venerdì 14 giugno 2013

l'influenza rosacroce: Perché la Massoneria predilige il protestantesimo

l'influenza rosacroce: Perché la Massoneria predilige il protestantesimo

 



Chissà perché in tutte le pagine fintamente alternative si sente sempre parlare della Chiesa Cattolica e dei suoi mali all'interno della società, mentre mai si fa menzione delle sette protestanti diffuse in tutto il mondo, con le denominazioni più svariate, con i crimini di plagio mentale e violenza psicologica e fisica che molto spesso avvengono all'interno.

Sicuramente, i preti cattolici che commettono reati di pedofilia o d'altra natura sono da condannare secondo la legge vigente, ma una cosa è cercare di fare giustizia, un'altra è costruire una enorme impalcatura mediatica anticattolica tale da far intendere che tutta la Chiesa è malefica, cancerogena per la società. Il cattolicesimo è diventato una specie di capro espiatorio in Italia ma anche all'estero: ogni male è colpa del Vaticano, che protegge i suoi ministri deviati, che possiede la banca più corrotta del mondo, lo IOR, e che si infiltra negli affari politici ed economici non di sua competenza, fino ad arrivare alla tesi secondo cui la massoneria è d'origine gesuita (tesi priva di ogni fondamento storico) e quindi a comandare la politica mondiale (e non solo) è proprio la Chiesa Cattolica, e non il Sionismo - di cui guarda caso in queste pagine alternative non si fa mai menzione, che strano.

Esaminando tuttavia i paramenti e i documenti massonici si scopre qualcosa di "inatteso": la Massoneria predilige il protestantesimo, anziché il cattolicesimo. In Scandinavia, addirittura, esiste un Rito massonico particolare, il Rito detto Svedese, che accetta nelle sue logge solo persone di fede cristiana protestante.

Anche la storia ci presenta eventi che fanno riflettere: a parte la manipolazione che vi è stata in epoca illuministica delle fonti storiche medievali, significativo è l'attentato compiuto dalla massoneria ai danni del presidente ecuadoriano Gabriel Garcia Moreno nel 1875, che osò consacrare la nazione al Sacro Cuore di Gesù, scatenando le ire della massoneria anticlericale. Il sicario sparò colpi di revolver contro il presidente, nei pressi del monastero di Quito, dove due secoli circa prima la Vergine stessa aveva profetizzato a Madre Mariana de Jesùs Torres l'assassinio di un presidente cattolico ecuadoriano. Il sicario urlò "Muori, carnefice della libertà!", ma il presidente ebbe la forza di rispondergli: "Dio però non muore!".

Alcuni protestanti mi hanno accusato di tacere volutamente sui rapporti instauratisi tra massoneria e clero cattolico, io invece ribadisco che è proprio la Chiesa Cattolica il nemico numero uno della sinagoga di Satana, quale è appunto la Massoneria. Io riporto sempre eventi riscontrabili nella storia e nella letteratura, loro invece non fanno altro che attaccare la Chiesa sopra ogni cosa, quasi fosse essa stessa la Massoneria che tanto dicono di combattere. Confondono la vittima col carnefice e non sanno di essere essi stessi vittime dell'inganno massonico.

Infatti, mentre loro mi accusano di tacere sulla "massoneria in Vaticano" (cosa non vera, dato che in passato ho trattato anche questo), loro non parlano neanche per un istante del legame che esiste tra l'ideologia luterana e la setta dei rosacroce, tanto cara al culto massonico.

Martin Lutero era infatti un monaco agostiniano, in origine. Nel 1507 fu ordinato sacerdote, ma già il padre, che era cattolico, non era convinto della scelta del figlio, che vedeva troppo ribelle, incapace di meditare le proprie decisioni con calma. Ciò che lo aveva indotto al desiderio della consacrazione fu la lettura della Bibbia, "un libro che mi piacque subito moltissimo", scrive lo stesso Lutero, ma non vi fu una meditazione attenta della Parola e soprattutto del tipo di vita che stava per scegliere, nobile sicuramente ma per molti versi difficile.

