Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza

Comunicato n. 30/11 del 2 aprile 2011, San Francesco da Paola



Risorgimento anticattolico? Contrordine compagni



Benedetto XVI ha lodato il cd. risorgimento e in particolare ha esaltando i cattolici liberali, che auspicavano una rivoluzione nella Chiesa attuata poi dal modernismo.

Dopo che la Ratzinger ha tracciato il solco, gli autori (che per anni hanno scritto contro il risorgimento) lo difendono, illustrando le meraviglie dell’occupazione di Roma, della perdita del potere temporale, della laicità dello stato unitario, ecc.

Di fronte agli impostori di ieri e di oggi ribadiamo la denuncia della natura anticattolica, antipapale, antiromana del risorgimento. L’articolo che segnaliamo (apparso sul quotidiano La Voce di Romagna del 14.03.2011) si riferisce alla conferenza che don Francesco Ricossa ha tenuto tre settimane fa a Rimini.



Un’altra visione del Risorgimento. Don Ricossa: “L’Italia non era unita ma la fede univa gli italiani”



Sabato alla sala del Bonarrivo presso il Palazzo della Provincia di Rimini si è svolto un incontro che ha attirato la nostra curiosità. Nella settimana in cui tutti festeggeremo il tricolore ed i 150 anni dell’Unità d’Italia, proprio ora che questa festa sembra aver messo tutti d’accordo in un ritrovato amor di Patria, ecco che nella nostra inquieta Romagna si levano anche voci fuori dal coro, che ci raccontano una storia ben diversa da quella che avremmo immaginato.

Un attento pubblico ha partecipato all’incontro organizzato dal Centro Studi intitolato a Giuseppe Federici: il pescatore che il 30 maggio 1799 capeggiò l’Insorgenza della popolazione riminese contro il regime giacobino, a difesa della Religione Cattolica e dell’Ordine sociale cristiano. Il fenomeno delle Insorgenze popolari antigiacobine interessò tutti gli Stati preunitari della Penisola, col sacrifico di migliaia di insorgenti che non esitarono a combattere per salvaguardare la Fede e la Civiltà cristiana.

Una natura non meno battagliera anima il Centro che ha scelto Giuseppe Federici come modello per una nuova insorgenza, a difesa dell’identità religiosa e culturale dell’Europa cristiana oggi minacciata. Andrebbe sicuramente studiata con maggior attenzione l’idea che sta alla base di questo istituto riminese che ha diversi altri corrispettivi in Italia. Realtà che possono essere o meno condivise, ma di cui è comunque interessante conoscere l’esistenza, soprattutto se fanno parte del nostro territorio.

“Il dibattito che si è aperto per i 150 anni dell’unità d’Italia sembra limitarsi sull’opportunità o meno dell’unificazione dei vari Stati preunitari e sulla situazione sociale, economica e dinastica di questi Stati. Non si parla invece della natura più profonda del risorgimento, cioè una rivoluzione cha ha colpito e sovvertito la civiltà cristiana della Penisola. Le idee rivoluzionarie erano già presenti nelle corti delle monarchie assolute e rafforzavano la presenza delle sette anticattoliche nella società. Nel periodo giacobino e napoleonico si gettarono le basi per l’azione rivoluzionaria portata poi a termine dal risorgimento: colpire il cuore della Cristianità con l’attacco al Papato, e sradicare i popoli della Penisola dalla Fede cattolica che la Controriforma aveva difeso e consolidato. San Carlo Borromeo è il simbolo dell’Italia tridentina che fu aggredita e sconvolta dal risorgimento, ancorata all’insegnamento ricevuto direttamente dai Santi Pietro e Paolo, che a Roma predicarono e morirono. Garibaldi è invece il simbolo del risorgimento settario e anticlericale, finanziato dall’Inghilterra antipapale, animato dalle logge

massoniche e dai protestanti..”

Così il Centro studi Giuseppe Federici ci invita alla conferenza dal titolo “Garibaldi contro San Carlo Borromeo. Dall’Italia tridentina al risorgimento settario. Nel IV centenario della canonizzazione di San Carlo e nel 150° anniversario dell’unità d’Italia.” tenuta da don Francesco Ricossa, direttore di una rivista Sodalitium e rettore del Seminario San Pietro Martire di Verrua Savoia.

