Complotto della “Contro-Chiesa” nella Divina Rivelazione e nel Magistero
IL COMPLOTTO DELLA “CONTRO-CHIESA”
NELLA DIVINA RIVELAZIONE E NEL MAGISTERO
*
È
doveroso studiare e trattare il Complotto, senza temere di essere derisi come
“complottisti”. Invece minimizzare, snobbare e negligere lo studio del Complotto
è una partecipazione implicita e passiva al Complotto contro Cristo, Maria, la
Chiesa e la Cristianità. Mentre studiare per combattere il Complotto, significa
partecipare attivamente ed esplicitamente al compimento dell’opera della
Redenzione, ad “instaurare e restaurare tutto in Cristo” (S. Pio
X).
*
Introduzione
Le Fonti della Rivelazione
divina sono la Tradizione apostolica e la S.
Scrittura, che vengono interpretate correttamente nel loro significato dal
Magistero ecclesiastico.
Il problema generico che mi pongo in
questo articolo è il seguente: cosa dicono la Tradizione, la S. Scrittura ed il
Magistero riguardo al complotto dell’anti-Chiesa contro Gesù e il suo Corpo
Mistico, che è a vera Chiesa di Dio?

La S.
Scrittura
In breve, a mo’ d’introduzione riassuntiva, la
Genesi (III, 15), che è il primo Libro del Vecchio Testamento, parla
della inimicizia tra il diavolo e Maria SS., Gesù e i
Cristiani, già ai tempi del primo uomo, Adamo.
L’Apocalisse, che è l’ultimo Libro del
Nuovo Testamento, nella sua prima parte (cap. I-III) narra le angustie della
Chiesa del I secolo perseguitata in maniera crudelissima dalle
“Porte dell’inferno” (Mt., XVI, 18), dalla
contro-Chiesa o “Sinagoga di Satana” (Ap., II, 9); mentre
nella sua seconda parte (cap. IV-XXII) parla degli avvenimenti futuri sino alla
Parusia, ripieni di tribolazioni e martìrii ancora più tremendi, che sfoceranno,
però, nella vittoria finale e totale di Cristo contro l’Anticristo finale (cfr.
G. Ricciotti a cura di, La Sacra Bibbia, Firenze, Salani, 1940,
Introduzione all’Apocalisse di S. Giovanni, p. 1761).
a) Il
Nuovo Testamento
Nel Vangelo di Matteo, Gesù ci comanda
di scegliere tra «due Padroni: o Dio o Mammona» (VI, 24); inoltre ci
ammonisce che le «Porte dell’inferno», non prevarranno contro la
«Chiesa»
(Mt., XVI, 18).
(Mt., XVI, 18).
Infine l’opposizione radicale tra «la
Luce e le Tenebre» la incontriamo quasi ovunque nel
Vangelo di Giovanni; ove (IX, 22) si legge anche che «I Giudei
‘cospiravano’ di espellere dalla Sinagoga chiunque riconoscesse
che Gesù era il Cristo».
San Paolo nelle sue Epistole
oppone «Cristo a Belial», il «Tempio di Dio e il
Tempio degli idoli» (2a Cor., VI, 14-18).
Negli Atti degli Apostoli (XXIII,
12-15) leggiamo che «alcuni Giudei si riunirono e ‘congiurarono’
di non toccare cibo né bevande, sino a che non avessero ucciso
Paolo».
Certamente questi sono fatti storici relativi a
determinate persone di epoche particolari e specifiche, ma vanno inquadrate in
un piano più ampio e dottrinale o teoretico, come mostrano l’insieme della S.
Scrittura, la Tradizione, il Magistero e la Ragione teologica.
b) L’Antico
Testamento
Addirittura, come ho già accennato brevemente
sopra, l’opposizione tra Chiesa e contro-Chiesa la si trova già all’inizio
dell’Antico Testamento al tempo di Adamo ed Eva; nella Genesi (III, 15)
Dio rivela di aver posto «delle inimicizie tra il serpente e la
Madre di Gesù Cristo, tra la razza del diavolo e quella di
Cristo. Essa schiaccerà il capo del diavolo che, a sua volta, tenterà di
morsicare il suo tallone».
Non è un fatto contingente e relativo a Maria
SS. e Satana, ma è una profezia di un
piano di una dottrina/forza contro Dio e la sua progenie dall’inizio sino alla fine della Storia umana.
piano di una dottrina/forza contro Dio e la sua progenie dall’inizio sino alla fine della Storia umana.