Mentre andava formandosi studiando teologia con i testi di Agostino e di Tommaso d'Aquino, la sua mente umanistica iniziava ad essere attratta anche dalla figura di Erasmo da Rotterdam, che in quel tempo andava molto di moda. Questo pensatore infatti, nonostante consacrato sacerdote nel 1492, era durissimo con il credo cattolico: ne criticava i digiuni, il culto a Maria, alle immagini, la Confessione, le feste religiose, chiedeva di abolire il celibato sacerdotale e mise in dubbio la divinità di Cristo e l'effettiva esistenza della Trinità, accogliendo così con favore lo gnosticismo ariano. Il carattere di Lutero era molto ambiguo: in convento si mostrava umile e dolce, fuori dal convento si faceva ricevere da principi, prelati, intellettuali con la smania di insegnare e dimostrare le sue idee. Significativa la sua frase a proposito della morte per fede: "Altri cerchino la corona del martirio, io non trovo nessun gusto in tale dignità".

Già qui è necessaria un'osservazione: i protestanti considerano inutile e per certi versi blasfemo e perverso il desiderio di sofferenza e martirio di molti santi e mistici cattolici, sostenendo che il martirio di Cristo fu l'unico necessario per redimere l'umanità. Dimenticano però che nella Bibbia stessa, che loro dicono tanto di conoscere, è descritto il toccante evento della lapidazione di Stefano, il primo martire della cristianità, ucciso per amor della fede e della carità. Egli era un diacono ed accompagnava sempre la predicazione alle opere, alla faccia dell'insegnamento luterano secondo cui "non sono necessarie le opere per la salvezza".

La storia ci insegna che la goccia che fece traboccare il vaso dell'ira di Lutero furono le indulgenze plenarie che il papa di Roma Leone X concesse a coloro che dopo essersi confessati e comunicati avessero donato una certa quantità di denaro per la costruzione della nuova basilica di San Pietro. In realtà, c'era ben altro dietro l'operato del monaco apostata.

La Chiesa tedesca in quel periodo era ormai in decadenza. Il cardinale Nicolò Pisano nel 1461 condannò: "l’entrata di molti indegni nello stato ecclesiastico; il concubinato dei preti; il cumulo dei benefici e la simonìa". Lutero fu sicuramente colpito anche da questo. Osservava molti sacerdoti non rispettare il voto di castità e questo lo confuse ulteriormente. Interessante osservare che i primi ad appoggiare la Riforma protestante, che nacque teoricamente per risolvere questi problemi di decadenza morale, furono proprio questi sacerdoti avvezzi al lusso e al piacere sensoriale. La Chiesa tedesca era la più ricca in Europa, oltre che la più immorale. Scrive don Luigi Villa nel suo libro sulla Riforma Protestante: "Naturalmente, la loro ignoranza era simile alla frivolezza dei loro costumi, che faceva loro frequentare osterie, banchetti e teatri. Il distacco dalla Fede, in questi stati d’animo, non meravigliava più nessuno. Anche tra i “Religiosi”, qualche Convento conservava ancora la disciplina e il fervore religioso, mentre in tanti altri Conventi erano penetrati gravi errori, una vita facile e mondana. In ciascuno di questi conventi, ciascun religioso aveva il suo domestico e nessuno si negava la gioia della danza e dei bei vestiti. Anche dopo il grande scisma d’Occidente, si tentò di riformare, ma gravi ostacoli furono posti proprio da quei Religiosi che non si sentivano di cambiar vita. Naturale, quindi, che questi indegni Religiosi facessero subito causa comune con Lutero. Preoccupante, poi, era l’avversione profonda di molto clero al Papa e alla Curia Romana", che ovviamente invitava alla morigeratezza evangelica.


Lutero scrisse così le famose 95 tesi e le affisse sul portone della chiesa di Wittemberg il 31 ottobre 1517 (festa di Samhain, secondo il calendario neopagano e satanista). Rimando il testo delle tesi luterane ad un altro link, ma riassumendo si può dire che esse mettevano in dubbio essenzialmente l'autorità del papa, l'efficienza delle indulgenze e la natura della penitenza. C'è da precisare che l'offerta in denaro per la basilica di San Pietro non era l'unica indulgenza che la Chiesa proponeva all'epoca, come volti vogliono far credere dicendo che il papato favoriva i ricchi, ma molte altre indulgenze esistevano - ovviamente gratuite - quali il celebre Perdono di Assisi (una grazia ottenuta da San Francesco) o la Perdonanza celestiniana.


