venerdì 9 agosto 2013

due casi di disinformazione religiosa

 
di Arnaud de Lassus 1
 
bugie ecclesiastiche
 
Tutti i giorni siamo bombardati da false notizie diffuse dai mass media riguardanti il presente e il passato storico o la situazione politica nazionale e internazionale. Ma chi si sarebbe mai aspettato che una tecnica così subdola sarebbe stata utilizzata anche dalle gerarchie ecclesiastiche? E d'altronde, come pensare diversamente quando da decenni ci si ostina a difendere la pretesa bontà di qualcosa (il Concilio) i cui frutti a dir poco disastrosi sono sotto gli occhi di tutti? L'alternativa a questa prospettiva sarebbe costituita da un ottimismo insensato o da un'ingenuità che poco si addicono a personaggi di questo livello. Senza entrare nel merito del giudizio di queste persone (che spetta solo a Dio che conosce cosa c'è nel cuore di ogni uomo), i sacerdoti e i fedeli hanno il preciso dovere di difendersi da questa opera di disinformazione (anche quando proviene dai nostri pastori) riappropriandosi della realtà e dicendo le cose come stanno per amore di verità, senza lasciarsi spaventare da minacce o dal possibile isolamento. Mala tempora currunt... sed peiora parantur! («Stiamo vivendo tempi non buoni, ma si preparano tempi peggiori»!).    
 
l Premessa
 
La disinformazione è un processo di condizionamento degli spiriti praticato mediante la diffusione massiccia di notizie false o deformate. In questa sede ci limiteremo solo alla disinformazione operata in seno alla Chiesa cattolica. Per convincersi che una tale disinformazione esista, che abbia preso una grande estensione a partire dal 1960, e che costituisca una delle cause della crisi nella Chiesa, è sufficiente esaminare come sono state effettuate negli ultimi quarant'anni:
  • La presentazione e la messa in opera della riforma dei catechismi e della liturgia;
  • La presentazione e la messa in opera del Concilio Vaticano II (1962-1965).
l Caratteristiche particolari
 
Come la disinformazione politica, la disinformazione religiosa operata in seno alla Chiesa ha fatto e fà ricorso ai mass media (si pensi al ruolo di un quotidiano come Avvenire), ma in modo meno esclusivo. Essa si sviluppa in un ambiente fortemente gerarchicizzato; da qui le seguenti condizioni particolari:
  • È veramente efficace solamente se la Gerarchia non vi si oppone;
  • Essa raddoppia la sua efficacia quando la Gerarchia gli presta la sua voce;
In quest'ultimo caso, è difficile combatterla senza apparire come disubbidenti, senza sembrare qualcuno che rimette in causa il principio di autorità. Tratteremo due esempi di disinformazione religiosa riguardanti:
  • Il Concilio Vaticano II;
  • La religione ebraica.
I
IL CONCILIO VATICANO II
 
Come in ogni analisi di caso di disinformazione, bisogna passare in rassegna successivamente:
  • I fatti come sono presentati al grande pubblico;
  • I fatti nel loro reale svolgimento;
  • I procedimenti che permettono di passare dai primi ai secondi.
l Presentazione del Concilio
 
Dalla sua chiusura nel 1965, il Concilio Vaticano II è stato presentato ai fedeli:
  • Come una fonte di rinnovamento per la Chiesa;
  • Come contenente un insegnamento che prolunga e perfeziona la dottrina tradizionale, in continuità con essa;
  • Come un dono di Dio, un dono dello Spirito Santo.
concilio dono dello spirito santo
 
