo di Lione e Primate di Francia, riceveva il Premio
internazionale dell'azione umanitaria del distretto XIX (Europa) del “B’naï
B’rith” (6). Nel discorso pronunciato
per la consegna della medaglia ricordo a Decourtray, Marc Aron, presidente del
“B’naï B’rith” francese, fece un’allusione molto interessante circa
l’evoluzione delle relazioni tra gli ebrei e il Vaticano: “Poi venne Jules
Isaac, un “B’naï B’rith”; il suo incontro con Giovanni XXIII è la punta
dell'iceberg; il Vaticano II, Nostra aetate, le direttive conciliari
per lo sradicamento di ogni concetto antigiudaico nella catechesi e nella
liturgia...” (7).
Il cardinale Augustin Bea
L'attitudine filo-ebraica del
cardinale Augustin Bea gli valse l'accusa di essere un agente segreto del “B’naï
B’rith”. Qualcuno, come ha riassunto Léon de Poncins, ha accusato Bea di essere
d'origine ebrea, si sarebbe chiamato, Béja, o Béhar, ed avrebbe agito nel
Concilio come agente segreto del “B'naï B'rith” (8). Ma non ci sono prove serie di ciò fino ad
ora.
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Note
(1) E. Ratier, Mystères et secrets
du B’nai B’rith, ed. Facta, Paris 1993, tr. it. CLS, Verrua Savoia, (TO),
1996.
(2) E. Ratier, op. cit., pag.
22.
(3) E. Ratier, op. cit., pag.
58.
(4) E. Ratier, op. cit., pag.
59.
(5) Ib. , pag. 59.
(6) Ib., op. cit., pagg. 112-113;
371-381.
(7) Ib., op. cit., pagg. 114;
371-375.
(8) Ib., op. cit., pag.
125.
Massoneria e neo-modernismo
Sappiamo che la radice remota
della massoneria è la càbala spuria. Don Ignazio. Andereggen, ha trattato il
tema dell’influsso del massone Jacob Böhme e di Hegel su Balthasar, che è stato
uno degli ispiratori del Vaticano II e ha esercitato una notevole influenza
sull’ala “conservatrice” del post-concilio, specialmente su Ratzinger. Nel
numero (2/2009) di “Fides Catholica ” p. Paolo Siano dedica un lungo e
profondo articolo (Alcune note su Concilio e post-concilio tra storia,
ermeneutica e Massoneria, pp. 317-382) al suddetto tema. Egli parla degli
incontri tra massoni ed ecclesiastici, specialmente durante il Concilio e
l’epoca di Paolo VI, morto il quale si ha un freno a tale dialogo simpatizzante
e favorito da papa Montini, specialmente grazie all’intervento della Conferenza
Episcopale Tedesca, che nel 1980 ribadì la totale inconciliabilità tra
massoneria e cristianesimo, tesi ripresa dal card. J. Ratzinger in quanto
prefetto della Congregazione per Dottrina della Fede nel 1983 e da
L’Osservatore Romano nel febbraio 1985. Padre Paolo Siano non esita a
parlare di “complotti” nel descrivere ciò che avvenne durante il Vaticano
II[1]. Egli cita Paul Sabatier (+ 1928), un
protestante liberale, che presentò un S. Francesco liberale e modernizzato, il
quale era «un agente di contatto tra i vari esponenti del modernismo italiano e
straniero. Sabatier ammise di servirsi della sua biografia su S. Francesco per
distruggere il senso di obbedienza ecclesiale […]. Tutto ciò viene attestato da
don Lorenzo Bedeschi difensore post-conciliare del modernismo e della massoneria
(Le false “messe nere”, in “Rivista Massonica”, 2/febbraio 1970, Roma,
Soc. Erasmo, pp. 87-89»[2]. Poi l’Autore cita il Fogazzaro il quale
«mette in bocca a certi suoi personaggi il concetto di “Massoneria
cattolica”, ovvero un progetto di rete occulta di propaganda […] del
modernismo […], ovvero l’assunzione della filosofia immanentistica e agnostica
[…]. Dopo l’enciclica antimodernista Pascendi, i massoni italiani
esprimono solidarietà ai modernisti scomunicati; in effetti quello dei
modernisti è un cattolicesimo, accettabile per i massoni»[3]. Michael Novak, il campione dei
teo-conservatori italiani, nel 1966 scriveva che il Vaticano II aveva vendicato
la corrente sotterranea (delle società segrete), censurate assieme ai
suoi filosofi e teologi da oltre un secolo dal Magistero[4]. Infine, p. Siano termina con una carrellata
di citazioni sul come i massoni interpretano il Concilio. La conclusione
dell’articolo è questa: «Il Concilio per i massoni è stato indubbiamente
un’occasione da non perdere […] per mettere fine all’anti-massonismo della
gerarchia ecclesiastica. […]. È indubbio che tra i partecipanti vi erano Padri
conciliari permeati […] della mentalità neo-modernista»[5].