Infatti pure l’ultimo Libro della Bibbia
(riprendendo e ultimando proprio il ‘proto-vangelo’ della Genesi),
l’Apocalisse (XX, 7 ss.), narra la disfatta di Satana e dell’Anticristo
da parte di Gesù e la lotta tra Dio e il Maligno, i buoni
e i malvagi, dall’inizio del mondo «sino alla sua fine»
(XXI, ss.), dando un messaggio di speranza (come insegnano unanimemente i Padri
della Chiesa): in mezzo alle persecuzioni non bisogna mai disanimarsi, Dio «alla
fine» vince col bene il male, Cristo vince l’Anticristo. (P . C. Landucci,
Commento all’Apocalisse, Milano, Fabbri, 1967, p.
26).
Anche qui non si tratta di fatti contingenti e
relativi solo a certe persone e ad un particolare periodo storico, ma di due
entità: il Sommo Bene (Dio) e il Maligno (diavolo), che cercano di salvare o
rovinare il genere umano.
La
Tradizione
a) I
primi Padri Apostolici
I primi ‘Padri Apostolici’ hanno insegnato la
stessa dottrina.
La Didachè (90 d. C.) parla in genere o in assoluto di «due vie»; l’Epistola di Barnaba (98 d. C.) racconta della «via della luce e di quella delle tenebre, degli angeli e di Satana»; segue
Sant’ Ippolito nel III secolo (Sull’Anticristo, VI).
La Didachè (90 d. C.) parla in genere o in assoluto di «due vie»; l’Epistola di Barnaba (98 d. C.) racconta della «via della luce e di quella delle tenebre, degli angeli e di Satana»; segue
Sant’ Ippolito nel III secolo (Sull’Anticristo, VI).
Anche questi non sono fatti contingenti e
relativi, ma rappresentano l’incarnazione di due dottrine e forze che lottano
per la salvezza o la rovina dell’umanità.
b) I Padri
Ecclesiastici
Nel 354-430, Sant’ Agostino (La Città di
Dio, XIV, 28) parlava di «due amori, che hanno dato luogo a
due città: quella terrena che nasce dall’amor di sé spinto sino all’odio di
Dio, e quella celeste che nasce dal disprezzo di sé sino all’amor di
Dio».
Nel VI secolo San Gregorio Magno
(Moralia, XXXIV, 4) riprendeva il tema delle due vie o forze che si
contrappongono, non particolarmente, relativamente ed in maniera contingente, ma
per principio ed un universalmente.
Il ‘Dottore Ufficiale’
della Chiesa
San Tommaso d’Aquino, nella Somma
Teologica, spiega che «chi governa deve condurre i suoi sudditi al proprio
fine. Ora il fine del diavolo è l’allontanamento della creatura da Dio
[…], presentato sotto forma di libertà» (S. Th., III, q.
8, a. 7).
Ossia la tattica infernale di Satana è quella adottata dal Liberalismo: porre la libertà come un Assoluto e come Fine ultimo dell’uomo e non come mezzo utile per cogliere il fine prossimo, che è il bene (buon uso della libertà) e non il male (cattivo uso di essa). Il Fine di Dio è di salvare il genere umano attirandolo a Sé. Come si vede si tratta di una Dottrina, di una Verità dogmatica e non solo di un fatto storicamente limitato e contingente.
Ossia la tattica infernale di Satana è quella adottata dal Liberalismo: porre la libertà come un Assoluto e come Fine ultimo dell’uomo e non come mezzo utile per cogliere il fine prossimo, che è il bene (buon uso della libertà) e non il male (cattivo uso di essa). Il Fine di Dio è di salvare il genere umano attirandolo a Sé. Come si vede si tratta di una Dottrina, di una Verità dogmatica e non solo di un fatto storicamente limitato e contingente.
Sempre secondo l’Aquinate, come i buoni formano
(in senso stretto) il Corpo mistico della Chiesa di Dio, sotto il
comando di Gesù; così i malvagi formano una ‘sorta’ (in senso largo) di
Corpo mistico dell’Inferno, sotto l’impero di Satana.
Tuttavia non vi è una somiglianza perfetta tra queste due realtà, ma solo un’analogia poiché Cristo governa direttamente l’animo umano, mentre il diavolo solo indirettamente; infatti mentre Cristo influisce direttamente sull’intelletto e la volontà dell’uomo, il diavolo non può agire direttamente su queste facoltà spirituali, quindi governa i suoi adepti solo dal di fuori, tramite i sensi esterni dell’uomo, tentandoli e portandoli al peccato sotto apparenza di libertà (S. Th., ivi, a. 7). Perciò Satana può essere ben definito come “Pater omnium liberalistarum” mentre Gesù è il “Pater et Episcopum omnium antimodernistarum”.
Tuttavia non vi è una somiglianza perfetta tra queste due realtà, ma solo un’analogia poiché Cristo governa direttamente l’animo umano, mentre il diavolo solo indirettamente; infatti mentre Cristo influisce direttamente sull’intelletto e la volontà dell’uomo, il diavolo non può agire direttamente su queste facoltà spirituali, quindi governa i suoi adepti solo dal di fuori, tramite i sensi esterni dell’uomo, tentandoli e portandoli al peccato sotto apparenza di libertà (S. Th., ivi, a. 7). Perciò Satana può essere ben definito come “Pater omnium liberalistarum” mentre Gesù è il “Pater et Episcopum omnium antimodernistarum”.