Queste caratteristiche sono state affermate con forza e sono state instancabilmente ricordate in innumerevoli testi. Basti citare alcuni estratti del Messaggio al popolo di Dio e del Rapporto finale del Sinodo straordinario per il XX Anniversario del Concilio Vaticano II 2: tertio millennio adveniente - giovanni paolo II«Noi tutti, Vescovi dei riti orientali e di rito latino, abbiamo condiviso unanimemente, in azione di grazia, la convinzione che il Concilio Vaticano II è un dono di Dio alla Chiesa e al mondo. In piena adesione al Concilio, noi scorgiamo in esso una fonte offerta dallo Spirito Santo alla Chiesa per oggi e per domani [...]. Il coraggio e il discernimento, che oggi esige l'evangelizzazione del mondo, possono attingere dal Concilio Vaticano II la loro luce e il loro dinamismo [...]. Tuttavia, poiché porta nel cuore l'amore di Cristo morto e risuscitato, il messaggio del Vaticano II presenta per questo tempo, con nuovo vigore, la speranza del Vangelo [...]. Alla fine di questa riunione, il Sinodo ringrazia, dall'intimo del cuore, Dio Padre per mezzo del suo Figlio, nello Spirito Santo, per la grande grazia di questo secolo che è stato il Concilio Vaticano II» 3. Tra i testi più recenti, citiamo questo passo della Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente di Giovanni Paolo II (del 10 novembre 1994, § 17-18-19): «Ma in modo tutto particolare ci volgiamo con sguardo di fede a questo nostro secolo, cercandovi ciò che rende testimonianza non solo alla storia dell'uomo, ma anche all'intervento divino nelle umane vicende. In questa prospettiva si può affermare che il Concilio Vaticano II costituisce un evento provvidenziale, attraverso il quale la Chiesa ha avviato la preparazione prossima al Giubileo del secondo Millennio». Parlando del «profondo rinnovamento» suscitato dal Concilio, Giovanni Paolo II precisa: «In nessun altro Concilio si è parlato con altrettanta chiarezza dell'unità dei cristiani, del dialogo con le religioni non cristiane, del significato specifico dell'Antica Alleanza e di Israele, della dignità della coscienza personale, del principio della libertà religiosa, delle diverse tradizioni culturali all'interno delle quali la Chiesa svolge il proprio mandato missionario, dei mezzi di comunicazione sociale. Un'enorme ricchezza di contenuti e un nuovo tono, prima sconosciuto, nella presentazione conciliare di questi contenuti, costituiscono quasi un annuncio di tempi nuovi».
 
l Realtà del Concilio
 
Riprenderemo ora le caratteristiche appena esposte (fonte di rinnovamento, continuità dottrinale e dono dello Spirito Santo).
 
q Il Concilio Vaticano II, fonte di rinnovamento o causa di regressione?
Per rispondere, bisogna esaminare la situazione della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II e le relazioni di causa ed effetto che potrebbero esistere tra l'una e l'altro.
 
- Situazione della Chiesa
Nel suo libro Rapporto sulla fede 4, il Cardinale Joseph Ratzinger (oggi «papa emerito») mette in evidenza i seguenti punti della situazione post-conciliare:
  • Una certa perdita del senso della Chiesa (pagg. 51, 52, 54);
  • Una crisi di fiducia nel dogma (pagg. 81-83);
  • Una crisi di fiducia nella Sacra Scrittura (pag. 86);
  • Un «ritorno in forza dell'eresia ariana» (pagg. 88-89);
  • Un'«incapacità di comprendere e di presentare il peccato originale» (pag. 91);
  • L'abbandono del Decalogo (pagg. 102-103);
  • La crisi degli ordini religiosi, il calo massiccio dei loro effettivi a causa delle defezioni, dei decessi e della mancanza di vocazioni (pagg. 117-118).
rapporto sulla fede - joseph ratzinger - vittorio messorivittorio messori
Rapporto sulla fedeVittorio Messori
 
Una diagnosi globale sull'epoca post-conciliare viene fornita alle pagine 27-28 del suddetto libro: «Da parecchio tempo, il giudizio di Ratzinger su questo periodo è netto: "È incontestabile che gli ultimi vent'anni sono stati decisamente sfavorevoli per la Chiesa cattolica. I risultati che hanno seguito il Concilio sembrano crudelmente opposti alle attese di tutti, a cominciare da quelle di papa Giovanni XXIII e poi di Paolo VI. I cristiani sono di nuovo minoranza, più di quanto lo siano mai stati dalla fine dell'antichità [...]. I Papi e i Padri conciliari si aspettavano una nuova unità cattolica e si è invece andati incontro a un dissenso che - per usare le parole di Paolo VI - è sembrato passare dall'autocritica all'autodistruzione. Ci si aspettava un nuovo entusiasmo e si è invece finiti troppo spesso nella noia e nello scoraggiamento. Ci si aspettava un balzo in avanti e ci si è invece trovati di fronte a un processo progressivo di decadenza che si è venuto sviluppando in larga misura sotto il segno di un richiamo ad un presunto "spirito del Concilio" e in tal modo lo ha screditato». Su due dei principali aspetti della crisi post-conciliare, il Cardinale Charles Journet (1891-1975) ha portato un giudizio altrettanto severo come quello del Cardinale Ratzinger: «La liturgia e la catechesi sono le due mascelle della tenaglia con cui si strappa la fede» 5.
 
