domenica 12 maggio 2013

don curzio - DIVO BARSOTTI:giudaismo e cristianesimo negli atti degli apostoli

DIVO  BARSOTTI:
GIUDAISMO  E  CRISTIANESIMO
NEGLI  “ATTI  DEGLI  APOSTOLI
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DON CURZIO NITOGLIA

Introduzione
Don Divo Barsotti ha scritto un libro, molto interessante e “teologicamente scorretto”, di commento agli “Atti degli Apostoli” (Meditazione sugli Atti degli Apostoli, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2008) che mostra inequivocabilmente quali siano stati i rapporti tra Chiesa nascente e Sinagoga morente. Io mi limito a riassumerlo, integrandolo in qualche punto con un altro grande esegeta l’abate Giuseppe Ricciotti, (Gli Atti degli Apostoli. Commento e traduzione, Roma, Coletti, 1952), e a porgerne il succo al lettore, affinché in questi tristissimi tempi di rinascente eresia giudaizzante, possa capire quale sia la vera natura del giudaismo talmudico e l’odio che esso ha nutrito per Gesù, la Chiesa nascente, il quale durerà sino alla fine del mondo, come è rivelato nell’Apocalisse.
Pietro e Roma
Nel suo Meditazioni sugli Atti degli Apostoli (Cinisello Balsamo, San Paolo, 2008), don Divo Barsotti insiste sul concetto seguente: come nei Vangeli, Cristo doveva salire a Gerusalemme per compiere la Redenzione del genere umano, così negli ‘Atti’, Pietro deve andare a Roma per portare i frutti della Redenzione al mondo intero, di modo che non restassero rinchiusi nei confini angusti della sola Giudea, ma realmente fossero alla portata di tutti “giudei e greci”. Gli ‘Atti’ ci fanno capire l’importanza che Dio ha riservato a Roma (per sua pura misericordia) nell’economia della salvezza della Nuova ed Eterna Alleanza, la quale ha rimpiazzato definitivamente la Vecchia Alleanza. Roma prende il posto di Gerusalemme, tutti i popoli son chiamati alla Roma di Pietro (capitale della religione della Nuova Alleanza) e non più i soli giudei – come nell’Antico Testamento – erano chiamati a Gerusalemme, capitale spirituale della religione dell’Antica Alleanza.
Il Barsotti comincia subito col mettere in luce l’atteggiamento ingenuamente superstizioso dei pagani idolatri, nei confronti degli Apostoli, rispetto a quello più dei giudei, animati da odio e invidia che aizzano perfidamente e lucidamente la folla al linciaggio fisico degli Apostoli, «lo ‘zelo’ per Dio, che manifestavano i giudei, era più impuro dell’ingenua idolatria dei pagani» (Ibidem, p. 272). Infatti «gli Atti degli Apostoli portano in sé il mistero di Roma. Lo Spirito Santo vuole che Paolo [e Pietro] lasci l’Asia, la sua patria, ed entri in questo mondo sconosciuto della civiltà greca (…). La cultura greca e la potenza romana» (Ibidem, p. 302). Potenza che è fatta di forza (virtus) e diritto (jus) per la civilizzazione del mondo barbaro e renderlo Stato o società civile. Su questa società civilizzata naturalmente dal diritto romano e dalla metafisica greca, si innesterà il Vangelo, come la grazia si innesta – senza distruggere – sulla natura e la perfeziona (san Tommaso). Nelle persecuzioni dei primi tre secoli, gioca un ruolo fondamentale e principale la “gelosia giudaica. Lo ‘zelo’ male illuminato per la religione dell’Antica Alleanza (…). Ma lo ‘zelo’ aveva le sue radici in un amore impuro. Si credeva di difendere Dio, mentre di fatto non si difendeva che il proprio privilegio” (Ibidem, p. 315). La filosofia greco-romana è - naturalmente - propedeutica al cristianesimo, analogamente alla - soprannaturale - Antica Alleanza. Il Barsotti distingue bene l’idolatria della religione popolare pagana che era intrinsecamente malvagia, dalla filosofia e dal diritto pagani, che erano naturalmente buoni e retti e preparavano alla grazia (Ibidem, p. 319). Il Vangelo non è soltanto il