Quando Lutero pose le sue 95 tesi, egli era ancora essenzialmente cattolico ma già mise significativamente in dubbio due capisaldi del cattolicesimo (il primato pietrino e la pratica delle indulgenze) e addirittura un sacramento, la Confessione. Egli sosteneva che la penitenza non può essere ridotta ad atto sacramentale, ma dura continuamente per tutta la vita. Inoltre sosteneva che non si può pregare per i defunti, ma solamente per i vivi: è l'inizio della dottrina che poi negherà le tre realtà ultraterrene del paradiso, dell'inferno e del purgatorio; anzi nelle sue tesi Lutero già mette in dubbio sulla base delle Scritture da lui esaminate l'effettiva esistenza del purgatorio.

Già il 15 giugno 1520, il Papa di Roma Leone X pubblicò la bolla Exsurge Domine, dove condannava 41 delle 95 tesi luterane e chiedeva di ritrattarle entro 60 giorni. Nel frattempo, il papa vietò la diffusione e la pubblicazione delle eresie di Lutero nel resto d'Europa, dove appunto non vi era la medesima situazione dell'immorale Chiesa tedesca. Scrive il papa nella bolla: "Le indulgenze, per coloro che veramente le acquistano, non hanno valore per la remissione della pena dovuta alla giustizia divina per i peccati attuali. Si ingannano coloro che credono che le indulgenze sono salutari e utili per il bene dello spirito. Le indulgenze sono necessarie solo per le colpe pubbliche, e vengono propriamente concesse solo ai duri di cuore e agli insensibili. Per sei categorie di uomini le indulgenze non sono né necessarie né utili: e cioè per i morti o per quelli che stanno per morire, per i malati, per i legittimamente impediti, per coloro che non hanno commesso peccati, per coloro che hanno commesso peccati, ma non pubblici, per coloro che compiono cose migliori", facendo intendere quello che già abbiamo detto sulla storpiatura fatta da Lutero e da tanti anche ai giorni nostri sulle reali intenzioni della Chiesa Cattolica riguardo alla pratica delle indulgenze. Il primato pietrino, a contrario di quanto affermato da Lutero e seguaci, è ben fondato sulla Parola di Dio.

"Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli»" [Mt 16:18].

La pietra a cui si riferisce Gesù è l'apostolo Simone, a che pro altrimenti chiamarlo Cefa, che in ebraico significa appunto "roccia"? Il primato pietrino viene comunque confermato anche dopo la Resurrezione, in un altro vangelo, quello di Giovanni, dove è scritto: "Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli»" [Gv 21:15]. Gesù rinnova la domanda a Pietro per ben tre volte, ad espiazione del triplo rinnegamento compiuto dall'apostolo tempo prima, durante il processo di Cristo nel Sinedrio.

I Dodici apostoli non erano gli unici seguaci di Gesù. I vangeli ci fanno ben intendere che Cristo era seguito da una enorme folla di uomini, donne e bambini, ma ai Dodici dava una attenzione particolare. Perché questa differenza? Da qui il concetto di successione apostolica: a Pietro furono date le chiavi del regno e l'autorità nella nascente Chiesa (da notare negli Atti, è sempre Simon Pietro a prendere la parola in pubblico, come un portavoce della comunità), gli altri apostoli andarono nel mondo a predicare il vangelo e a fondare comunità cristiane, di cui poi risultavano ovviamente vescovi, ossia supervisori. Sempre negli Atti, Anania viene mandato dal Signore a consacrare Saulo di Tarso come vescovo ed apostolo di Cristo, tramite l'imposizione delle mani, pratica che ancor oggi si svolge nel sacramento detto dell'Ordine, pratica che deriva quindi dall'epoca apostolica.