catastrofe conciliare
 
- Il Concilio Vaticano II, così com'è stato applicato, non è stato una fonte di rinnovamento
«Bisogna dunque riconoscere che il Vaticano II sin da subito non prese la piega che Giovanni XXIII prevedeva [...]. E bisogna anche riconoscere che - almeno sinora - non è stata esaudita la preghiera di Papa Giovanni perché il Concilio significasse per la Chiesa un nuovo balzo in avanti, una vita e un'unità rinnovate» 6.
 
- Responsabilità del Concilio Vaticano II nella situazione attuale
È evidente che la situazione post-conciliare non è imputabile al solo Concilio Vaticano II, e che altre cause di decadenza ben più antiche ( in particolare, la sopravvivenza del modernismo) hanno giocato un ruolo capitale. «Non bisogna lasciarsi prendere da un falso ragionamento: "Post concilium, ergo propter concilium" ("Dopo il Concilio, e dunque a causa del Concilio")», spiega il Cardinale Godfried Danneels 7. Ma il Concilio Vaticano II ha potuto esercitare un'influenza considerevole poiché, dopo il 1965, ha sostenuto il ruolo di guida quasi universalmente accettata: «I documenti conciliari sono stati la "Magna Charta" della vita della Chiesa nel corso di questi vent'anni» 8. «La stragrande maggioranza dei fedeli ha accettato il Concilio in modo positivo» 9. Il Concilio Vaticano II ha dunque avuto necessariamente una parte (e una gran parte) di responsabilità nella catastrofe post-conciliare 10. Che ci sia stata distruzione, è ciò che hanno riconosciuto due personalità così diverse come Mons. Marcel Lefebvre (1905-1991) e Padre Joseph Gélineau s.j. (1920-2008):
 
- Mons. Marcel Lefebvre: «È impossibile pretendere che solamente le applicazioni post-conciliari siano cattive. Le ribellioni del clero, le contestazioni dell'autorità pontificia, tutte le stravaganze della liturgia e della nuova teologia, la desertificazione delle chiese non avrebbero dunque nulla a che vedere, com'è stato affermato anche di recente, col Concilio? Su andiamo! Ne sono i frutti» 11.
 
- Padre Joseph Gélineau s.j.: «La riforma decisa dal secondo Concilio del Vaticano ha dato il segnale del disgelo [...]. Alcuni pezzi interi crollano [...]. Che non si ci inganni: tradurre non è dire la stessa cosa con altre parole. É cambiare la forma. Ora, la liturgia non è solamente un'informazione o un insegnamento di cui importano solo i contenuti. Essa è un'azione simbolica mediante le "forme" significative. Se le forme cambiano, il rito cambia. Se un elemento è cambiato, la totalità significata è modificata [...]. Bisogna dirlo senza mezzi termini: il rito romano come l'abbiamo conosciuto non esiste più. È stato distrutto» 12.
 
cardinale charles journetcardinale godfried danneelspadre joseph gélineau s.j.
Cardinal JournetCardinal Danneels Padre Gélineau
 