Nell’articolo 8 della Somma Teologica
(III, q. 8) il “Dottor Comune” specifica che «l’Anticristo può essere
chiamato il Capo dei malvagi a causa della pienezza della sua malvagità,
poiché sarà più di tutti sotto l’influenza del diavolo e toccherà l’apice della
malizia e della rivolta contro Dio». Inoltre:
«Nell’Anticristo, sarà presente il Capo di tutti i cattivi (il diavolo), non per unione personale, né per inabitazione intima, perché solo Dio Trino penetra l’anima (…), ma solamente per gli effetti della sua malizia» (ivi, ad 1um).
Infatti, «come il Capo di Cristo è Dio e Cristo è egualmente Capo della Chiesa, (…) così l’Anticristo è membro del diavolo e tuttavia egli stesso è Capo dei cattivi [secondo una certa analogia]» (ivi, ad 2um).
Poiché «nell’Anticristo, il diavolo porterà a termine la propria malizia, raggiungendo nell’Anticristo il perfetto compimento dei suoi sforzi» (ivi, ad 3um).
«Nell’Anticristo, sarà presente il Capo di tutti i cattivi (il diavolo), non per unione personale, né per inabitazione intima, perché solo Dio Trino penetra l’anima (…), ma solamente per gli effetti della sua malizia» (ivi, ad 1um).
Infatti, «come il Capo di Cristo è Dio e Cristo è egualmente Capo della Chiesa, (…) così l’Anticristo è membro del diavolo e tuttavia egli stesso è Capo dei cattivi [secondo una certa analogia]» (ivi, ad 2um).
Poiché «nell’Anticristo, il diavolo porterà a termine la propria malizia, raggiungendo nell’Anticristo il perfetto compimento dei suoi sforzi» (ivi, ad 3um).
Quindi, l’Anticristo finale
(diversamente dagli ‘Anticristi iniziali’), per San Tommaso, che segue
l’opinione comune dei Padri della Chiesa, come poi quella che sarà la dottrina
espressamente insegnata dai ‘Dottori Ecclesiastici’, è una persona fisica e non
un’epoca o un’istituzione, come ritengono alcuni esegeti modernizzanti o
liberali i quali si discostano – così – dalla Tradizione apostolica della
Chiesa[3].
Il
Magistero
Il Magistero autentico della Chiesa ha
precisato che vi è «una vasta cospirazione, tramata contro i Re e gli
Imperi [temporali e spirituali, ossia il Trono e l’Altare, ndr]» (Pio VI,
Allocuzione al Concistoro, 17 giugno 1753).
Inoltre, Pio VII insegna che «si è formata una
congiura («conjuratio») contro il Deposito[4] della
Dottrina cristiana». (Enciclica Diu satis, 15 maggio 1800).
Sempre Pio VII scrive che «nella folle speranza
di distruggere la Chiesa, la maggior parte dei nemici di Cristo si sono uniti in
Società segrete e Sette occulte, per aggregare, in tal modo, un maggior
numero d’adepti al loro ‘complotto’» (Enciclica Ecclesiam a Jesu
Christo, 13 settembre 1821).
Pio IX poi parla dei «figli di questo mondo che si sforzano […] di combattere, accanitamente, la Chiesa di Cristo […] con criminali ‘complotti’ […], in cui si riuniscono tutte le Società segrete, uscite dall’inferno per distruggere il Regno di Dio dappertutto» (Enciclica Qui pluribus, 9 novembre 1846).
Secondo Leone XIII, il genere umano si divide (misticamente o spiritualmente) in due campi opposti e nemici:
«Sin dal momento del peccato d’Adamo […], il mondo si è diviso in due campi nemici, i quali non cessano di combattersi, l’uno per la verità e la virtù, l’altro per i loro contrari» (Enciclica Humanum Genus, 1884).
Il medesimo Papa continua e spiega, riprendendo l’insegnamento dei Padri e dei Santi, che il primo campo (partito[5], stendardo[6] o città[7]) è la Chiesa, mentre il secondo è «il Regno di Satana e specialmente la Massoneria, nel quale si trovano tutti coloro che seguono gli esempi del diavolo e dei nostri progenitori» (ivi).
Pio IX poi parla dei «figli di questo mondo che si sforzano […] di combattere, accanitamente, la Chiesa di Cristo […] con criminali ‘complotti’ […], in cui si riuniscono tutte le Società segrete, uscite dall’inferno per distruggere il Regno di Dio dappertutto» (Enciclica Qui pluribus, 9 novembre 1846).
