domenica 12 maggio 2013

Verso il papato collegiale?

   


 




La presenza di due Papi è un hapax di chiara matrice conciliare, basato sulla sostituzione della responsabilità personale del munus petrino nel solo Pontefice con la responsabilità assembleare del cosiddetto collegio episcopale.

Nella Chiesa Cattolica, il Papa è unico e solo detentore per diritto divino della suprema potestà, che esercita avvalendosi dei Dicasteri della Curia Romana. E i Vescovi sono, sub Petro, sovrani di diritto divino nella propria Diocesi.

Nella vulgata conciliare, il detentore della suprema potestà è il Papa assieme al Collegio episcopale, con una chiara valenza democratizzante; il Papa finisce per essere semplicemente il portavoce delle deliberazioni assembleari dei Vescovi. Gli stessi Vescovi, nella propria Diocesi, vedono sminuito drasticamente il proprio potere dalle Conferenze Episcopali, che legiferano anche contro la stessa volontà del Papa.

Va da sé che, in questa nuova visione della Chiesa, il Primato - non risiedendo più nella sola persona del Pontefice Romano - può ed anzi deve essere esercitato da un organo collegiale, quale potrebbe essere in futuro il Sacro Collegio, oppure una forma inizialmente diarchica (un Papa regnante ed uno emerito, ad esempio) e poi oligarchica (più Papi con specifiche mansioni: uno che si occupa della Pastorale, uno delle Canonizzazioni, uno dei Viaggi Apostolici, uno dell'amministrazione ecc.).

Si comprende che, nella sostanza, l'intenzione è quella di rimuovere la figura del Pontefice depotenziandola, visto che di fatto si affiderebbero ai Papi le mansioni dei Prefetti di Dicastero.

Laddove questa sciagurata eventualità dovesse realizzarsi, non vi è dubbio che si verrebbe a creare una controchiesa che nulla ha a che vedere con la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, e che questo sinedrio infeudato in Roma non avrebbe titolo per dirsi la prosecutore della divina missione affidata da Cristo alla Sua Chiesa.

Lascia sconcertati la naturalezza - oseremmo dire la non chalance con cui il Pontefice oggi dimissionario si sia prestato all'introduzione di una innovazione foriera di tanti e tali sventure per la Cristianità. Si tratta di un gesto che, dopo quello non meno eclatante dell'abdicazione al Soglio di Pietro, imprime uno slancio inaudito alla corsa del più sconsiderato progressismo che la Chiesa sta vivendo dal Concilio in poi.

Quanti si ostinano a voler vedere in quella infelice assise un segno dei tempi, potranno ora vedere la portata profetica degli errori conciliari, che non hanno fatto altro che applicare alla Chiesa quel che la Rivoluzione Francese aveva fatto nel governo della cosa pubblica: le Monarchie cattoliche di diritto divino abbattute e sostituite con governi parlamentari sedicenti democratici, in cui l'autorità del padre - figura della Divina Paternità che Dio esercita sull'umanità intera - doveva essere cancellata o turpemente parodiata.

A quale "bianco padre" si potrà guardare d'ora innanzi, quando a breve ve ne saranno due? E se i figli della Chiesa avranno due padri, avrà forse essa due sposi? Ancora: se il prossimo Papa dovesse abdicare anch'egli, si avranno due Papi emeriti e un terzo regnante?

Occorre sollevarsi dinanzi a queste deviazioni che sfigurano la Sposa del Nostro Signore e Salvatore. Bisogna rivolgersi ai Cardinali e ai Vescovi che ancora non si sono lasciati traviare dagli errori conciliari e chiedere loro che esprimano una condanna ferma e decisa verso la deriva modernista del Papato e della Chiesa.

Rimanere inerti in questo momento significa rendersi complici dei nemici di Cristo.

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