q Una dottrina che su certi punti si allontana dalla dottrina tradizionale
Non affronteremo in questa sede, nelle sue caratteristiche proprie, la questione della libertà religiosa 13 e ci limiteremo ad un giudizio più generale del Cardinale Ratzinger su tre testi conciliari: la costituzione sulla Chiesa e il mondo contemporaneo Gaudium e Spes, la dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis humanæ e quella sulle religioni nel mondo Nostra Ætate: «Se si ricerca una diagnosi globale del testo (Gaudium et Spes), si potrebbe dire che esso è, insieme ai testi sulla libertà religiosa e sulle religioni nel mondo, una revisione del Sillabo di Pio IX, una specie di contro-Sillabo» 14. «Accontentiamoci di constatare che il testo (Gaudium et Spes) gioca il ruolo di contro-Sillabo nella misura in cui rappresenta un tentativo di riconciliazione ufficiale della Chiesa con il mondo com'è diventato dopo il 1789. Solo questa prospettiva permette di comprendere il senso di questa strano confronto tra la Chiesa e il mondo: per "mondo", si intende, in fondo, lo spirito dei tempi moderni, di fronte al quale la coscienza di gruppo nella Chiesa si sentiva come un soggetto separato che, dopo una guerra ora calda e ora fredda, ricercava il dialogo e la cooperazione» 15. Il passo del libro del Cardinale Ratzinger che contiene le due precedenti citazioni può essere così riepilogato:
  • Il Sillabo di Pio IX (1792-1878) costituiva, contro il liberalismo generato dalla Rivoluzione del 1789, una barriera che venne rafforzata da San Pio X (1835-1914);
  • In seguito, la Chiesa è stata spesso condotta a tollerare, nella sua pratica politica, il liberalismo e lo Stato liberale, ma senza cambiare la sua «determinazione fondamentale» dei suoi rapporti con il mondo liberale;
  • Il contro-Sillabo Gaudium et Spes costituisce una nuova determinazione fondamentale dei rapporti tra la Chiesa e «il mondo com'è diventato dopo il 1789», con l'obiettivo di riconciliare ufficialmente la Chiesa con questo mondo («lo spirito dei tempi moderni»). Così, al Sillabo del 1864 corrisponde il contro-Sillabo del 1965. Alla dottrina del Sillabo corrisponde la dottrina del contro-Sillabo. Siamo dunque in presenza di un cambiamento dottrinale;
sillabo o contro-sillabo?
  • Può il Concilio in blocco essere considerato come una grazia di Dio, un dono dello Spirito Santo? Non si tratta qui di negare l'esistenza di cose eccellenti contenute nei testi conciliari; ma bastano queste cose a giustificare l'affermazione ripetuta instancabilmente secondo cui il Concilio - in blocco - sarebbe l'opera dello Spirito Santo? (sottinteso: «Se lo criticate, criticate lo Spirito Santo») Certamente no. Lo Spirito Santo non può contraddirsi. Come può aver potuto ispirare prima il Sillabo nel 1864 e un contro-Sillabo nel 1965?
  • La realtà e la fantasia. Così, quando si parla del Concilio, bisogna distinguere la realtà dalla fantasia creata dalla disinformazione. Entrambe possono essere schematizzate nel modo indicato dalla tabella sottostante.
Fantasia conciliare Realtà conciliare
Per la Chiesa il Concilio è stato una fonte di rinnovamento.
Immediatamente dopo il Concilio si è sviluppata nella Chiesa una situazione catastrofica nella quale il Concilio ha la sua parte di responsabilità.
L'insegnamento conciliare è in continuità con la dottrina tradizionale.
Su un certo numero di punti, l'insegnamento conciliare si oppone alla dottrina tradizionale; tre dei principali testi conciliari potrebbero essere considerati, secondo l'espressione del Cardinale Ratzinger, come un contro-Sillabo.
Il Concilio è un dono dello Spirito Santo.
A causa dei problemi sopra evocati, è impossibile considerare il Concilio in blocco come un dono dello Spirito Santo.
 
Sulla presunta fedeltà dei testi conciliari alla dottrina tradizionale,
vedi l'articolo del medesimo Autore
 
l Il passaggio dalla realtà alla fantasia
 
- La ripetizione
L'autorità ecclesiastica ripete instancabilmente da oltre quarant'anni che il Concilio Vaticano II è stato una benedizione, una grazia di Dio... I fedeli, abituati a credere a tutto ciò che dicono i loro pastori (atteggiamento di per sé normale... e rispettabile), hanno finito per essere convinti della cosa.
 
- L'uso dell'argomento di autorità
Le critiche che vengono fatte a questo o a quest'altro passo discutibile di un testo conciliare non ricevono abitualmente alcuna risposta 16. Quando una risposta c'è, è viene fornita nel seguente modo:
  • «Quale autorità avete per opporvi ad un testo che è stato approvato dal Papa e da più di duemila Padri conciliari»?
  • «Il Concilio è stato ispirato da Dio; pretendete di saperne di più dello Spirito Santo»?
Al limite, si finisce con un processo di intimidazione (si potrebbe parlare di terrorismo intellettuale...), seguendo lo schema messo in evidenza dal giornalista francese Jean Madiran:
 
critica = disobbedienza = scisma
 
Il fatto stesso di criticare sembra porre fuori dalla Chiesa la persona che critica; da questo fatto deriva una situazione malsana in cui coloro potrebbero parlare tacciono.
 
