domenica 12 maggio 2013

MASSONERIA AMERICANA, MONDIALISMO E TEOCONSERVATORISMO


d. CURZIO NITOGLIA
7 novembre 2011
 
●I teoconservatori italiani (Ferrara, Pera, ‘Alleanza Cattolica’, ‘Lepanto Foundation’ ed affini) amano ripetere che la massoneria anglosassone e specialmente quella americana non hanno (quasi) nulla che le distanzino dal cattolicesimo e che la civiltà degli Usa rappresenta una sorta di nuovo ‘Sacro Romano Impero’, il quale fa da antemurale alla Chiesa contro il pericolo del comunismo e dell’islamismo[1], dimenticando volutamente il giudaismo talmudico o addirittura cercando di conciliarlo col Cristianesimo, come facevano i “giudaizzanti” condannati dal I Concilio di Gerusalemme (50 d.C.) sotto San Pietro papa (cfr. la giornata di conferenze sul giudeo-cristianesimo tenuta da Roberto De Mattei, da Giorgio Israel[2] e Emanuele Ottolenghi, presso l’Università Regina Apostolorum dei ‘Legionari di Cristo’ nel 2008 in Roma).
●Ora la Costituzione nord-americana stabilisce per principio la separazione assoluta tra Chiesa e Stato[3]. Principio che il Magistero ecclesiastico cattolico romano ha costantemente riprovato da papa Gelasio (496) sino a Pio XII (1958). Inoltre papa Leone XIII ha dedicato un’intera enciclica (Longinqua oceani, 6 gennaio 1895) alla critica esplicita dell’ordinamento del diritto pubblico americano sui rapporti tra Stato e Chiesa data la separazione assoluta tra i due poteri.
●Anche se la massoneria americana non è atea ed anticlericale come quella latina, essa è pur sempre relativistica e soggettivistica. Gli Usa non hanno fatto null’altro che mettere in pratica i princìpi della massoneria americana ed hanno così eretto uno Stato fondato sulla libertà assoluta di pensiero e religione, separato totalmente dalla Chiesa romana. Questo non è certamente il modello o l’ideale dello Stato come lo concepiscono la Rivelazione, la Tradizione apostolica e il Magistero costante della Chiesa. Quindi non si riesce a capire dove i teoconservatori fondino la loro teoria del primato americanista - nel mondo odierno - quanto ai rapporti col cattolicesimo romano.
●Il programma del conservatorismo americanista coincide con quello della massoneria statunitense: vaga credenza in una Divinità non meglio specificata, la libertà di religione, la religiosità civile o laica, la lotta contro i grandi nemici degli Usa: comunismo e islamismo. Difesa ad oltranza delle tre componenti della civiltà statunitense: massoneria, fondamentalismo calvinista iper-liberista e giudaismo. L’America crede alla sua missione divina, che sarebbe quella di esportare la Rivoluzione americana nel mondo intero globalizzato e retto da una ‘Repubblica’ e da un ‘Tempio’ universali.
●Questi principi sono antitetici al cattolicesimo romano e fanno pensare più che al neo ‘Sacro Romano Impero’ al Regno dell’Anticristo (v. Orwell, Il Padrone del mondo e Benson, 1984 su questo stesso sito - link1 - link2-). Purtroppo col concilio Vaticano II il principio della libertà religiosa (Dignitatis humanae, 1965) è entrato sin nelle menti degli uomini di Chiesa e nel postconcilio, specialmente col pontificato di Benedetto XVI, che su questo punto è peggiore di quello di Giovanni Paolo II, il mondialismo è stato recentemente canonizzato dal ‘Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace’. Infatti il 24 ottobre 2011 il card. Peter Turkson prefetto del suddetto ‘Pontificio Consiglio’ ha emanato un Documento intitolato Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale in cui si esorta il mondo intero a “non rinchiudersi nei vecchi egoismi nazionali” ma ad aprirsi alla “globalizzazione”. Oramai anche gli uomini di Chiesa insegnano pubblicamente che le Nazioni e le Patrie hanno cessato di esistere e che un “Nuovo Ordine Mondiale” (di tipica forma massonica) le ha rimpiazzate o deve finire di rimpiazzarle totalmente là ove risultino rigurgiti anti-mondialistici o anti-globalistici. Questo Documento del 24 ottobre si rifà esplicitamente all’enciclica di Benedetto XVI Caritas in Veritate (2009). Alessandro Speciale su L’Osservatore Romano del 24 ottobre 2011 ha scritto: «Benedetto XVI, sulle tematiche economiche, è molto più “a sinistra” non solo rispetto a Barak Obama, ma anche di quasi tutti i politici d’Oltreoceano, e probabilmente anche del resto del mondo». È triste, ma purtroppo è vero. La verità non è ciò che piace, ma ciò che è reale.
●Come si faccia ad illudersi ancora oggi sulla dottrina e le aspirazioni oggettive di Benedetto XVI in ambiente antimodernista è un mistero avvolto nell’enigma. L’unica certezza è che tutto è incerto e l’unica chiarezza è che tutto è oscuro e confuso. Nel luglio 2007 si poteva sperare (senza illudersi) in un ravvedimento di Ratzinger; oggi non si può sperare che colui il quale assieme al card. Frings fece il colpo di Stato al Concilio Vaticano II, eliminando fisicamente gli schemi preparatori proposti dal S. Uffizio, che aveva interpellato l’episcopato universale sparso nel mondo[4], sia disposto a rivedere e correggere la sua creatura. I suoi ultimi atti dal 2009 sino ad oggi parlano chiaro e se noi tacessimo “lo grideranno le pietre”. Contra factum non valet argumentum!
d. CURZIO NITOGLIA
 
