domenica 12 maggio 2013

don curzio - TEO-“OLOLOCAUSTO”-LOGIA


DON CURZIO NITOGLIA
16 agosto 2009


 La shoah ha una valenza teologica, parola di Benedetto XVI! (“Ubi major minor cessat”).
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I lager nazisti possono essere considerati i simboli estremi del male e dell’inferno che si apre sulla terra” ha detto il Pontefice Domenica 9 agosto, all’Angelus che ha pronunciato in Castelgandolfo. Con questo, il Papa ha smentito – indirettamente, ma formalmente - quanti nei mesi scorsi, e precisamente da gennaio 2009 ad ora, si sono affannati a dire che le affermazioni di sano revisionismo storico pronunciate da mons. Richard Williamson, nell’ottobre del 2008, erano imprudenti e riprovevoli, dacché solo puramente storiche e un vescovo non deve parlare di storia, ma solo di Fede. A parte il fatto che un vescovo può e in certi casi deve parlare anche di storia, se è connessa anche solo indirettamente con la Fede, per esempio la vita di Cristo e della Chiesa narrata dai Vangeli e Atti degli Apostoli, la vita del beato Pio IX, il ritrovamento della tomba e delle ossa di san Pietro nelle catacombe vaticane, eccetera.
 
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Per quanto riguarda la shoah, è risaputo che a partire da essa è nata la “teologia” del silenzio di Dio, sia in ambiente ebraico che cristiano e cattolico, (Metz, Heschel, Jonas) e che Jules Isaac se ne è servito per ottenere dal card. Bea e Giovanni XXIII il ribaltamento e la discontinuità dall’insegnamento comune e costante del magistero della Chiesa sui rapporti tra cristianesimo e religione israelitica, con la promulgazione (avvenuta sotto Paolo VI, il 28 X 1965) del Decreto conciliare Nostra aetate, il quale è l’unico documento del Concilio “pastorale” (o “economico-ecumenico”) Vaticano II a non contenere neppure una citazione della S. Scrittura, dei Padri ecclesiastici e del Magistero, poiché di quest’ultimo non ne esistevano prima del 28 ottobre 1965. (Cfr. mons. Brunero Gherardini, Quale accordo tra Cristo e Beliar?, Verona, Fede e Cultura, 2009).
 
Ma siccome, “non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere, né peggior sordo di chi non vuol sentire”, i “prudenti di questo mondo” si sono affannati e non voler vedere che “il Re è nudo” ed hanno voluto negare la realtà.
 
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Adesso, il Papa stesso li smentisce e implicitamente dà ragione a mons. Williamson, anche se non è d’accordo con lui. L’olocausto ebraico - secondo Benedetto XVI, come dottore privato - è simbolo o immagine dell’inferno.
 
Ora, l’inferno è un articolo di Fede cattolica, divinamente e formalmente rivelato (Mt. XXV, 41: “Andate lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno”) e definito in maniera solenne ed infallibile dal Magistero della Chiesa (Simbolo Quicumque, Denz. 40; Concilio Lateranense IV, Denz. 429). Quindi shoah e Fede cattolica sono intimamente connessi, tanto che negare l’una significherebbe sminuire l’altro, anche se all’inferno vero non ci crede quasi più nessuno, specialmente in ambiente ecclesiale e cattolico, mentre alla shoah fan finta di crederci quasi tutti, sotto pena di carcere (per i laici) o di “sospensione a divinis” (per gli ecclesiastici, cfr. “Lettera ai vescovi di tutto il mondo” di Benedetto XVI, 10 marzo 2009).
 
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Errare humanum est, perseverare diabolicum”. Speriamo che coloro i quali hanno affermato (magari in buona fede o per uno zelo eccessivo) la pura storicità della shoah, e non hanno voluto vedervi un fatto connesso con la Fede, non si ostinino a raccontare “storie”, ma studino la “storia”, senza continuare a dare un’interpretazione ‘politicamente corretta’ di un fatto storico, che è intimamente legato alla Fede cattolica, per distruggerla (“si fieri potest”), come pure a quella talmudica, per imporla con la forza della legge.
 
A costoro consiglio di studiare attentamente l’ultimo libro di Carlo Mattogno, Le camere a gas di Auschwitz, Genova, Effepì, 2009. (700 pagine circa, 35 euro[1][1]). Egli è uno storico serio, che ha passato sei mesi ad Auschwitz e altri sei a Mosca per consultare gli archivi del III Reich (relativi alla shoah), che l’Armata rossa aveva sequestrato nel 1945 e che Putin ha reso consultabili attorno il 2000. Carlo Mattogno - come ho già scritto in un precedente articolo su questo sito - oltre che storico il quale ha studiato direttamente i documenti e visitato i luoghi del “crimine”, si avvale anche di conoscenze e consulenze fisiche e chimiche. Egli nei suoi numerosi libri ha confutato tutti i libri, le conferenze, le interviste, gli articoli su carta stampata o su internet degli storici sterminazionisti. D’altronde l’unico serio di essi era Jean-Claude Pressac (+ 2003), che nel 1993, però, aveva corretto quanto di inesatto aveva scritto nel 1989.
 
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Un consiglio a mons. Williamson: Mi sembra che qualcuno le avesse donato solo il primo libro (del 1989) del Pressac, affinché lei si convincesse del ‘male assoluto’ della shoah e della sua intervista alla TV svedese; forse sarebbe il caso che lei adesso gli donasse il secondo libro del Pressac (Les crématoires d’Auschiwitz. La machinerie du meurtre de masse, Edizioni CNRS, Parigi, 1993) e il succitato libro di Carlo Mattogno, con la dedica della frase pronunciata da Benedetto XVI - il 9. VIII. 2009 - sulla shoah-inferno. “Tentar non nuoce”.
 
 
d. Curzio Nitoglia
 
16 agosto 2009
 
 

 
[1][1] In esso Mattogno confuta il libro dello storico britannico Robert Jan van Pelt (The Case for Auschwitz, 2002), che ha preso il posto del Pressac, il quale aveva commesso l’errore di aver riconosciuto le esagerazioni e gli errori della storiografia sterminazionista.
Il libro si può richiedere a effepiedizioni@hotmail.com, oppure c/o Franco Pitzus, via Balbi Piovera, n° 7 int. 3, 16149-Genova.
 
 
 
 
 
 
 
 

1 commento:

  1. Dopo aver letto questo ed altri suoi articoli, si evince chiaramente che il comandamento qui sopra da lei riportato (NON AVRAI ALTRO DIO FUORI DI ME) ha un carattere autobiografico.

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