conseguenze della critica al concilio
 
- Il politichese
Si tratta di una lingua che permette di rispondere sfiorando solamente la questione e di negare la realtà. Essa utilizza un vocabolario speciale (parole interpretate al contrario o euforizzanti...). É così si parlerà:
  • Di rinnovamento per designare una decadenza (ad esempio: il rinnovamento della liturgia o della catechesi...);
  • Di progresso per designare un arretramento;
  • Di partecipazione in aumento, mentre si constata un assenteismo sempre più marcato.
Citiamo, a titolo di esempio, alcuni testi del Sinodo straordinario di novembre del 1985:
 
- «Il rinnovamento liturgico è il frutto più apparente di tutta l'opera conciliare. Anche se ci sono state alcune difficoltà, generalmente esso è stato accolto dai fedeli con gioia e ha portato i suoi frutti» 17.
- «Il rinnovamento liturgico, inaugurato dal Concilio, è stato l'oggetto di un consenso generale. La partecipazione attiva di tutti alla celebrazione dei sacramenti - in primo luogo all'Eucaristia - ha fatto ovunque progressi considerevoli nelle chiese» 18.
 
l Come reagire?
 
- I fatti sono i fatti
L'ubbidienza non può nulla contro i fatti. Così, sotto l'apparenza di ubbidienza, si finisce per vedere la situazione diversamente da quella che è nella realtà, e si cade nella terribile sregolatezza di cui parlava Mons. Jacques Bénigne Bossuet (1627-1704) 19.
 
- Il ricorso instancabile a chi ha responsabilità
Così decisi a ristabilire la verità sul Concilio, bisognerà chiedere instancabilmente all'autorità ecclesiastica di mettere fine a questa disinformazione insopportabile; di smettere di praticare il politichese; di rispondere alle domande precise che le sono state poste. Richiesta illusoria, si dirà. No. In questo campo, solo l'autorità ecclesiastica può rimettere le cose in ordine in modo decisivo. Chiederle di essere fedele al suo compito non è mai inutile. Il nostro compito è di supplicarla di fare ciò che le incombe, di pregare per questa intenzione e non di sostituirci ad essa.
 
il diavolo invitato al concilio
Anche il diavolo viene invitato al Concilio...
 
II
LA RELIGIONE EBRAICA
 
l I fatti
 
Tutti sanno - o dovrebbero sapere - che oggi bisogna distinguere due religioni ebraiche:
  • La religione mosaica, basata sulla Toràh (Torah è il nome che gli ebrei danno al Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia e più specialmente alla legge di Mosé). Essa è poco praticata.
  • La religione talmudica, basata sulla Kabbalah (parte dogmatica e mistica) e sul Talmud (parte morale). Essa è praticata dalla grande maggioranza degli ebrei religiosi.
israel shahakLa religione mosaica è monoteista. E la religione talmudica? Senza dilungarci troppo sulla Kabbalah e sul Talmud, accontentiamoci di riportare in questa sede alcune spiegazioni sulla religione talmudica fornite dallo scrittore ebreo Israel Shahak (1933-2001) nel suo libro Histoire juive. Religion juive. Le poids de trois millénaires («Storia ebraica. Religione ebraica. Il peso di tre millenni»). Israele Shahak insiste sulla necessità di «sfatare alcune delle numerose idee false diffuse sul giudaismo [...], e in particolare quelle che vengono ripetute continuamente ekabbalah ebraica che sono alla moda, come "la tradizione giudeo-cristiana" o "i valori comuni delle religioni monoteiste 20. E aggiunge: «Non tratterò in dettaglio che la più importante di queste illusioni popolari: l'idea secondo cui la religione ebraica sarebbe, ed è sempre stata, monoteista [...]. Questo opinione non è storica ed è completamente errata» 21. Shahak mostra il ruolo della Kabbalah in questo campo: «La disgregazione del monoteismo è iniziata nel XII e nel XIII secolo con lo sviluppo della mistica ebraica, la Cabala - o Kabbalah; alla fine del XVI secolo, questa corrente conquistò quasi tutti i centri del giudaismo [...]. Nell'ortodossia ebraica attuale, soprattutto presso i rabbini, la Cabala ha conservato la sua predominanza» 22. Egli descrive la Kabbalah in questi termini: «Secondo la Kabbalah, l'Universo è dominato non da un unico Dio, ma da numerose entità divine, che si diversificano tra loro per il carattere e l'influenza, e che sono emanazioni di una Causa Prima indistinta e lontana» 23. E precisa in nota: «La Cabala (o Kabbalah) è certamente una dottrina esoterica il cui studio era riservato agli eruditi. In Europa, soprattutto dopo la metà del XVIII secolo, alcune misure draconiane vennero prese per mantenerla segreta e per vietarne lo studio, salvo per gli eruditi provati e sotto la rigorosa direzione di un maestro. Le masse ebraiche non istruite dell'Europa orientale non avevano alcuna conoscenza reale della dottrina cabalistica, ma quest'ultima giungeva fino ad esse sotto forma di superstizioni e di pratiche magiche».
 