Massoneria e “Novus Ordo Missae”
Nel giugno del 1992 il n° 6 del
mensile “30 Giorni”, si poteva leggere un articolo intitolato: «La
Massoneria e l’applicazione della Riforma liturgica». Il sottotitolo:
«“Scristianizzare mediante la confusione dei riti e delle lingue” è l’ordine
contenuto in una lettera che il Grand’Oriente avrebbe indirizzato a monsignor
Bugnini, principale artefice della Riforma. È autentica? I risultai
pratici, […], sembrano confermare l’esistenza di un progetto. Se
fosse falsa, sarebbe segno che il pensiero massonico è mentalità dominante tra i
cattolici. Senza che neppure se ne accorgano». All’interno del mensile un
“Dossier liturgia” di 16 pagine a cura di Andrea Tornelli, ora affermato
giornalista de “Il Giornale” e vicino all’Opus Dei, s’interroga:
«il latino è scomparso in soli cinque anni dalla Chiesa. Com’è stato
possibile?». Tornielli parte “in quarta” e afferma, a pagina 41, «Una Babele
cercata». Ossia la confusione delle lingue liturgiche, dopo la soppressione
pratica anche se non teorica del latino, è stata voluta e cercata
scientemente e deliberatamente. Non è stato un ‘incidente di percorso’, o una
‘crisi di crescita’, come si è soliti dire in linguaggio curiale
post-conciliare. L’Articolista constata che se de jure il Concilio
Vaticano II con la “Sacrosantum Concilium” non aveva abrogato il latino,
anche se aveva lasciata la libertà alle conferenze episcopali di introdurre nel
rito della Messa e negli uffici liturgici la lingua vernacolare, de facto
«nel giro di appena cinque anni dalla fine del Concilio [1965], il latino
era di fatto scomparso dai libri liturgici per essere interamente
soppiantato dalle lingue nazionali» (p. 43) e quindi si chiedeva «Come si è
arrivati a “de-latinizzare” interamente prima il Messale e poi il Breviario dei
preti?» (ivi). A questo punto Tornelli risponde citando la famosa lettera che il
14 luglio del 1964 il Gran Maestro della Massoneria del Grand’Oriente d’Italia
avrebbe inviato a monsignor Annibale Bugnini, chiamato in codice,
“Buan” in cui si invita «a diffondere la s-cristianizzazione mediante la
confusione dei riti e delle lingue. […]. La Babele linguistica e
ritualistica sarà la nostra vittoria, come l’unità linguistica e di rito è
stata la forza della Chiesa. […]. Il tutto deve avvenire entro un decennio» (p.
43). Il “fratello Buan” ovvero Annibale Bugnini ha, o avrebbe, risposto il 2
luglio del 1967. L’Articolista si chiede se le lettere siano autentiche, cosa
difficile da dimostrare poiché scritte a macchina e fotocopiate da una “talpa”
vaticana che «le avrebbe poi fatte avere ad alcuni Vescovi e Cardinali amici,
tra cui l’Arcivescovo di Genova Giuseppe Siri e il Prefetto della Segnatura
apostolica Dino Staffa». Se si da credito alle lettere, conclude Andrea
Tornelli, «sarebbe esistito un vero e proprio “progetto” di erosione all’interno
della dottrina e della liturgia della Chiesa cattolica, ma potrebbe trattarsi di
falsi. […]. Comunque i risultati ottenuti dalle riforme di Bugnini concordano
pienamente con l’intento che vi è espresso» (p. 44). Vale a dire ammesso e
non concesso che le lettere siano un falso, esse sono veridiche,
poiché l’effetto che si prefiggevano si è avverato. “Dai loro frutti li
riconoscerete” ci insegna il Vangelo. Qualcuno ha detto che monsignor Bugnini fu
allontanato da Roma nel 1975 ed inviato come pro-Nunzio apostolico a Theran in
Iran da Paolo VI (+ 1978), ove rimase sino alla sua morte avvenuta il 3 luglio
1982, poiché preoccupato e irritato della sua presunta affiliazione massonica.