Secondo Leone XIII, il genere umano si divide (misticamente o spiritualmente) in due campi opposti e nemici:
«Sin dal momento del peccato d’Adamo […], il mondo si è diviso in due campi nemici, i quali non cessano di combattersi, l’uno per la verità e la virtù, l’altro per i loro contrari» (Enciclica Humanum Genus, 1884).
Il medesimo Papa continua e spiega, riprendendo l’insegnamento dei Padri e dei Santi, che il primo campo (partito[5], stendardo[6] o città[7]) è la Chiesa, mentre il secondo è «il Regno di Satana e specialmente la Massoneria, nel quale si trovano tutti coloro che seguono gli esempi del diavolo e dei nostri progenitori» (ivi).
La Ragione
teologica
È vero che «la contro-Chiesa» (in generale) è
composta da molte forze apparentemente o accidentalmente in
opposizione tra loro, ma esse sono realmente o sostanzialmente
unite:
1°) quanto alla ‘causa finale’: vi è un unico fine che perseguono, anche se non sempre scientemente, i suppositi di Satana. È comune a tutti loro l’odio verso il vero Dio (Padre, Figlio e Spirito Santo) e la sua Chiesa (cattolica, apostolica e romana), ossia l’anti-cattolicesimo (cospirazione contro la Chiesa di Dio);
1°) quanto alla ‘causa finale’: vi è un unico fine che perseguono, anche se non sempre scientemente, i suppositi di Satana. È comune a tutti loro l’odio verso il vero Dio (Padre, Figlio e Spirito Santo) e la sua Chiesa (cattolica, apostolica e romana), ossia l’anti-cattolicesimo (cospirazione contro la Chiesa di Dio);
2°) quanto alla ‘causa
efficiente’ della contro-Chiesa o «Regno di questo mondo»: essa è Lucifero
o il diavolo che si rivoltò contro Dio gridando «non serviam» e fu
precipitato in inferno ove “cospira” e “scorrazza per il mondo a
perdizione delle anime” (Leone XIII).
Egli è una specie di Capo di un perverso “contro-Corpo mistico”, che l’Apocalisse (II, 9; III, 9) chiama «Sinagoga di Satana».
Monsignor Pier Carlo Landucci nel suo “Commento all’Apocalisse” scrive: «Avendo respinto il Messia, (…) i Giudei increduli avevano perduto tutte le promesse [dell’Antico Testamento], e la loro eredità era passata all’‘Israele di Dio’ (Gal., VI, 16), ossia al Vero popolo di Dio che è la Cristianità (…) venendo ad essere ‘figli del diavolo’ (Gv., VIII, 44), così da costituire la ‘Sinagoga di Satana’. Apparisce netta la contrapposizione tra la ‘Sinagoga’, come espressione del Giudaismo nemico di Cristo, e la ‘Chiesa’, come espressione del Cristianesimo (…). Alla ‘Sinagoga di Satana’ si contrappone la ‘Chiesa’, ossia il Popolo di Dio che è la Cristianità» (P. C. Landucci, Commento all’Apocalisse, Milano, Fabbri, 1967, p. 26).
Egli è una specie di Capo di un perverso “contro-Corpo mistico”, che l’Apocalisse (II, 9; III, 9) chiama «Sinagoga di Satana».
Monsignor Pier Carlo Landucci nel suo “Commento all’Apocalisse” scrive: «Avendo respinto il Messia, (…) i Giudei increduli avevano perduto tutte le promesse [dell’Antico Testamento], e la loro eredità era passata all’‘Israele di Dio’ (Gal., VI, 16), ossia al Vero popolo di Dio che è la Cristianità (…) venendo ad essere ‘figli del diavolo’ (Gv., VIII, 44), così da costituire la ‘Sinagoga di Satana’. Apparisce netta la contrapposizione tra la ‘Sinagoga’, come espressione del Giudaismo nemico di Cristo, e la ‘Chiesa’, come espressione del Cristianesimo (…). Alla ‘Sinagoga di Satana’ si contrappone la ‘Chiesa’, ossia il Popolo di Dio che è la Cristianità» (P. C. Landucci, Commento all’Apocalisse, Milano, Fabbri, 1967, p. 26).
La “Sinagoga di Satana” non è soltanto
relativa all’80-90 d. C., quando S. Giovanni scriveva l’Apocalisse e la inviava
alle “sette chiese” del suo tempo, ma è la contro-Chiesa demoniaca che
combatte dal peccato originale il genere umano e la vera Chiesa di
Dio (dell’Antico e del Nuovo Testamento) sino alla fine del mondo
(Gen., III, 15; Apoc., XX-XXII).
3°) Tale Corpo mistico di
malvagi, i mondani o «i figli di questo secolo», formano la ‘causa
materiale’ del «Regno di questo mondo» in opposizione al
«Regno dei Cieli».
