venerdì 16 agosto 2013

nota sull'antisemitismo


ultima modifica: 4 giugno 2013
 
 
Sopra: pendaglio massonico, sormontato da una Stella di Davide, appartenete ad un Gran Maestro. Tra la Squadra e il Compasso appare l'Efod, o Pettorale del Giudizio, un paramento che indossava il Sommo Sacerdote dell'antica religione mosaica su prescrizione divina (Es 28, 15-30).
 
 
«Lo spirito della Massoneria è lo spirito del giudaismo nelle sue credenze più fondamentali; sono le sue idee, è il suo linguaggio, è quasi la sua organizzazione».
 
- Elia Benamozegh, rabbino di Livorno
(La Vérité Israélite, vol. V, 1861, pag. 74).
 
Quando si iniziano a studiare le origini o il complicato simbolismo della Massoneria, ci si imbatte inevitabilmente nel legame esistente tra la sètta dei grembiulini e la religione ebraica post-biblica. In effetti, molte parole di Grado, fregi e lo stesso mito di Hiram sono di chiara provenienza giudaica, tanto che un grande esperto come Mons. Ernest Jouin (1844-1932), direttore della prestigiosa Revue internationale des sociétés secrètes (RISS), che nel 1919 ricevette l'encomio e l'approvazione della Santa Sede (nella persona del Segretario di Stato il Cardinale Pietro Gasparri), coniò il termine giudeo-Massoneria per sottolineare lo stretto legame esistente tra l'ebraismo talmudico e la Libera Muratoria. Del resto, come confermano diversi articoli contenuti in questa sezione, numerosi rabbini hanno apertamente ammesso la filiazione ebraica della Massoneria, ed è noto che il cuore dell'insegnamento che si impartisce nelle Logge proviene dalla Kabbalah, il misticismo ebraico. Detto questo, qualcuno potrebbe obiettare che tale accusa potrebbe celare una forma più o meno larvata di antisemitismo o di incitamento all'odio razziale. A tale insinuazione rispondiamo affermando che il cattolicesimo è assolutamente estraneo all'antisemitismo e ad ogni forma di razzismo in quanto contrari per via di principio sia alla ragione che alla fede cristiana:
 
- Alla ragione: sostenere che un individuo possa essere discriminato a causa della razza cui appartiene (qualunque essa sia), equivale ineluttabilmente a negare il libero arbitrio di cui è dotata ogni persona, ossia di quella qualità che consente a chiunque di scegliere liberamente tra il bene e il male, e di essere responsabile delle proprie azioni al di là della propria ascendenza, religione, cultura, ecc... Inoltre, chi conosce la genesi dell'ideologia razzista, soprattutto di quella a sfondo biologico, sa che essa è nata nel XIX secolo in ambienti massonici, razionalisti e positivisti (soprattutto anglosassoni, tedeschi e francesi) da sempre nemici giurati della Chiesa cattolica. La prima a blaterare nell'Ottocento di una supposta «razza ariana», ritenuta «superiore» (la stirpe dei giganti ariani vissuta secoli fa sull'isola di Atlantide), e dell'inferiorità della razza ebraica, ritenuta «semi-umana», fu Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), fondatrice dell'esoterica Società Teosofica. Più tardi, questa fesseria venne ripresa dai teorici nazisti della razza ariana.
 
- Alla fede: Gesù Cristo, secondo la carne, era ebreo, come lo erano la Sua Santa Madre, i dodici Apostoli, colonne della Chiesa, e buona parte della Chiesa nascente. Come può, dunque, un cattolico disprezzare quel popolo che ha ricevuto la Rivelazione divina e da cui è nato il Salvatore? Impossibile! E difatti, agli inizi del XX secolo, di fronte al dilagare dell'antisemitismo, la Chiesa cattolica è intervenuta ufficialmente con un pronunciamento della Sacra Congregazione del Sant'Uffizio, firmato dal Sommo Pontefice Pio XI (1857-1939) in data 21 marzo 1928, che condannava esplicitamente «tutti gli odii e le animosità tra i popoli, e massimamente l'odio contro il popolo un tempo eletto da Dio, quell'odio che oggi suole volgarmente designarsi con il nome di antisemitismo» 1.
 
Va da sé che per i cattolici, il coinvolgimento di un certo numero di ebrei nella creazione della Massoneria (così come del comunismo e di tante ideologie o filosofie violentemente anticristiane) è una questione puramente religiosa e non razziale, un problema che ha spinto la Chiesa nel corso dei secoli a difendersi da tali attacchi praticando con carità l'antigiudaismo cristiano 2, che non ha nulla a che vedere con le violenze e l'avversione dell'antisemitismo nazi-fascista 3. Né si vuole sostenere che tutti gli ebrei, presi nel loro insieme indistintamente, possono essere ritenuti responsabili della creazione delle Società Segrete o dei vari movimenti anticristiani. Affermare il contrario equivarrebbe a cadere in un luogo comune come quello che vorrebbe che tutti gli italiani sono mafiosi 4. La Chiesa, d'altronde, ha sempre pregato per gli ebrei (e per la loro conversione) e i Pontefici, fedeli al comando di Cristo di amare i nostri nemici e di pregare per nostri i persecutori (Mt 5, 43-48), li hanno protetti e ospitati nelle loro terre quando sono stati cacciati nel passato da vari regni d'Europa.
 
