Aspetti esoterici del Risorgimento
Un’altra inquietante e desolante pagina della nostra oscurata storia nazionale.
Quando si studia la storia bisogna conservare la possibilità di un’apertura. Non soffermarsi a un’indagine puramente politica, ma aprire uno spiraglio per fare entrare “altri” strumenti di comprensione. Mi riferisco a strumenti di filosofia della storia e di teologia della storia.
di Corrado Gnerre
Quando si studia la storia bisogna conservare la possibilità di un’apertura. Non soffermarsi a un’indagine puramente politica, ma aprire uno spiraglio per fare entrare “altri” strumenti di comprensione. Mi riferisco a strumenti di filosofia della storia e di teologia della storia. Non pura dietrologia, ma indagine più ampia, capace di far emergere non necessariamente ciò che è “dietro”, bensì ciò che è già sul tavolo di osservazione. Nel caso degli aspetti esoterici del Risorgimento questo è ancora più importante, addirittura necessario.
Il Risorgimento come tappa della Rivoluzione anticristiana
Che dice la filosofia della storia sul Risorgimento? Se l’Illuminismo fu – come affermò Kant – il tentativo di “emancipare” l’umanità dal “fanatismo religioso” e dall’“ignoranza” tramite un “corretto” uso della ragione, il Risorgimento si presenta come figlio di questa pretesa. Non è sbagliato, infatti, parlare del Risorgimento come corrispettivo italiano della Rivoluzione Francese.
Fin qui la filosofia della storia; e invece la teologia della storia? Il Cristianesimo può essere sintetizzato con tre verità fondamentali. La prima: Dio personale e padre. La seconda: Dio si rivela principalmente nel Suo Figlio incarnato. La terza: il Figlio incarnato è storicamente incontrabile nella Chiesa. Ma se le case si costruiscono dalle fondamenta, è pur vero che si demoliscono dal tetto. E il processo rivoluzionario, tendente a espellere la verità cristiana dalla storia dell’uomo, parte dalla negazione della legittimità della Chiesa. La cosiddetta Riforma Protestante è sintetizzabile con l’espressione: “Cristo sì, Chiesa no!”. L’Illuminismo – seconda tappa del processo rivoluzionario – così come affermò Kant – con “Dio sì, Cristo no!”. E infine il materialismo dialettico: “Dio no!”.
Stando così le cose e considerando il Risorgimento come erede dell’Illuminismo, il Risorgimento stesso va a collocarsi nell’ambito della seconda tappa del processo rivoluzionario.
Dunque, i contributi della filosofia e della teologia della storia ci permettono di capire il perché dell’essenza anticattolica e anticristiana del Risorgimento. Ma qui si genera un paradosso. L’anticattolicesimo e l’anticristianesimo del Risorgimento si traducono in una fioritura di irrazionale e di religiosità deviata come l’esoterismo. E tutto questo si può rappresentare con l’immagine di due fiumi che sfociano nello stesso mare.
Irrazionalismo e “segretezza”
Il primo fiume: un irrazionalismo di carattere generale. Una sorta di mitopoiesi per fondare – quasi metafisicamente – l’Evento (non a caso con la “E” maiuscola). Il Risorgimento, insomma, per porsi come inizio di una nuova società e di una nuova era, ha avuto bisogno di una mitologia su cui fondarsi.
Bisogno questo non nuovo nella storia. Era già toccato alla Rivoluzione Francese. Ancor prima alla Guerra dei Trent’anni, laddove il mito dei Rosa-Croce fu ideato a tavolino per dare alla Lega protestante un fondamento para-religioso.
Ebbene, nel Risorgimento la fa da padrone il concetto mitico di “segretezza”. Segretezza che accomuna tanto la Massoneria, quanto la Carboneria e la stessa Giovine Italia. Tentativo di eludere il controllo poliziesco? Non solo. Le associazioni segrete avevano un proprio rituale, puntigliosamente elaborato e rispettato, che andava ben al di là di esigenze puramente di azione.
Il filosofo tedesco Georg Simmel afferma, quasi in contemporanea al Risorgimento italiano, che il “segreto” è una delle più grandi conquiste dell’umanità. E un altro tedesco, Reinhart Koselleck, celebre storico dei concetti, sottolinea quanto l’idea di “segreto” sia servita alla realizzazione della modernità come categoria storica e filosofica.
Segreto viene dal latino “secernere”, che vuol dire “separare”, “distinguere”. Da qui l’agire segretamente per una trasformazione radicale, per la realizzazione di qualcosa che sia totalmente nuova, che sia separata e distinta da ciò che la precede. L’agire nel segreto come agire mitico per la costruzione di qualcosa che sia altrettanto mitica.