4°) L’essenza o ‘causa
formale’ della contro-Chiesa è l’orgoglio, l’autonomia e l’indipendenza
assolute, ossia voler essere fine a se stessi; è l’essenza del peccato di
Lucifero (“non serviam”) e d’Adamo (“eritis sicut dii”): non
voler o dover dipendere da Dio e da qualsiasi Autorità umana, è
l’auto-sufficienza naturalistica, razionalistica, liberal-modernistica e
l’auto-divinazione esoteristico/panteistica dell’uomo.
Conclusione
Perciò mi sembra di poter dire che il
problema generico è facilmente riassumibile nell’opposizione tra Chiesa
e contro-Chiesa, la quale si trova attestata già all’inizio dell’Antico
Testamento. Infatti nella Genesi (III, 15) Dio rivela di aver posto
«delle inimicizie tra il serpente e la Madre di Gesù Cristo,
tra la razza del diavolo e quella di Cristo. Essa schiaccerà
il capo del diavolo che, a sua volta, tenterà di morsicare il suo
tallone».
Come pure l’ultimo Libro della Bibbia,
l’Apocalisse (XX, 7 ss.), narra la disfatta di Satana e dell’Anticristo
da parte di Gesù e la lotta tra Dio e il Maligno, i buoni
e i malvagi, dall’inizio del mondo «sino alla sua fine»
(XXI, ss.).
Inoltre il problema specifico è
risolvibile nel senso che il complotto contro la Chiesa di Dio viene attestato
nelle Fonti della Rivelazione non solo come un fatto storico contingente e
ristretto a certe circostanze particolari della vita di Gesù e degli Apostoli,
ma come una Dottrina riguardante un’entità ed una forza dinamica malvagia che
(col permesso di Dio, il Quale trae da ogni male un bene maggiore) dall’inizio
del mondo alla sua fine contrasta l’Altissimo e la sua opera di Santificazione e
Redenzione delle creature fornite d’intelletto e volontà, aiutando, suo malgrado
e a sue spese, il compimento dell’opera della Redenzione, così come il diavolo,
che – nel piano e col permesso divino – spinse il Sinedrio a far crocifiggere
Gesù, fu poi vittima del suo stesso “complotto”, ne restò scornato ed aiutò
indirettamente il compimento della Salvezza del genere umano. Dio agisce così:
si serve dalla stolta malizia e “furbizia” dei malvagi per confondere la loro
“forza” ed esaltare gli umili e piccoli figli suoi. La dottrina del complotto
della contro-Chiesa è il motivo conduttore di tutta la Storia Sacra dalla
Genesi sino all’Apocalisse. Perciò fa parte come Verità
dogmatica e morale del “Deposito della Fede”.
Quindi è non solo lecito, ma doveroso studiare
e trattare il complotto senza temere di essere derisi come
“complottisti”. Invece minimizzare, snobbare e negligere lo studio del
complotto è una partecipazione implicita e passiva al
complotto contro Cristo, Maria, la Chiesa e la Cristianità
(“S-complottismo”). Mentre studiare per combattere il complotto
(“Complottismo”), significa partecipare attivamente ed esplicitamente
al compimento dell’opera della Redenzione, a “instaurare e restaurare tutto in
Cristo” (S. Pio X).
S. Tommaso (S. Th., III, q. 8, a.
7) spiega con la Ragione teologica che, come i buoni formano (in senso
stretto) il Corpo mistico della Chiesa di Dio sotto il comando di Gesù,
così i malvagi formano una ‘sorta’ (in senso largo) di Corpo mistico
dell’Inferno, sotto l’imperio di Satana.
Papa Pio VII, tramite il Magistero, insegna
l’esistenza di “una congiura («conjuratio») contro il
Deposito della Dottrina cristiana[8]” (Enciclica
Diu satis, 15 maggio 1800). Mentre Pio IX parla di ‘figli di questo
mondo che combattono contro la Chiesa di Cristo con
infernali ‘complotti’ per distruggere il Regno di Dio dappertutto’
(Enciclica Qui pluribus, 9 novembre 1846)[9].
Stando così le cose si può dire che la dottrina
del complotto di Satana e suppositi (l’anti-Chiesa) contro Dio e la sua Chiesa
fa parte del Deposito della Fede, perché è attestata nella S. Scrittura, nella
Tradizione, nel Magistero costante della Chiesa e spiegata con la Ragione
teologica dal Dottore Comune della Chiesa.
d. Curzio Nitoglia
[1] ●«Quare
cecidisti, Lucifer?. Perché sei caduto, o Lucifero?, […]. Tu che dicevi:
“Salirò sino in Cielo, porrò il mio trono al di sopra delle stelle del Signore”
[…]. “Io voglio salire al di sopra delle nubi ed essere simile all’Altissimo”.
Perciò sei precipitato nell’Inferno» (Is., XIV, 12 s.).