Quello che non si legge mai nei libri di storia è il legame che unisce la figura di Martin Lutero, monaco d'istruzione cattolica ormai scomunicato da papa Leone X con la bolla Decet Romanum Pontificem (1520), alla setta ebraizzante dei Rosacroce, una comunità di alchimisti, cabalisti, ermetisti, astrologi e carpentieri diffusa in tutta Europa, sotterranea e clandestina, di fede gnostica, che poi confluirà insieme ad altri gruppi qualche secolo più tardi nella formazione della Massoneria, nel 1717, a Londra. Infatti la dottrina portante della Riforma protestante, la giustificazione per fede, è essenzialmente una gnosi, frutto della mala interpretazione della lettera paolina ai Romani: «poiché non c'è distinzione: tutti infatti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, essendo giustificati gratuitamente per la Sua grazia, mediante la redenzione in Gesù Cristo, che Dio ha esposto per espiazione col Suo sangue mediante la fede», da Romani 3,23-25; «poiché noi riteniamo che l'uomo è giustificato per mezzo della fede, senza le opere della legge», da Romani 3,28; «giustificati dunque per la fede, abbiamo pace con Dio, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo saldi e ci gloriamo, nella speranza della Gloria di Dio», da Romani 5,1-2.

Come abbiamo detto, la dottrina della giustificazione per fede è essenzialmente una gnosi: ci si salva solo attraverso un cammino di consapevolezza personale; da qui l'inutilità del Magistero ecclesiale e l'esaltazione del libero esame della Scrittura. Sola Scriptura diviene il motto protestante. La bimillenaria tradizione apostolica viene gettata a mare, con tutti i padri della chiesa e i testi teologici di santi, mistici e dottori, definendola una "inutile filosofia umana". Anche in questo caso, Lutero e seguaci storpiano le parole di Gesù. Egli accusano la teologia cattolica rifacendosi a Marco 7:8, che recita: "Trascurando la legge di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini". Ancora una volta, i luterani effettuarono una decontestualizzazione delle Parole del Signore. Infatti Gesù stava parlando in quel momento coi farisei e la tradizione a cui si riferiva era una ben precisa, il Talmud, non certo quella cattolica, anzi Paolo nella seconda lettera ai Tessalonicesi, cap. 3 vers. 6, scrive: "Vi ordiniamo pertanto, fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, di tenervi lontani da ogni fratello che si comporta in maniera indisciplinata e non secondo la tradizione che ha ricevuto da noi". Esiste quindi una tradizione apostolica, fondata sulla Parola di Dio, che nulla ha a che fare con la tradizione talmudica condannata da Cristo nel vangelo secondo Marco. Interessante notare che Lutero, pur di portare acqua al suo mulino, mutò nella sua edizione della Bibbia tradotta dal greco al tedesco la parola originale παράδοσιν, che letteralmente significa "tradizione, precetto", con un più vago "insegnamento". Ancora oggi le bibbie protestanti adottano questa traduzione.

Ma questa non fu, ovviamente, l'unica modifica che Lutero compì con la Bibbia. Egli rivide anche il canone dei Testi Sacri, senza l'aiuto di nessun esperto in materia, ritenendosi abbastanza saggio ed istruito da poter riscrivere ciò che uomini di fede avevano compiuto in migliaia di anni. A partire dalla lettera di Giacomo che, scritta nello stesso stile paolino della lettera ai Romani, poneva in parallelo la carità con la fede. Infatti la dottrina cattolica aveva sempre insegnato che fede ed opere di carità non sono tra loro subalterne ma di uguale valore. La fede senza opere è morta, le opere senza fede sono come vuote. L'insegnamento della lettera di Giacomo era dunque pericoloso per la dottrina di stampo gnostico della giustificazione per fede, così decise di eliminarla subito dal canone biblico, definendola una "lettera di paglia", apocrifa.

Inoltre, Lutero tolse dall'antico testamento quei libri che provavano l'importanza delle indulgenze, dell'intercessione dei morti e l'esistenza del purgatorio: il libro di Tobia, di Giuditta, il I Maccabei, il II Maccabei, il libro della Sapienza di Salomone, il Siracide, il libro di Baruc e alcune aggiunte al libro di Daniele, più precisamente la preghiera di Azaria, il Cantico dei tre giovani nella fornace, la Storia di Susanna, Bel e il Drago, ed alcune aggiunte al libro di Ester.

