domenica 11 agosto 2013

Protesta contro un provvedimento che reintroduce una divisione ecclesiale sulla liturgia

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frati francescani dell'immacolata (di Francesco Agnoli su Il Foglio del 31-07-2013) La notizia del commissariamento dei Francescani dell’Immacolata è senza dubbio traumatica per molte persone che conoscono da anni questa congregazione religiosa, e ne ammirano l’amore per la Chiesa e la semplicità francescana.
Che il primo provvedimento importante sotto papa Francesco sia colpire al cuore un gruppo francescano, che gode di buona salute, di numerose vocazioni e di ampio credito presso il popolo, è quantomeno paradossale! Subito viene da chiedersi come possa accadere che chi è fedele alla Chiesa venga rampognato e punito, mentre la disobbedienza, la commistione mondana di tanti prelati, rimanga ancora impunita. L’uomo della strada, ignaro della complessità delle cose, aggiunge a questo disagio, un’altra considerazione: “Ecco, dove finisce la tanto vantata continuità tra Benedetto XVI e papa Francesco!”.
Eh sì, perchè una congregazione che proprio sotto il pontificato precedente ha visto crescere il numero degli estimatori, ed è stata accolta in tante diocesi ben governate, come la Ferrara di Rabitti e la Bologna di Cafarra, viene oggi commissariata. Come è possibile questo? Come è possibile che ciò che si poteva fare sotto Benedetto, come celebrare la santa messa anche in forma latina, liberamente, sia oggi improvvisamente ed espressamente vietato ai membri di una congregazione che non ha fatto altro che aderire al Motu proprio di un pontefice? Come è possibile che una congregazione i cui membri vivono in povertà, senza mai dare occasione di scandalo, e dedicando molte delle loro risorse ai poveri (tramite la costruzione di orfanatrofi ed ospedali nei paesi più poveri), siano così duramente umiliati?
Se si vuole smarrire il popolo cattolico, gettare divisione e confusione, questo è il modo migliore. Quanti sono già oggi i cattolici che dicono: “il mio papa è Francesco”; e altri che ribattono “il mio, invece, Benedetto”? Ci si dividerà ancora, dinnanzi a questo provvedimento che la Congregazione dei religiosi, presieduta da Braz de Aviz, ha preso, a mio giudizio, con estrema superficialità e insipienza. E vi si leggerà, credo, qualcosa di più di ciò che è realmente accaduto.
Il vaticanista Sandro Magister, sempre ottimo, serio e puntuale, ha scritto al riguardo un articolo intitolato: “La prima volta che Francesco contraddice Benedetto”. Così la notizia è stata interpretata anche da molti siti e blog. Certo, se papa Francesco conosce i fatti e concorda con il commissariamento dei Francescani dell’Immacolata, qualcosa non torna.
Forse, però, la realtà è più complessa. Negli ultimi anni, infatti, padre Stefano Manelli, superiore della congregazione, aveva abbracciato con entusiasmo alcune posizioni di Benedetto XVI, dall’invito ad una considerazioni più problematica e meno retorica del concilio alla valorizzazione, accanto al rito di Paolo VI, di quello di san Pio V. Questo aveva creato contrasti più o meno espliciti con l’ala progressista della Chiesa, ma anche all’interno della Congregazione stessa. Come spesso accade, infatti, alcuni dei “vecchi” avevano avversato queste posizioni, ritenendole incomprensibili. Di qui una vera e propria guerra intestina, di cui sono stato, mio malgrado, testimone. Arrivando a vedere, con i miei occhi, che persone che facevano la guerra al fondatore, in modo subdolo e vigliacco, erano da lui protette e confermate, anche in incarichi di prestigio, non per ignoranza dei fatti, ma con una speranza: sconfiggere l’astio, la menzogna, con la bontà di un padre.
Oggi padre Stefano, a mio giudizio, paga le sue scelte tradizionali, del tutto legittime, ma anche la sua bontà, e la malizia di persone che gli stanno vicino. E che hanno iniziato a fargli guerra non sotto questo pontificato, ma sotto il precedente, anche se poi hanno approfittato di un momento di vuoto e di incertezza, come quello attuale, per affondare definitivamente il colpo.
Qualcuno sostiene che papa Francesco non sappia nulla. Altri, che papa Francesco “sa”: ma cosa vuole dire, “sapere”? Quali informazioni ha ricevuto? Da chi? E quale tempo ha potuto dedicare, tutto preso da una quantità enorme di problemi, a questa singola questione?
Quanto al tradimento, stupirsi? “Non ricordi – mi diceva recentemente un uomo della curia-, che dei benedettini cercarono di avvelenare Benedetto? E che analogo tradimento subì, oltre a Gesù, lo stesso san Francesco?”. E’ vero, e del resto san Francesco diceva ai suoi frati che la perfetta letizia sta nel sopportare, senza odio e asprezza, l’ingratitudine e la malvagità di coloro che si sono beneficati.
Probabilmente accadrà così, ancora una volta: Padre Stefano, uomo di vita santa e veramente francescana, è chiamato da Dio a sopportare questa croce, per il bene dei suoi frati. Finché non sarà chiaro -perché il tempo è galantuomo- che i Francescani dell’Immacolata sono oggi quanto di meglio la Chiesa italiana sta donando alla Chiesa universale. Quanto al papa, dopo il caso Ricca, vedrà ancora una volta quanto è dura riformare la Chiesa, con certi collaboratori.

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