●«E si fece una gran battaglia nel Cielo. Michele e i suoi Angeli combatterono contro il Dragone; e il Dragone e i suoi Angeli malvagi combatterono, ma non vinsero, e per essi non vi fu più posto in Cielo» (Apoc., XII, 7). Nell’Apocalisse il Dragone sta per Satana (“Draco, Serpens antiquus, qui est Diabolus et Satanas”, XII, 9), nemico capitale dell’Agnello (Gesù), vinto in Cielo da S. Michele e dall’esercito angelico, affronta sulla terra la Donna (la Chiesa e Maria SS.), ma questa infine rimane vittoriosa e il Dragone è sconfitto assieme al suo supposito principale, l’Anticristo finale (Ap., XIII; XX, 2). Cfr. Antonino Romeo, voce “Dragone”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1950, vol. IV, coll. 1921-1925.
●«Vidi Satana cadere dal Cielo come un lampo» (Lc., X, 18).
●Cfr. S. Th., I, q. 50, a. 1; ivi, q. 96, a. 2.
●«E si fece una gran battaglia nel Cielo. Michele e i suoi Angeli combatterono contro il Dragone; e il Dragone e i suoi Angeli malvagi combatterono, ma non vinsero, e per essi non vi fu più posto in Cielo» (Apoc., XII, 7). Nell’Apocalisse il Dragone sta per Satana (“Draco, Serpens antiquus, qui est Diabolus et Satanas”, XII, 9), nemico capitale dell’Agnello (Gesù), vinto in Cielo da S. Michele e dall’esercito angelico, affronta sulla terra la Donna (la Chiesa e Maria SS.), ma questa infine rimane vittoriosa e il Dragone è sconfitto assieme al suo supposito principale, l’Anticristo finale (Ap., XIII; XX, 2). Cfr. Antonino Romeo, voce “Dragone”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1950, vol. IV, coll. 1921-1925.
●«Vidi Satana cadere dal Cielo come un lampo» (Lc., X, 18).
●Cfr. S. Th., I, q. 50, a. 1; ivi, q. 96, a. 2.
[2] Per quanto
riguarda il castigo, che precederà il trionfo della Chiesa sulla contro-Chiesa
(nell’articolo sulla “Attualità del Diluvio universale”), ho parlato
soltanto del Diluvio d’acqua ai tempi di Noè. Ora sorge una difficoltà, poiché
Dio ha promesso che non vi sarebbe stato un altro Diluvio d’acqua.
●Ma San Luigi Grignion de Montfort (“Preghiera infuocata”, n. 16) chiarisce che vi è stato un Diluvio d’acqua nell’Antico Testamento; poi il Diluvio del Sangue di Cristo sparso sulla Croce, che ha dato inizio alla Cristianità; questa dopo una ‘grande apostasia’ sarà restaurata con un Diluvio di fuoco, di Carità e Giustizia, da parte di Maria SS. e del suo Sposo lo Spirito Santo, consustanziale al Padre e al Figlio.
●La Madonna a Fatima (13 maggio 1917) ha confermato: “alla fine il Mio Cuore Immacolato trionferà!”.
●San Massimiliano Kolbe (nel luglio 1939) ha scritto: “viviamo in un’epoca che potrebbe essere chiamata l’inizio dell’era dell’Immacolata” (Scritti di S. Massimiliano Kolbe, tr. it, Firenze, Edizioni Città di Vita, 1975-1978, vol. III, p. 555). In una lettera a padre Floriano Koziura (30 maggio1931) ha specificato: “Sotto il suo stendardo combatteremo una grande battaglia ed innalzeremo le sue bandiere sulle fortezze del potere delle tenebre” (Ibidem, vol. I, p. 550).
●Il Magistero, con Pio XII, ci ha insegnato a riporre “una grande speranza che possa sorgere una nuova era, allietata dalla pace cristiana e dal trionfo della religione” (Enciclica Ad Coeli Reginam, 11 ottobre 1954) e ad avere “la certezza che la restaurazione del Regno di Cristo per Maria non potrà mancare di attuarsi” (Radiomessaggio al Congresso Mariano di Lourdes, 17 settembre 1958).
●Ma San Luigi Grignion de Montfort (“Preghiera infuocata”, n. 16) chiarisce che vi è stato un Diluvio d’acqua nell’Antico Testamento; poi il Diluvio del Sangue di Cristo sparso sulla Croce, che ha dato inizio alla Cristianità; questa dopo una ‘grande apostasia’ sarà restaurata con un Diluvio di fuoco, di Carità e Giustizia, da parte di Maria SS. e del suo Sposo lo Spirito Santo, consustanziale al Padre e al Figlio.
●La Madonna a Fatima (13 maggio 1917) ha confermato: “alla fine il Mio Cuore Immacolato trionferà!”.