Una vera e propria rivisitazione dell'Antico Testamento, ispirato al canone ebraico. Infatti questi testi sopra citati sono considerati apocrifi non solo dai protestanti, ma anche dagli ebrei. Il fariseismo, a suo tempo, tolse questi libri dal canone perché contrastavano con l'insegnamento talmudico, mentre erano presenti nella versione della Bibbia scritta in greco da settantadue rabbini nel III secolo a.C., la cosiddetta Septuaginta, o Bibbia dei Settanta. Lutero, ovviamente, non fa menzione di tutto questo e preferisce uniformare il canone biblico cristiano a quello talmudico: è evidente, anche qui, la mano lunga dei Rosacroce.

Per quanto riguarda il Nuovo Testamento, oltre a rendere apocrifa la lettera (scomoda) di Giacomo, considerò inizialmente non ispirate pure la lettera agli Ebrei, la lettera di Giuda e persino l'Apocalisse di Giovanni, ma poi finì per accettarle tutte come appendici del Nuovo Testamento. A proposito dell'Apocalisse, Lutero si concesse la libertà di paragonare la Roma papale alla Babilonia satanica descritta in Apocalisse. Ancora oggi, i protestanti sostengono che è la Chiesa Cattolica la Babilonia di cui Giovanni parla nella sua Apocalisse. Una interpretazione fin troppo libera, tuttavia non è questo il momento per analizzare il vero significato di Babilonia per San Giovanni apostolo: sarebbe necessario un articolo solamente per esso.

E' facile comprendere, quindi, perché la Massoneria predilige il protestantesimo: entrambi demonizzano e combattono la Chiesa Cattolica, entrambi hanno come nemico il papato di Roma. Il fine dei rosacroce e poi dei massoni è quello di confondere i cristiani per poi porli contro la Chiesa di Cristo. In rete è facile incontrare blog e siti di sedicenti cristiani individualisti, senza denominazione ma di evidentissimo stampo luterano, che dicono di combattere contro il Nuovo Ordine Mondiale e la Massoneria, ma di fatto fanno il loro gioco, se consapevolmente o meno io non saprei dirlo.

Dopo Lutero, molti cristiani si allontanarono dalla sana dottrina, scatenando aspre lotte in Europa. Si formarono numerose chiese protestanti: non solo luterani, ma poi anche pietisti, calvinisti, anabattisti, presbiteriani, congregazionalisti, battisti, fino ai più recenti movimenti dei mormoni, avventisti e dei testimoni di Geova, dove la potestà rosacruciana e massonica è evidentissima nei fondatori, Charles Russel per i TdG e Joseph Smith per i mormoni. Tuttavia geovismo e mormonismo sono un ulteriore stadio del protestantesimo e meriterebbero un'ulteriore analisi appropriata.

POST SCRIPTUM:

Alcune accuse tipiche dei protestanti contro il cattolicesimo . . .
TESI: I cattolici peccano gravemente contro Dio quando chiamano i propri sacerdoti con l'appellativo di Padre, e persino il Papa di Roma con il blasfemo titolo di Santo Padre, poiché Gesù disse chiaramente: "E non chiamate nessuno padre sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo".

RISPOSTA: E' vero, ma quelle parole Gesù le rivolse ai giudei, che avevano ed hanno ancor oggi una venerazione esasperata per gli antichi padri, ossia Abramo e patriarchi, la cui discendenza attestava la loro predilezione ed elezione divina. Con quella frase Gesù intendeva dire che tutti gli uomini, anche i non ebrei, sono chiamati alla salvezza, alla predilezione ed alla elezione divina, perché tutti sono figli di un unico Padre, ossia Dio. Quando il Signore diede i comandamenti a Mosè, disse: "Onora tuo padre e tua madre" [Esodo 20:12], ma in quel caso si riferiva ai padri intesi come genitori, non c'è alcuna contraddizione divina in ciò. Invece, la prima lettera di Giovanni ci conferma che l'usanza di chiamare gli anziani della comunità (in greco detti "presbiteri", ossia sacerdoti) con l'appellativo di padri risale sino all'epoca apostolica, tanto che l'apostolo prediletto del Signore scrisse: "Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il maligno" [1Gv 2:13]. In questo versetto è evidente la contrapposizione tra padri e giovani, dove i padri rappresentano gli anziani, i custodi e sacerdoti della comunità. Con il tempo, il papa, ossia il vescovo di Roma a capo di tutta la Chiesa universale, ha assunto il titolo di Santo Padre, non a motivo della sua predestinata salvezza, ma per il ruolo importante che lo Spirito gli ha conferito. Questo titolo non è blasfemo, perché assolutamente non vuole sostituire quello di Dio, infatti lo stesso catechismo, il compendio della dottrina cattolica, afferma che l'unico Re e Sacerdote eterno della Chiesa è Gesù Cristo, che ha fondato in Pietro la Chiesa Cattolica, ossia universale, destinata a tutto il mondo.