7 novembre 2011
http://www.doncurzionitoglia.com/masson_americ_mondial_teocon.htm

 

[1] Cfr. M. Respinti, Laicità dello Stato made in Usa, in “Il foglio”, 17 dicembre 2004, p. 3; M. Introvigne, L’ultimo viaggio di Tocqueville in www.cesnur.org
[2] Si noti che Giorgio Israel oltre ad essere stato comunista (a), collabora anche notoriamente con la massoneria del ‘Grande Oriente d’Italia’ e non ne fa mistero (b). Gli unici che fanno finta di non saperlo sono certi, per fortuna non tutti, “tradizionalisti” che scalpitano per avere “un posto al sole” ed uscire dal “ghetto”. Inoltre Roberto De Mattei, nonostante il “ritorno” alla Tradizione cattolica con il suo libro sul Concilio Vaticano II, non ha rotto pubblicamente i legami con gli ambienti ebraici e teoconservatori. Ora “quale accordo può esservi tra Cristo e Belial?” Tra Cristianesimo e giudaismo postbiblico? Tra la dottrina sociale della Chiesa e il teoconservatorismo liberale e iperliberista?
  • (a)-che Giorgio Israel abbia regolarmente militato nelle file dei quadri comunisti è di dominio pubblico e viene dichiarato da egli stesso nelle pagine del suo blog (...Se si possa ancora andar fieri della «gloriosa storia» del PCI: Figurarsi se potrei considerare un reietto chiunque sia stato comunista. Presi la mia prima tessera della Federazione Giovanile Comunista quando ero sedicenne, durante un comizio di Togliatti. Riportava sul disegno di un’impalcatura una frase di Maiakovskij: «milioni di spalle unite che innalzano al cielo la costruzione del comunismo». In verità ero assai intimidito e la prima esperienza fu traumatica: la sezione cui appartenevo fu sciolta per trotskismo…http://gisrael.blogspot.com/2011/02/se-si-possa-ancora-andar-fieri-della.html  -  PDF) - Non è invece chiaro se e quando egli abbia abiurato dal partito comunista, cosa la quale non fa comunque venir meno parte della natura e delle sue origini culturali.
  • (b)-la stretta collaborazione di Giorgio Israel con la massoneria è pubblicamente dimostrata dal fatto che il suo nome venga riportato nella lista dei collaboratori della rivista massonica Hiram, organo ufficiale del Grande Oriente d'Italia diretto da Gustavo Raffi, dove alla pagina 2 del presente PDF compare anche il suo nominativo in chiaro.
[3] Cfr. J. Nicholson, Usa e Santa Sede. La lunga strada, supplemento a “30 Giorni” febbraio 2004.
[4] La fase ante-preparatoria del Concilio iniziò il 25 gennaio del 1959, giorno in cui Giovanni XXIII, nella Basilica di S. Paolo fuori le mura, annunciò l’idea di convocare un Concilio Ecumenico a Roma e terminò il 1° aprile 1960. Durante questa fase, esattamente il 17 maggio 1959, fu istituita la “Commissione ante-preparatoria”, che tenne la sua prima seduta il 30 giugno 1959 per iniziare a rispondere ai “vota” dei vescovi. Infatti il 18 giugno 1959 fu preparato in Vaticano un questionario inviato a tutti i vescovi per avere i loro pareri o “vota” sui temi da trattare e in quale ottica. Sin dall’inizio dell’estate del 1959 tornarono in Vaticano circa 200 “vota” espressi da circa 1. 