●San Massimiliano Kolbe (nel luglio 1939) ha scritto: “viviamo in un’epoca che potrebbe essere chiamata l’inizio dell’era dell’Immacolata” (Scritti di S. Massimiliano Kolbe, tr. it, Firenze, Edizioni Città di Vita, 1975-1978, vol. III, p. 555). In una lettera a padre Floriano Koziura (30 maggio1931) ha specificato: “Sotto il suo stendardo combatteremo una grande battaglia ed innalzeremo le sue bandiere sulle fortezze del potere delle tenebre” (Ibidem, vol. I, p. 550).
●Il Magistero, con Pio XII, ci ha insegnato a riporre “una grande speranza che possa sorgere una nuova era, allietata dalla pace cristiana e dal trionfo della religione” (Enciclica Ad Coeli Reginam, 11 ottobre 1954) e ad avere “la certezza che la restaurazione del Regno di Cristo per Maria non potrà mancare di attuarsi” (Radiomessaggio al Congresso Mariano di Lourdes, 17 settembre 1958).
[3] Cfr. L.
Billot, La Parousie, Parigi, Beauchesne, 1920.
[4]
Deposito della Fede (“Depositum Fidei”) è un’espressione che
appare nelle due Epistole di S. Paolo a Timoteo (1 Tim., VI, 20; 2
Tim., I, 14). Si trova anche negli scritti dei Padri Apologisti ed
Ecclesiastici: specialmente in Tertulliano (De praescriptione haereticorum,
XXV) e in S. Vincenzo da Lerino (Commonitorium primum, XXII) ed è
sancita dogmaticamente dal Concilio Vaticano I (sess. III, cap. 4, DB 1798 ss.).
Essa significa l’insieme della Dottrina della Fede o la Rivelazione
di Dio integra e completa. Appartengono ad esso le Verità di Fede contenute
nella Rivelazione Pubblica e non nelle rivelazioni private. Infatti il
“Deposito” che S. Paolo scrive “divinamente Ispirato” con “inerranza”
(“Scriptura”) e trasmette assistito dal “Suggerimento” dello
Spirito Santo (“Tradere, Traditio”) al suo discepolo e collaboratore
Timoteo è l’insieme della Rivelazione divina (1 Tim., VI, 1; IV, 6),
contenuta nella Tradizione e nella Scrittura. Gesù ha istituito il Magistero
(che è un “Luogo teologico”) perché il “Deposito della Fede”, affidato alla
Chiesa, sia sempre conservato, tramandato ed interpretato fedelmente. Perciò il
diritto e il dovere di conservare, spiegare e difendere il “Deposito della Fede”
appartiene solo al Papa o/e al Papa e ai Vescovi uniti con lui, sia nel
‘Magistero Straordinario Universale’ del Concilio Ecumenico sia nel ‘Magistero
Ordinario Universale’ dei Vescovi nelle loro Diocesi, ma unitamente al Papa
(“cum Petro et sub Petro”). Chi elimina o riduce l’importanza capitale
del Magistero si comporta, analogamente agli Scismatici detti “ortodossi”, nei
riguardi della sola Tradizione come gli Eretici protestanti nei
riguardi della sola Scrittura. Invece, per la Fede cattolica, le due
Fonti della Rivelazione vanno interpretate dal Magistero e particolarmente la
Scrittura alla luce della Tradizione e la Tradizione alla luce del Magistero.
Infatti solo il Magistero può stabilire il significato esatto della Tradizione e
della Scrittura alla luce della Tradizione.
Di questa Rivelazione fanno parte i Dogmi, la Morale, la Liturgia e l’Ordinamento gerarchico della Chiesa. L’Autore sacro umano che riceve da Dio il “Depositum Fidei”, lo custodisce e lo trasmette, ma non ne è il proprietario che può cambiarlo a suo piacimento, è solo lo strumento o il ‘Ministro’ di Colui che glielo ha consegnato perché lo conservi integro e puro. Il “Deposito della Fede” è venuto da Dio ed è affidato a degli uomini ai quali è assicurata una particolare assistenza dello Spirito Santo (2 Tim., I, 14). Per quanto riguarda la S. Scrittura vi è la “Divina Ispirazione” nel mettere la Rivelazione divina per iscritto; mentre per la Tradizione apostolica essa è trasmessa a viva voce da Cristo agli Apostoli e, se oltre ad essere tramandata oralmente, la Tradizione è messa anche per iscritto (v. Padri Apostolici, Apologisti ed Ecclesiastici), non è scritta per “Ispirazione Divina”, ma è consegnata o trasmessa da Dio agli Apostoli e da questi ai loro successori con un’assistenza non meno forte chiamata “Insegnamento o Suggerimento dello Spirito Santo” (“Lo Spirito Paraclito vi insegnerà ogni cosa e vi suggerirà tutto quello che vi dirò”, Gv., XIV, 26). In breve, la Tradizione non è scritta sotto “Divina Ispirazione”, ma è insegnata oralmente sotto “Suggerimento divino” (cfr. S. Th., III, q. 64, a. 2, ad 2; I. B. Franzelin, De Divina Traditione, Roma, 1887).