TESI: I cattolici peccano di idolatria costruendo statue rappresentanti Cristo, Maria e i loro santi, perché Dio ordinò espressamente a Mosè di non costruire statue rappresentanti cose nè in cielo, nè in terra, nè sottoterra [Esodo 20:4]. Anzi, i cattolici sono colpevoli di aver abolito integralmente il primo comandamento, che è riassunto nei loro catechismi con "Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio oltre a me".

RISPOSTA: Non è assolutamente vero che il primo comandamento è abolito nei catechismi cattolici, anzi la parte terza, sezione seconda, capitolo primo del Catechismo della Chiesa Cattolica è dedicata totalmente alla frase di Dio trascritta in Esodo, "Non ti farai alcuna immagine scolpita". Nel Deuteronomio è spiegato il motivo di questo comandamento: "Siccome non vedeste nessuna figura il giorno che il Signore vi parlò in Oreb dal fuoco, badate bene a voi stessi, affinché non vi corrompiate e non vi facciate qualche scultura, la rappresentazione di qualche idolo, la figura di un uomo o di una donna" [Dt 4:15-16]. Tuttavia, fin dall'Antico Testamento, Dio ha permesso ed anzi voluto che gli israeliti costruissero simboli da venerare, non a motivo della loro materialità, ma dell'archetipo simbolico che essi trascendevano. E' il caso del serpente nel deserto, prefigurazione della croce di Cristo, costruito in bronzo da Mosè, o la stessa Arca dell'Alleanza, ornata di statue raffiguranti cherubini, o il Tempio edificato da Salomone, ricco di statue rappresentanti persino animali. Con la venuta di Cristo, vero Dio e vero uomo, la motivazione del Deuteronomio è venuta meno, perché finalmente Dio si era manifestato agli uomini visivamente, nell'immagine di Cristo. "Dio nessuno lo ha mai visto - scrive San Giovanni apostolo nel prologo del suo vangelo - proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, egli lo ha rivelato". Scrive San Tommaso d'Aquino nella sua Summa Theologica a proposito delle immagini sacre: "Gli atti di culto non sono rivolti alle immagini considerate in se stesse, ma in quanto servono a raffigurare il Dio incarnato. Ora, il moto che si volge all'immagine in quanto immagine, non si ferma su di essa, ma tende alla realtà che essa rappresenta".

TESI: La Bibbia dice chiaramente che i morti sono incoscienti, i cattolici hanno peccato gravemente inventandosi l'esistenza di anime coscienti disincarnate, quelle giuste in Paradiso e quelle dannate all'Inferno, più l'esistenza di un terzo regno ultraterreno che loro chiamano Purgatorio, completamente inventato ed assente nelle Sacre Scritture.