Per approfondire l'argomento, vedi l'articolo

banner centro culturale san giorgio ccsg
 
Note
 
1 Cfr. La Civiltà Cattolica, 1928, vol. II, pagg. 171-172. Le ragioni teologiche dell'odio anticristiano che anima un certo numero di israeliti (con diversi gradi di responsabilità, ovviamente), va cercato proprio nella perdita dell'elezione di Dio a causa del rifiuto ostinato della messianicità e divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, e del conseguente accecamento.
2 Un esempio dell'antigiudaismo cristiano furono i Monti di Pietà, istituiti dai francescani nel XV secolo per sottrarre i cristiani alla piaga dell'usura, spesso praticata da israeliti. Un'altra istituzione per proteggere i cristiani fu l'istituzione dei ghetti. Nel 1555, Papa Paolo IV creò infatti il ghetto di Roma ed emise la bolla Cum nimis absurdum che forzava gli ebrei a vivere in un'area specifica e prevedeva una serie di restrizioni particolari, che sarebbero poi state in vigore per secoli. Papa Pio V raccomandò che tutti gli Stati confinanti istituissero dei ghetti e nel corso del XVI e XVIII secolo tutte le città principali ne avevano uno (con le uniche eccezioni in Italia, di Livorno e Pisa). Quello di Roma fu l'ultimo ghetto a venire abolito in Europa Occidentale, nel 1870.
3 La Chiesa cattolica ha condannato solennemente il culto della razza e del sangue praticato dal regime nazionalsocialista con l'Enciclica Mit brennender Sorge, del 10 marzo 1937.
4 Padre Massimiliano Maria Kolbe, morto per mano dei nazisti ad Auschwitz il 14 agosto nel 1941, ed elevato agli onori degli altari nel 1982, scrive nel settembre 1926, in un articolo sul Rycerz Niepokalanej, commentando il Congresso Internazionale Massonico svoltosi nel mese precedente a Bucarest: «Signori massoni, voi che recentemente, durante il Congresso di Bucarest, vi siete rallegrati del fatto che la Massoneria si sviluppa, riflettete e dite sinceramente se non è meglio servire il Creatore della pace interiore, nell'amore gioioso, piuttosto che obbedire agli ordini della crudele cricca ebraica, misteriosa scaltra, mal conosciuta, e che vi odia? E a voi, piccolo manipolo di ebrei, "Sapienti di Sion", che [...] avete provocato coscientemente già tante disgrazie e ancora di più ne state preparando, a voi mi rivolgo con la domanda: quale vantaggio ne ricaverete?». Occorre ribadire che San Massimiliano non era un'antisemita, cioè uno di coloro che odiano la stirpe ebraica in quanto tale. Anzitutto egli distingue gli ebrei-popolo dal «manipolo di ebrei» che, secondo diversi ambienti dell'epoca, dirigeva la centrale massonica internazionale. Inoltre, San Massimiliano, in una lettera da Nagasaki del 1935, mette in guardia i confratelli di Niepokalanow a non suscitare o approfondire (attraverso il Rycerz) l'odio verso gli ebrei da parte dei lettori polacchi (già tanto prevenuti verso quelli) e sottolinea che il principalissimo scopo della Milizia dell'Immacolata è «la conversione e la santificazione delle anime, vale a dire la conquista di esse all'Immacolata, l'amore verso qualsiasi anima, compresi gli ebrei, i massoni, gli eretici e così via» (cfr. P. M. Kolbe, Scritti, Roma 1997, pag. 1161). Ed egli manifestò concretamente tale amore dando rifugio, a circa 1.500 ebrei in Niepokalanow, i quali erano fuggiti all'avanzare delle truppe tedesche sul territorio polacco nel 1939. In tal modo, li strappava dalle grinfie dei nazisti, antisemiti per antonomasia, pur sapendo che sarebbe incorso nelle loro ritorsioni (Cfr. F. S. Pancheri, Massimiliano Kolbe. Un santo del secolo, pagg. 105-106). E anche dopo la morte di Padre Kolbe, molti ebrei ebbero ospitalità presso i frati di Niepokalanow, i quali, se fossero stati scoperti dai nazisti, sarebbero stati puniti con la morte (cfr. J. Gierrtych, «P. Kolbe e il problema ebreo», in Miles Immaculatæ, fascicoli I-III, Roma, gennaio-ottobre 1982, pag. 180).
 

Nessun commento:

Posta un commento