Il “Deposito della Fede” non può subire alterazioni, può essere approfondito omogeneamente “eodem sensu, eademque sententia” (Conc. Vat. I, sess. III, cap. 4; DB 1800) per trasmettere ai fedeli le ricchezze della Sapienza divina e per trovarvi le armi con le quali combattere i suoi impugnatori (cfr. Fr. Marìn-Sola, L’évolution homogène du dogme catholique, Friburgo, 1924, I vol., pp. 299-341). Infatti non si può insegnare la Fede senza condannare gli errori. Quindi la Formule dogmatiche o le Definizioni infallibili dichiarano soltanto che le Verità definite (per es. l’Assunzione di Maria SS. in Cielo) sono già contenute nel Deposito della Rivelazione o della Fede e sono soltanto Definizioni più esplicite e chiare di ciò che era contenuto nel Dato rivelato o nelle Definizioni anteriori meno espressamente o solo implicitamente (cfr. S. Th., II-II, q. I, a. 9, ad 2; ivi, a. 10, ad 1; G. Ameri, voce “Deposito della Fede”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1950, vol. IV, coll. 1442 ss).
Di questa Rivelazione fanno parte i Dogmi, la Morale, la Liturgia e l’Ordinamento gerarchico della Chiesa. L’Autore sacro umano che riceve da Dio il “Depositum Fidei”, lo custodisce e lo trasmette, ma non ne è il proprietario che può cambiarlo a suo piacimento, è solo lo strumento o il ‘Ministro’ di Colui che glielo ha consegnato perché lo conservi integro e puro. Il “Deposito della Fede” è venuto da Dio ed è affidato a degli uomini ai quali è assicurata una particolare assistenza dello Spirito Santo (2 Tim., I, 14). Per quanto riguarda la S. Scrittura vi è la “Divina Ispirazione” nel mettere la Rivelazione divina per iscritto; mentre per la Tradizione apostolica essa è trasmessa a viva voce da Cristo agli Apostoli e, se oltre ad essere tramandata oralmente, la Tradizione è messa anche per iscritto (v. Padri Apostolici, Apologisti ed Ecclesiastici), non è scritta per “Ispirazione Divina”, ma è consegnata o trasmessa da Dio agli Apostoli e da questi ai loro successori con un’assistenza non meno forte chiamata “Insegnamento o Suggerimento dello Spirito Santo” (“Lo Spirito Paraclito vi insegnerà ogni cosa e vi suggerirà tutto quello che vi dirò”, Gv., XIV, 26). In breve, la Tradizione non è scritta sotto “Divina Ispirazione”, ma è insegnata oralmente sotto “Suggerimento divino” (cfr. S. Th., III, q. 64, a. 2, ad 2; I. B. Franzelin, De Divina Traditione, Roma, 1887).
Il “Deposito della Fede” non può subire alterazioni, può essere approfondito omogeneamente “eodem sensu, eademque sententia” (Conc. Vat. I, sess. III, cap. 4; DB 1800) per trasmettere ai fedeli le ricchezze della Sapienza divina e per trovarvi le armi con le quali combattere i suoi impugnatori (cfr. Fr. Marìn-Sola, L’évolution homogène du dogme catholique, Friburgo, 1924, I vol., pp. 299-341). Infatti non si può insegnare la Fede senza condannare gli errori. Quindi la Formule dogmatiche o le Definizioni infallibili dichiarano soltanto che le Verità definite (per es. l’Assunzione di Maria SS. in Cielo) sono già contenute nel Deposito della Rivelazione o della Fede e sono soltanto Definizioni più esplicite e chiare di ciò che era contenuto nel Dato rivelato o nelle Definizioni anteriori meno espressamente o solo implicitamente (cfr. S. Th., II-II, q. I, a. 9, ad 2; ivi, a. 10, ad 1; G. Ameri, voce “Deposito della Fede”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1950, vol. IV, coll. 1442 ss).
[5] S. Luigi
Grignion de Montfort nel “Trattato della vera devozione alla Vergine
Maria” parla di “due partiti: quello di Satana ed i suoi
seguaci e quello di Maria, Gesù ed i loro fedeli”.
[6] S. Ignazio
da Loyola nei suoi “Esercizi Spirituali” parla di “due
accampamenti” e “due stendardi”: quelli di Gesù contro quelli di
Lucifero.
[7] S. Agostino
d’Ippona nel “De civitate Dei” scrive riguardo a “due città:
quella di Dio e quella di Satana”.
[8] Cfr. nota
n. 4.
[9] Cfr. M.
Pinay, Complotto contro la Chiesa, Roma,
1962.
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