RISPOSTA: Non è assolutamente vero che non si fa menzione di Paradiso, Purgatorio ed Inferno nella Bibbia. Cosa dice Gesù al buon ladrone? "Gli rispose: «In verità ti dico, OGGI sarai con me nel paradiso»." [Lc 23:43]. Molti protestanti dicono: "dopo la morte l'anima è incosciente, in attesa del giudizio", ma allora chiedo: dove è stata l'anima divina di Gesù nei giorni in cui il Suo corpo rimase nel sepolcro prima della Resurrezione? Le frequenti affermazioni del Nuovo Testamento secondo le quali Gesù “è risuscitato dai morti” (At 3,15; Rm 8,11; 1Cor 15,20) presuppongono che, preliminarmente alla Risurrezione, egli abbia dimorato nel soggiorno dei morti [Eb 13,20]. È il senso primo che la predicazione apostolica ha dato alla discesa di Gesù agli inferi: Gesù ha conosciuto la morte come tutti gli uomini e li ha raggiunti con la sua anima nella dimora dei morti. Ma egli vi è disceso come Salvatore, proclamando la Buona Novella agli spiriti che vi si trovavano prigionieri, infatti la Bibbia risponde: "Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione; essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l'arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell'acqua" [1Pt 3:18-20]; "E' stata annunziata la buona novella anche ai morti" [1Pt 4:6]. Dunque Gesù discese agli inferi per dare la buona novella anche ai prigionieri della morte, del peccato originale, che risiedevano negli inferi. Ma se erano incoscienti come potevano ricevere la buona novella ed essere liberati dalla loro condizione di prigionieri? Dunque la dottrina protestante secondo cui le anime dei morti sono incoscienti è falsa, dopotutto anche Gesù disse: "Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui" [Lc 20:38], in riferimento alle anime dei patriarchi. Dopo la caduta di Adamo infatti, Dio subito promise la venuta del Suo Figlio, Messia di Israele. La Scrittura chiamava inferi, shéol o ade [Fil 2,10; At 2,24; Ap 1,18; Ef 4,9] il soggiorno dei morti dove Cristo morto è disceso, perché quelli che vi si trovano sono privati della visione di Dio [Sal 6,6; Sal 88,11-13]. Tale infatti era, nell'attesa del Redentore, la sorte di tutti i morti, cattivi o giusti; [Sal 89,49; Ez 32,17-32 ] il che non vuol dire che la loro sorte sia identica, come dimostra Gesù nella parabola del povero Lazzaro accolto nel “seno di Abramo” [Lc 16,22-26]. Furono appunto le anime di questi giusti in attesa del Cristo a essere liberate da Gesù disceso all'inferno. Gesù non è disceso agli inferi per liberare i dannati né per distruggere l'inferno della dannazione, ma per liberare i giusti che l'avevano preceduto. Ma la morte redentrice del Cristo e la Sua risurrezione gloriosa segnò una vittoria sulla morte e sul peccato originale, purgato dal fuoco dello Spirito e dall'acqua del Battesimo. Da allora, le anime dei giusti defunti vanno in una condizione di beatitudine in Dio, preparazione per quella eterna (Giudizio Universale). Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo. Dice infatti la Scrittura: " l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco" [1Cor 3:13-15]. Dunque le anime imperfette verranno purificate in una condizione di fuoco salvifico: è questo quello che la Tradizione apostolica ha sempre chiamato Purgatorio, ovvero "stato dove ci si purga". Questo insegnamento poggia anche sulla pratica della preghiera per i defunti di cui la Sacra Scrittura già parla: “Perciò Giuda Maccabeo fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato” [2Mac 12,45]. Non possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente di amarlo. Ma non possiamo amare Dio se pecchiamo gravemente contro di lui, contro il nostro prossimo o contro noi stessi: “Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna” [1Gv 3,15]. Nostro Signore ci avverte che saremo separati da lui se non soccorriamo nei loro gravi bisogni i poveri e i piccoli che sono suoi fratelli [Mt 25,31-46]. Morire nel peccato senza essersene pentiti e senza accogliere l'amore misericordioso di Dio, significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati che viene designato con la parola “inferno”. Gesù parla ripetutamente della “Geenna”, del “fuoco inestinguibile”, [Mt 5,22; Mt 5,29; Mt 13,42; Mt 13,50; Mc 9,43-48] che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il corpo [Mt 10,28]. Gesù annunzia con parole severe che egli “manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente” [Mt 13,41-42], e che pronunzierà la condanna: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!” [Mt 25,41].

TESI: I cattolici peccano gravemente di idolatria quando raffigurano Maria con una corona di dodici stelle e la luna ai suoi piedi, una tipica raffigurazione delle divinità femminili babilonesi.

RISPOSTA: E' strano che conoscitori così attenti della Sacra Scrittura possano affermare simili cose. I cattolici rappresentano in questa maniera Maria non per simulare una dèa pagana, bensì perché così ce ne dà visione l'apostolo Giovanni nell'Apocalisse: "Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle" [Ap 12:1]. Questa donna è certamente Maria, perché è incinta di un figlio maschio e re del cosmo, che ha il suo trono in Cielo [Ap 12:5], ma è anche simbolo della Chiesa, tormentata da Satana il dragone.


Gaetano Masciullo

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