900 su 2. 500 vescovi su vari temi. Lo spoglio delle risposte date dai vescovi iniziò in Vaticano nei primi giorni del settembre del 1959 e terminò verso la fine del gennaio 1960. La sintesi dei “vota” fatta in Vaticano raggiungeva circa 1. 500 pagine, le quali furono esaminate da Giovanni XXIII dal 13 febbraio al 1° aprile del 1960. La fase preparatoria iniziò il 5 giugno del 1960 e durò sino al 20 giugno del 1962. Frattanto il 2 febbraio del 1962 Giovanni XXIII annunziò che il Concilio sarebbe cominciato l’11 ottobre del medesimo anno, in essa si partorirono circa 70 progetti da discutere al Concilio, redatti in massima parte dai cardinali, vescovi e teologi ortodossi della scuola romana e antimodernista, che rispondevano ai “vota” dei vescovi, i quali erano in massima parte di orientamento teologicamente conservatore. Il Concilio iniziò l’11 ottobre 1962 e terminò l’8 dicembre 1965, sin dal 20 novembre 1962 si assisté al tentativo del colpo di mano del rifiuto della fase preparatoria riuscito ufficialmente l’8 novembre del 1963 dietro l’intervento di Frings/Ratzinger.
●Infatti Giovanni XXIII, il 20 novembre del 1962 dopo la discussione e votazione sulle “Fonti della Rivelazione”, dietro richiesta di Frings concesse la deroga al regolamento del Concilio, che prevedeva i 2/3 dei voti per bocciare uno Schema della ‘Commissione preparatoria’ e abbassò la quota al 50% più 1. Infatti Roncalli «superando la lettera del Regolamento […], sbloccò una crisi estremamente complessa, decidendo che la votazione riguardante lo schema “De fontibus Revelationis”, che era stato elaborato in prospettiva interamente “romana”, equivaleva ad una respingimento del testo (20 novembre 1962). Qualche giorno dopo il Papa affidò la rielaborazione dello schema in questione a una commissione mista. […]. Con questa decisione papa Giovanni liberò il Concilio appena iniziato dalla duplice ipoteca che gli oratori della scuola romana avevano cercato di imporre alla corrente maggioritaria: abolì il divieto di respingere gli schemi preparatori […], e inoltre tolse l’ipoteca del monopolio dottrinale che il card. Ottaviani non aveva mai cessato di reclamare per la propria commissione preparatoria» (G. Alberigo, Jean XXIII et Vatican II, in “Jean XXIII devant l’histoire”, Parigi, 1989, p. 193-195).
●Inoltre storico è lo scontro (8 novembre 1963) che ebbe il card. Frings con Ottaviani sulla collegialità, che indurrà «Paolo VI a chiedere a Jedin, Ratzinger e ad Onclin alcuni pareri sulla riforma della Curia» (H. Jedin, Storia della mia vita, Brescia, 1987, pp. 314-315; J. Ratzinger, Das Konzil auf dem Weg. Rückblick auf die zweite Sitzungperiode, Köln, 1963-66, tr. it., 1965-67, 4 voll., pp. 9-12.).
 

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