l La disinformazione negli ambienti cattolici
 
I cattolici, nella loro stragrande maggioranza, tendono ad identificare religione ebraica odierna e la religione mosaica; essi ignorano l'esistenza della religione talmudica che non è monoteista, come ha fatto notare Israel Shahak, e che è l'anima di ciò che egli definisce il «giudaismo reale».
 
l Basi di questa disinformazione
 
Esse poggiano innanzi tutto su di un'ignoranza di vecchia data. Poi è venuto il Concilio Vaticano II. La dichiarazione conciliare Nostra Ætate sulle religioni non cristiane dedica due pagine alla religione ebraica; in esse non si stabilisce alcuna distinzione tra la religioni mosaica e quella talmudica, e viene presentata una serie di osservazioni che possono essere applicate unicamente alla religione mosaica. In tale modo viene prolungata la confusione precedentemente evocata: si identifica l'odierna religione ebraica con quella mosaica. Bisogna riconoscere che, a partire dal Concilio Vaticano II, tale confusione è stata perpetuata da numerosi libri specializzati diffusi negli ambienti cattolici. Prendiamo, ad esempio, una delle ultime opere sull'argomento: Le judaïsme... («l giudaismo...), pubblicata nel 1998, con tanto di Nihil obstat ed Imprimatur da parte dell'autorità ecclesiastica, dalle éditions de l'Atelier. Il suo autore, Dominique de la Maisonneuve, è una religiosa dell'Ordine di Nostra Signora di Sion e si è laureata all'Università Ebraica di Gerusalemme.
 
dominique de la maisonneuvele judaïsme... - dominique de la maisonneuve
D. de la MaisonneuveLe judaïsme...
 
Che cosa dice questo libro?
  • Che la religione ebraica di oggi è la più antica religione monoteista;
  • Che essa è stata generata dalla Rivelazione fatta da Dio a Mosé sul monte Sinai;
  • Che questa Rivelazione ha dato luogo alla Toràh (Toràh scritta e Toràh orale);
  • Che il Talmud è una raccolta di tradizioni provenienti dalla Toràh, e di riflessioni e commenti su queste tradizioni.
In definitiva, secondo questo libro che illustra il Talmud mediante alcune citazioni ineccepibili, la religione ebraica di oggi sarebbe monoteista; e il Talmud farebbe parte di questo monoteismo. La disinformazione è patente; essa utilizza i processi dell'omissione e della falsità non verificabile (o difficile a verificare). L'omissione principale riguarda la Kabbalah, che non viene neppure menzionata, mentre secondo Israel Shahak, «nell'ortodossia ebraica attuale, soprattutto presso i rabbini, la Cabala ha conservato la sua predominanza».
 
l Conclusione
 
La disinformazione sulla religione ebraica è così efficace che quasi nessuno vi si oppone... ed è difficile opporvisi senza correre il rischio di essere accusato di antisemitismo. Da qui l'interesse del libro di Israel Shahak che permette di ristabilire la realtà dei fatti senza incorrere nel pericolo di subire una tale accusa.
 