compimento soprannaturale e rivelato dell’Antico Testamento, ma anche della ragione e del diritto naturale della paganità greco-romana. Nulla di meno cattolico che il Bajanesimo, così pure come il sincretismo o l’esoterismo dell’unità trascendente di tutte le ‘religioni’. Questi sono i due scogli da evitare. Atene e Roma, sono ordinate - naturalmente – dalla Provvidenza alla diffusione del Vangelo in tutto il mondo civilizzato, come l’Antico Testamento era ordinato - soprannaturalmente – da Dio Trino alla rivelazione del Nuovo Testamento. Il bacino del Mediterraneo (Gerusalemme città dei Profeti, Atene città della filosofia e Roma città del diritto) è il luogo che Dio ha prediletto, per sua pura bontà, ad essere la culla della Rivelazione, della cultura e della legge, che porteranno, pian piano, la vera religione in tutto il mondo. «Possiamo, se vogliamo essere cattolici, liberarci dalla metafisica greca? Come il cristianesimo assume i valori dell’AT, così assume il linguaggio dei greci (…), come non possiamo fare a meno dell’AT, così non possiamo più fare a meno ella metafisica classica» (Ibidem, p. 323). Voler rinunciare a Platone ed Aristotele, è una sorta di Marcionismo naturale. «La missione del cristianesimo è universale (…),in quanto completa e perfeziona tutte le attese del  mondo antico» (Ibidem, p. 324). Don Barsotti, dimostra - poi – come Roma che all’inizio, con Pilato, aveva mal sopportato (senza opporvisi) la pressione giudaica contro Gesù, pian piano non sopporti più per nulla la perfidia giudaica, promotrice delle persecuzioni contro il cristianesimo, tramite il braccio armato romano. «Questi giudei non sanno che suscitare disordini e litigi, non sanno stare in pace e non lasciano in pace nemmeno gli altri. I gentili non li sopportano» (Ibidem, p. 341). Tuttavia, se all’inizio «L’impero romano non è come il giudaismo, i tribunali romani non sono come il sinedrio, Roma e i suoi tribunali sembrano assumere un atteggiamento favorevole all’evangelizzazione cristiana. L’impero romano non è come il giudaismo, i tribunali romani non sono come il sinedrio, Roma e i suoi tribunali sembrano assumere un atteggiamento favorevole all’evangelizzazione cristiana» (Ibidem, p. 343), poi col passar del tempo e soprattutto a partire da Nerone (+ 68) e Domiziano (+ 96) come «il giudaismo ha rifiutato Cristo e il giudaismo è stato rifiutato da Dio. Ora [Nerone, Domiziano] l’impero rifiuta il messaggio cristiano e l’impero così è abbandonato da Dio alla sua dissoluzione e rovina» (Ibidem, p. 344) che avverrà, in maniera definitiva, ad opera dei barbari nel V secolo. «Gli uomini responsabili del mondo pagano non si mostrarono mai ostili per partito preso al messaggio cristiano» (Ibidem, p. 356), invece «come nella passione di Cristo, così anche ora [passione dei cristiani] sono i giudei che muovono guerra , coloro che cioè appartengono all’antico popolo di Dio. Proprio da questi nasceva l’opposizione. Il giudaismo non poteva accettare il messaggio della salvezza prima di morire. La dilatazione della comunità cristiana era per il giudaismo l’annuncio della sua morte e perciò la sua lotta [contro il cristianesimo] era il suo rifiuto di morire. Con tutta la sua forza il giudaismo doveva combattere l’avanzata del cristianesimo per sopravvivere» (Ibidem, p. 367).
La lettura degli “Atti” è più attuale che mai, in questi giorni l’aggressione scatenata dal giudaismo contro il Papa e la FSSPX, ci fa rivivere quella contro san Paolo e i primi Apostoli, così sarà sino alla fine del mondo, ma l’Apocalisse ci rassicura: saremo perseguitati sino alla Parusia, ma Gesù e i cristiani a lui fedeli trionferanno tramite la croce e la persecuzione.
don Curzio Nitoglia
 

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