Irrazionalismo e spiritismo
Il secondo fiume: un irrazionalismo di carattere individuale. Una sorta di sacropoiesi per necessità esistenziale. L’uomo ha bisogno di risolvere nel sacro i limiti della propria condizione. Nel momento in cui il proprio bisogno di sacro non viene soddisfatto nella dinamica religiosa, inevitabilmente avverrà in quella magico-irrazionale.
Quanto spiritismo in Casa Savoia! E quanto spiritismo nella Torino sabauda! Massimo d’Azeglio perderà del suo tempo dietro ai “tavoli ballerini”. Cavour stesso si farà protettore di molti spiritisti, fra cui Vincenzo Scarpa, suo celebre collaboratore. Quest’ultimo diventerà direttore di un periodico molto diffuso nella Torino del tempo, dal significativo titolo: Gli annali dello spiritismo. Incarico prestigioso che non costituì ostacolo, anzi!… per una futura pluridecorazione da parte dello stesso Vittorio Emanuele II.
Per non parlare di Giuseppe Garibaldi. Il Nizzardo, che per Papa Pio IX utilizza l’appellativo “un metro cubo di letame”, che non sopporta la Chiesa Cattolica e la gerarchia, che considera il Cattolicesimo una stupida superstizione, si fa iniziare alla magia “egiziana”, diventa “Grande gerofante” massonico e – dulcis in fundo – pratica la medianità nell’ isola di Caprera.
Nel suo scritto, Sull’arida terra di Caprera, scrive di esser riuscito a mettersi in contatto con le anime delle piante, si sta sforzando di fare lo stesso per le anime delle farfalle! C’è da perdere la stima un po’ di tutti.
Giuseppe Mazzini crede fermamente di essere la reincarnazione di un extraterrestre. Anche lui ritiene che il Cattolicesimo sia una stupida superstizione per ignoranti. E tutto questo non per un atteggiamento ateistico o scettico, bensì per credere nella reincarnazione.
Ma sentite che tipo di reincarnazione. Egli dice che non si possono ricordare le vite precedenti perché ancora non si è giunti a vivere sul pianeta più in alto. Sarà solo allora che, potendo guardare in basso, così come si può fare da un ultimo piano di un palazzo, si potranno ricordare le vite precedenti.
Scrive testualmente: «Il viaggio dall’una all’altra esistenza si fa come intorno ad un’enorme piramide di modo che, pervenuti ad una certa altezza cominciamo a discernere il cammino percorso. Saliti al culmine, poi, lo si vede intero. Qui nella terra siamo in continuazione di viaggio provenienti da altri astri o pianeti. Non ce ne ricordiamo perché siamo ancora troppo in basso. Arrivati più in su, ad altre stelle, ci si scoprirà la spirale corsa e, gettandovi su l’occhio, ricorderemo il passato».
Una bella sostituzione…
Il mare comune: ma, come ho detto in precedenza, questi due fiumi sfociano in uno stesso mare. Il mare che è immagine di quella società post-cristiana per la cui nascita anche – ma non solo – il Risorgimento ha dato il suo triste contributo.
Un esempio? Si leggano queste parole che il giornalista-editore Ferdinando Martini scriverà a Giosuè Carducci. Sono parole al di sopra di ogni sospetto. È un massone che scrive a un altro massone, un risorgimentale a un altro risorgimentale. «Dopo il male – scrive il Martini – che noi, tutti noi, caro Giosuè, abbiamo fatto siamo in grado di provvedere ai rimedi? A chi predichiamo noi? Noi, borghesia volterriana, siamo noi che abbiamo fatto i miscredenti; ora alle plebi (…) ritorneremo a parlare di un Dio che ieri abbiamo negato? Non ci presterebbero fede; parlo delle plebi delle città e dei borghi, le quali di un Dio senza chiese, senza riti, senza preti non sanno che farsene. A tutto il male che noi – non tu ed io: noi come ceto – abbiamo fatto per spensierata superbia, le tombe sono troppo scarso compenso. La scuola doveva, nelle chiacchiere dei pedagoghi, sostituire la Chiesa. Bella sostituzione! Te la raccomando! (…)».
Il Risorgimento – così come è avvenuto – ha dato un contributo alla sostituzione della tradizione del popolo italiano (radicata bel Cattolicesimo) con valori posticci, insoddisfacenti sul piano esistenziale e fallimentari su quello sociale.
(RC n. 61 - Gennaio 2011)
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