Quello che è certo è il fatto che Paolo VI non ha voluto mai ascoltare le
suppliche di chi gli chiedeva l’abrogazione della Riforma liturgica di
“Bugnini”? (cardinali Alfredo Ottaviani e Antonio Bacci nelle “Lettera di
presentazione” al “Breve Esame Critico del Novus Ordo Missae”, 1969) o
almeno di “lasciar fare anche l’esperienza della Tradizione” (monsignor Marcel
Lefebvre, 1976) e neppure al suo amico Jean Guitton che gli esponeva, nei loro
colloqui, le sue perplessità sulla Riforma liturgica (Il mio amico Paolo
VI). Quindi, ammesso e non concesso che il principale autore della Riforma
sia stato Bugnini e non Montini, Lercaro e Doepfener, è certo che essa è stata
accettata e difesa “con le unghie e con i denti” da Paolo VI, il quale riteneva
abrogata la Messa tridentina dalla promulgazione del Nuovo Rito. Il grande
pregio, assieme alle ambiguità delle affermazioni sul “rito straordinario e
ordinario”, del Motu proprio “Summorum Pontificum cura” del 7
luglio 2007 di Benedetto XVI è quello di aver riconosciuto, che la Messa
detta di San Pio V non è mai stata abrogata e non poteva esserlo, poiché “la
liturgia è la Fede pregata” e il potere è stato consegnato a Pietro per
edificare la Fede e non per abrogarla o mutarla.
La càbala e i teologi neomodernisti
Don Julio Meinvielle nella
“seconda parte” del libro succitato dedica il “Capitolo XII” al tema de “La
càbala all’interno della Chiesa” (ed. II, 1995, pp. 133-200). Egli scrive:
«all’interno della Chiesa romana è in gestazione una nuova religione,
sostanzialmente diversa da quella di Cristo, con caratteri gnostici e
cabalistici, contro la quale si erge la divina promessa “Portae inferi non
praevalebunt”» (p. 133). L’Autore scruta il pensiero dei vari periti
conciliari e trova nel loro pensiero chiarissime tracce di filosofia cabalistica
e gnostica. Meinvielle si occupa di Rahner da pagina 134 a 147; poi di
Schillebeeckhx da p. 148° pagina 160; di Hans Küng da pagina 161 a 170 ove
riprende la confutazione dello gnosticismo cabalistico dei “cristiani anonimi”
di Karl Rahner; Maritain, Chenu e Congar vengono affrontati a pagina 184 sino a
186 ove si tratta di Giovanni Battista Metz. Infine al § 21° del “Capitolo XIII”
Meinvielle affronta la questione dl Catechismo olandese (pp. 218-221), ritorna
sullo gnosticismo di Rahner (pp. 221-228) e conclude con Teilhard de Chardin
(pp. 228-237), il padre della nouvelle théologie. La conclusione è la
sostanziale rassomiglianza tra progressismo cristiano o neo-modernismo e
gnosticismo cabalistico, tra filosofia della setta segreta massonica e quella
del modernismo “cloaca che raccoglie tutte le eresie” (S. Pio X,
Pascendi, 8 settembre 1907) e “setta segreta” (S. Pio X, Sacrorum
Antistitum, 1° settembre 1910).
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Note
[1] Paolo Siano, Ibidem, p. 343.
[2] Ivi.
[3] Ibidem, p. 344; cfr. M.
Novarino, Massoneria e protestantesimo, in G. M. Cazzaniga (a cura di),
Storia d’Italia. Annali 21. La Massoneria, Torino, Einaudi,
2006, pp. 282-285.
[4] An Introduction,
in H. Fesquet, The Drama of Vatican II, Random Hause, New York-Toronto,
1966, pp. XV-XVII.
[5] Ibidem, p. 381.
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lunedì 8 aprile 2013
don curzio - DALLA CÀBALA AL POST-MODERNISMO
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