Ricossa parte proprio dal presente e dalle polemiche di questo tempo per entrare nel vivo della sua relazione: “Oggi sembra che si sia giunti ad una certa unanimità, mentre all’epoca dei fatti il Risorgimento spaccò in due gli animi degli italiani, tra cattolici ostili al risorgimento e anticattolici favorevoli. Oggi i cardinali in rappresentanza della Santa Sede celebrano i festeggiamenti per l’unità d’Italia, già per i festeggiamenti del centenario Giovanni XXIII ebbe parole d’elogio per il Risorgimento, come fatto provvidenziale per la stessa Chiesa; così fece anche Paolo VI nel 1970 per l’anniversario della Presa di Porta Pia. Anche diversi intellettuali cattolici si sono recentemente convertiti al risorgimentalismo.

Ma nello stesso tempo, da una ventina d’anni, sono emerse anche voci critiche riguardo al risorgimento. Al nord alcuni hanno individuato nell’Unità d’Italia l’avvenimento che ha fatto scomparire l’identità di quei territori, al sud altri hanno visto specularmente nel risorgimento un’invasione che ha saccheggiato, senza neppure una dichiarazione di guerra, il Regno delle Due Sicilie. Tutte le critiche antirisorgimentali sembrano girare attorno a questo nodo critico. La prospettiva che io vorrei presentare è invece integralmente cattolica, individuando il punto centrale del risorgimento nel tentativo di laicizzare il nostro paese. La stessa parola risorgimento presuppone che l’Italia torni a nuova vita dopo un periodo di morte. Il nostro Paese non ha dato nulla alla Cristianità e all’Europa prima del 1861? Certi termini di propaganda intendevano sostituire l’Italia reale dei secoli precedenti con un’Italia appena nata o con un ritorno al passato remoto e alla visione mitologica dell’antica Roma.”

Ricossa si esprime intransigentemente e ripercorre il risorgimento con severa ricchezza di aneddoti, per evidenziare quanto stretto fosse il legame tra i padri della Patria e la massoneria, e quanto la massoneria intendesse farsi promotrice di una laicizzazione della cultura italiana, se non addirittura di una vera e propria protestantizzazione, perfino all’interno della stessa Chiesa.

Riportiamo ancora un breve estratto dall’intervento in cui, al di là della complessa visione storica legata al Risorgimento e dell’idea affermata appassionatamente dal relatore, ci colpisce una verità culturale e artistica in cui certamente affondano le nostre radici.

“In Italia vi è stata questa frammentazione di stati fino all’’800, che certamente ha fatto sì che l’Italia non fosse uno stato aggressivo e guerriero, ma che ha dato anche all’Italia quell’insieme di caratteristiche positive che la rendono unica. L’Italia è sempre stata la capitale della cultura, per una persona civile era obbligatorio fare il gran tour in Italia, perchè soltanto qui si trovavano a un tale livello cultura e arte, per non parlare della devozione e della religiosità che ne facevano il centro di tutta la cristianità. Questa cultura è stata particolarmente feconda anche a causa della disunità d’Italia.

In Francia tutte le strade praticamente portano a Parigi, perchè ci fu una vera centralizzazione, così non è stato in Italia: il fatto di avere tantissimi principati, fin nelle più piccole cittadine, ha reso ciascuna di queste cittadine un centro di storia di arte e di cultura, con tutte le diversità che fanno dell’Italia, nella diversità dei suoi popoli, una ricchezza unica e straordinaria di civiltà. L’Italia si sa era il paese dei campanili, forse per questo a noi il calcio piace così tanto, perchè l’idea stessa del derby è profondamente italiana.

Qual’era però il collante di questi popoli d’Italia così diversi, da Malta fino al lago di Ginevra? Il collante di questa Italia disunita che geograficamente era perfino più vasta dell’Italia unita, era la profonda cattolicità romana che plasmava gli italiani dal battesimo fino alla morte in maniera uniforme. Ben prima dell’unità politica c’era in Italia un’unità cattolica di fede, che faceva sì che popoli tanto diversi avessero in comune qualcosa che molto più profondamente li unificava”.



(Dalla Voce di Romagna di lunedì 14 marzo 2011, articolo a cura di Isabella Leardini)



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