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NOTE
 
1 Traduzione di un estratto (pagg. 49-63) dell'opera La désinformation («La disinformazione»), a cura di Antonio Casazza. L'opuscolo è stato pubblicato da Action Familiale et Scolaire.
2 Sinodo che si è tenuto a Roma dal 24 novembre all'8 dicembre 1985 e che, sotto la presidenza di Giovanni Paolo II, ha riunito principalmente i Segretari delle Conferenze Episcopali, alcuni rappresentanti delle Chiese orientali e i responsabili dei vari dicasteri della Curia.
3 Messaggio al popolo di Dio del Sinodo straordinario riunitosi il 7 dicembre del 1985. Il grassetto è nostro Vedi questo testo alla pagina web
4 Colloquio del Cardinale Ratzinger con giornalista Vittorio Messori; pubblicato dalle Edizioni San Paolo nel 1985.
5 Cfr. L. Méroz, L'obéissance dans l'Église, aveugle ou clairvoyante? («L'obbedienza nella Chiesa, cieca o vedente»?), Martingay,  Ginevra 1977, pag. 104.
6 Cfr. Rapporto sulla fede, pag. 40.
7 Rapporto al Sinodo del Cardinale Danneels; cit. in Documentation catholique, n° 1909, pag. 32.
8 Ibid., pag. 31.
9 Ibid., pag. 32.
10 É noto su questo punto il ragionamento del Cardinale Ratzinger. Non è il Concilio, ma la sua cattiva applicazione che, secondo lui, sarebbe la causa di questa catastrofe. Nel suo libro Les principes de la théologie catholique, esquisse et matériaux («I principî della teologia cattolica, schizzo e materiali»), che riproduce un testo di lui redatto dieci anni dopo la fine del Concilio, scrive Ratzinger: «La ricezione corretta del Concilio non è ancora iniziata» (pag. 418). «La ricezione reale del Concilio non è ancora cominciata del tutto» (pag. 437). E nel suo libro Rapporto sulla fede ritorna a più riprese sulla medesima idea: bisogna «riscoprire il vero Vaticano II»,  - bisogna «ritornare ai testi autentici del Vaticano II». Come ha fatto notare anche Jean Madiran, questa spiegazione non è accettabile. I testi conciliari sono stati interpretati e applicati da coloro che li hanno decretati; dunque, essi sono stati interpretati e applicati conformemente all'intenzione dei legislatori (vedi l'editoriale del nº 297 di Itinéraires).
11 Cfr. Mons. M. Lefebvre, Lettre ouverte aux catholiques perplexes («Lettera ai cattolici perplessi»), pag. 142.
12 Cfr. P. J. Gélineau s.j., Demain la liturgie («Domani la liturgia»), édit. du Cerf, 1976, pagg. 9-10. Padre Gélineau è uno dei maggiori compositori delle «canzonette» che in Francia hanno sostituito il canto gregoriano dopo la riforma liturgica (N.d.T.).
13 É noto che la dottrina conciliare sulla libertà religiosa afferma che la libertà di culto è un diritto sia per le false religioni che per la vera. È uno dei punti su cui questo documento si allontana dalla dottrina tradizionale.
14 Cfr. Card. J. Ratzinger, Les principes de la théologie catholique, esquisse et matériaux, pag. 426. Il Sillabo che corredava l'Enciclica Quanta Cura (dell'8 dicembre 1864) si definisce come «una raccolta che racchiude i principali errori del nostro tempo che sono stati segnalati nelle allocuzioni concistoriali, nelle Encicliche e nelle altre Lettere apostoliche del nostro Santo Padre Papa Pio IX». Ecco, nell'ordine, i principali argomenti trattati: panteismo, naturalismo, razionalismo, indifferentismo, socialismo, comunismo, società segrete, errori sulla società civile considerata sia in sé stessa che nei suoi rapporti con la Chiesa, errori sulla morale, errori sul matrimonio cristiano, errori sul potere civile del Pontefice romano, errori che si riferiscono al liberalismo contemporaneo. Si tratta dunque di un testo essenzialmente dottrinale.
15 Cfr. Card. J. Ratzinger, Les principes de la théologie catholique, esquisse et matériaux, pag. 427.
16 É così, ad esempio, che non è mai stato risposto alle critiche di fondo sulla dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa o al Breve esame critico del Novus Ordro Missæ, firmato da persone autorevoli come i Cardinali Bacci e Ottaviani.
17 Rapporto finale votato dai Padri del Sinodo; cit. in Documentation catholique, n° 1909, pag. 39.
18 Rapporto al Sinodo del Cardinale Daneels; cit. in Documentation catholique, n° 1909, pag. 31.
19 «La più grande sregolatezza dello spirito è di credere le cose come si vuole che siano, e non perché si è visto come sono in effetti» (cfr. Mons. J. B. Bossuet, Traité de la connaissance de Dieu et de soi-même, I, n° XVI).
20 Cfr. I. Shahak, Histoire juive. Religion juive. Le poids de trois millénaires, La Vieille Taupe, 1996, pag. 73.
21 Ibid.
22 Ibid., pagg. 73-74.
23 Ibid., pag. 75.
 

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